Creare ponti e relazioni tra pratiche artigianali e culture diverse: il progetto Intercultural Craft
La complessità del tempo che abitiamo richiede una riflessione attenta sui pesanti sconvolgimenti globali contemporanei e sul ruolo (o sarebbe meglio parlare di responsabilità) ricoperto dal design che si occupa di sostenibilità. La propagazione di pratiche individualiste, la proliferazione dei disastri ecologici, la minaccia dei recenti scenari di guerra e la mancanza di cura verso l’Altro e l’Altrove, insieme alle crescenti disuguaglianze sociali, hanno mutato, e continuano a trasformare, i sistemi socio-ecologici che abitiamo.
In quest’ottica, assumono un’importanza chiara il senso di comunità e il tema delle relazioni eco-sociali come punti cardine per il designer che entra in contatto con il territorio, inteso come vero e proprio intorno umano sociale, e che si pone in ascolto rispetto alle problematiche che i flussi contemporanei provocano nei luoghi. Secondo Bonomi (2018), bisogna ripartire dai territori, da sempre scenario del conflitto flussi-luoghi. I flussi sono importanti in quanto sconvolgono e ridisegnano gli equilibri locali, impattano nei luoghi e cambiano il carattere del territorio. L’economia circolare è un flusso, o meglio un sistema di flussi. Così come la digitalizzazione, la crescente attenzione a costituire “comunità leggere” quali forme sociali in un mondo fluido (Manzini, 2018) e le migrazioni di esseri umani e altre specie sono anche questi dei flussi che connotano i territori (Bonomi, Pugliese, 2018).
Analizzando in maniera più approfondita il contesto in merito al tema delle migrazioni, con il costante arrivo di migranti, rifugiati e richiedenti asilo in Europa, l'attenzione si è spostata verso la loro effettiva inclusione socio-professionale nelle società ospitanti. Questo passaggio cruciale deve necessariamente tenere conto dell’importante contributo di conoscenze e competenze da loro portato nei territori di accoglienza - che si costituiscono come nuovi intorni eco-sociali -, contribuendo a colmare carenze specifiche del mercato del lavoro locale e creare nuove forme di comunità.
I flussi migratori sono un fenomeno che esiste da millenni e che ha sempre influenzato e trasformato i territori che ne sono stati interessati. La migrazione è causata da una combinazione di fattori economici, ambientali, politici e sociali che si manifestano nel paese di origine del migrante (fattori di spinta - push factor) o nel paese di destinazione (fattori di attrazione - pull factor). Secondo i rapporti annuali dell’European Migration Network, tra le priorità individuate dalla Commissione Europea sul tema dei flussi migratori vi sono quelle di promuovere l'inclusione dei migranti, attivando azioni di sensibilizzazione e cooperazione sociale direttamente a livello locale nei Paesi che li accolgono. Queste esperienze possono essere scalate e trasferite ad altri territori del tessuto europeo, con sempre particolare attenzione al contesto ospitante e ai paesi di origine dei flussi migratori.
Dopo la pandemia di Covid-19, le cose sono cambiate molto: chiusura delle frontiere, restrizioni di viaggio e necessità di introdurre misure sanitarie per cercare di contenere l’espandersi del virus. Gli effetti di questo impatto si sono riscontrati anche tra le realtà appartenenti al Terzo Settore, operanti nel campo dell'accoglienza e dell'assistenza ai migranti e alle persone svantaggiate in generale.
In Europa stiamo perdendo molte conoscenze artigianali perché manca un ricambio generazionale adeguato e necessario. Ciò comporta il rischio concreto di una rapida estinzione delle millenarie conoscenze tradizionali e delle tecniche artigianali che hanno segnato le nostre società e contribuito allo sviluppo culturale, economico e sociale dei paesi europei (Lotti, 2015).
Nel manifestarsi di questi nuovi intorni multiculturali, che faticano a divenire interculturali (Aime, 2004; Han, 2017; Agier, 2018), si inserisce il progetto di ricerca Intercultural Craft. A bridge between traditional knowings and cultures (acronimo INTERCRAFT), selezionato tra quelli meritevoli di finanziamento nell’ambito dei bandi di programmazione europea Erasmus + KA2 - Cooperation partnerships in vocational education and training (call 2022).
Il progetto INTERCRAFT - all’interno del quale il Laboratorio di Design per la Sostenibilità (DIDA UniFi) partecipa come partner strategico - mira a promuovere l’inclusione socio-professionale delle persone provenienti da contesti migratori - migranti, rifugiati, richiedenti
asilo - nel territorio locale che li ospita. Attraverso l’attivazione di uno scambio culturale e professionale tra giovani migranti, operatori sociali, designer e artigiani locali, l’intento è quello di creare un nuovo modello di valore condiviso - sociale, ecologico ed economico - tra gli attori coinvolti.
Il progetto prevede attività che rispondono alle esigenze di migranti e cittadini di paesi terzi (TCN) che desiderano valorizzare e accrescere le proprie competenze professionali acquisite nei paesi di origine, utilizzando metodi educativi innovativi per metterli in contatto con le professioni locali e aiutarli a trovare un inserimento lavorativo. Le attività previste dal progetto promuovono anche la valorizzazione e lo sviluppo delle capacità e delle competenze dei giovani migranti, grazie ad un approccio partecipativo e interculturale al patrimonio materiale e immateriale rappresentato dalle conoscenze tradizionali.
In quest’ottica, INTERCRAFT intende promuovere il dialogo interculturale attraverso lo scambio di saperi tradizionali e la pratica dell’operare insieme che è tipica del mondo artigianale. Un elemento di forza del progetto è stato anche il processo di costituzione del partenariato strategico su scala europea che coinvolge quattro paesi comunitari (Italia, Spagna, Grecia, Slovenia) e, nello specifico, tre imprese sociali che lavorano sulle tematiche dell’artigianato interculturale ed economia circolare, due università di design che hanno esperienze sulle tematiche affrontate e due cluster aventi funzione strategica ed esperienza nel settore artigianale.
Il progetto terminerà nel luglio 2025 ed attualmente le attività di ricerca si stanno concentrando nelle azioni pilota in Italia, Slovenia e Grecia dei moduli didattici del percorso formativo congiunto ideato (joint curriculum). Ciò che emerge da una prima analisi dei dati è che l’attivazione di percorsi formativi di artigianato interculturale e sociale capaci di valorizzare le abilità artigianali dei migranti e di favorire il dialogo critico con la tradizione artigianale locale sono dei dispositivi strategici, concretamente sostenibili e inclusivi. Tanto della sostenibilità eco-sociale passa infatti anche da qui, ovvero dalla valorizzazione delle conoscenze e competenze tradizionali dei territori e delle comunità locali e non e dall’attuazione di politiche di inclusione socio-professionale sostenibili nel tempo.
a cura di Margherita Vacca
Bibliografia
Agier, M. (2018). Lo straniero che viene. Milano: Raffaello Cortina editore.
Aime, M. (2004). Eccessi di culture. Torino: Einaudi.
Bonomi, A., Pugliese, F. (2018). Tessiture Sociali. La comunità, l’impresa, il mutualismo, la solidarietà. Milano: Egea.
Han, B.-C. (2017). L’espulsione dell’Altro. Milano: Nottetempo.
Lotti, G. (2012). Progettare con l’Altro. Necessità, opportunità. Pisa: Edizioni ETS.
Lotti, G. (2015). Design Interculturale. Progetti dal mare di mezzo. Firenze: DIDA press.
Manzini, E. (2015). Design when everybody designs. An introduction to Design for social innovation. Cambridge: The MIT press.