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Atrocità negli allevamenti in gabbia: fino a quando sarà legale nell’Ue?

Una video-inchiesta di Ciwf diffusa mentre partono le audizioni dei nuovi Commissari europei. Le associazioni animaliste: «Bruxelles tenga fede al suo impegno formale a presentare una proposta di legge per vietare simili sistemi»
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È atroce, ma è legale. Oppure, messa così: è legale, ma è atroce. Comunque la si metta, l’assenza di una adeguata legislazione a livello europeo sull’allevamento in gabbia produce quello che si vede nella nuova video-inchiesta realizzata da Compassion in World farming. 

Il filmato, girato in allevamenti italiani e polacchi e diffuso dal movimento End the Cage Age e in italiano da Ciwf Italia, è tanto breve quanto esaustivo: si vedono conigli costretti in gabbie talmente piccole da non permettergli neanche di allungare le zampe, ammassati insieme a esemplari morti da tempo e con le orecchie mezze mangiate, privati di qualunque cosa possa soddisfare il naturale bisogno di rosicchiare per tenere a bada i loro denti a crescita continua e quindi ridotti a masticare compulsivamente le grate metalliche. Ma è tutto lecito. E quindi consentito. E quindi praticato. Il motivo? Semplice. Nonostante un impegno vincolante assunto in sede europea a vietare l’utilizzo di simili gabbie, nessun passaggio formale è finora arrivato. Sistemi più rispettosi del benessere animale esistono e sono già usati in altre parti del mondo, ma il concetto di più spazio a disposizione mal si concilia con quello di allevamento intensivo. O, messa giù più semplice: più spazio per gli animali, meno chili di carne da vendere. E finché non ci saranno leggi che tutelino in modo adeguato il benessere animale, le aziende non hanno interesse a far diminuire i propri interessi.

Non è casuale il timing scelto da Ciwf e End the Cage Age per la pubblicazione della video-inchiesta sull’allevamento dei conigli: arriva infatti in contemporanea con l’avvio delle audizioni dei nuovi Commissari Ue, inclusi quelli che dovranno occuparsi del tema dell’allevamento in gabbia, che riguarda 300 milioni di animali nell’Ue. Conigli, ma anche bestie di più grandi dimensioni, come mucche o maiali. La Commissione europea, dicono le associazioni animaliste, «deve tener fede alla parola data e presentare il promesso divieto dell’utilizzo delle gabbie nell’allevamento»: «Anche negli allevamenti italiani gli investigatori hanno trovato conigli stipati in piccole gabbie sovraffollate, senza sufficiente spazio in altezza». Per di più, la pavimentazione delle gabbie è in rete metallica, il che provoca ferite alla cute, piaghe sulle zampe e lesioni ai garretti. 

In Italia nel 2023 sono stati macellati 14,5 milioni di conigli e quest’anno abbiamo già superato quota 10 milioni, la stragrande maggioranza dei quali proveniente da allevamenti intensivi in gabbia. «A causa del ritardo della Commissione europea nel vietare l’allevamento in gabbia e dell’assenza di leggi specie-specifiche che proteggano il benessere dei conigli allevati nell’Ue – denunciano le associazioni animaliste – queste riprese ritraggono condizioni di allevamento agghiaccianti, ma perfettamente legali. In Europa, ogni anno vengono macellati circa 77 milioni di conigli. Si stima che il 90% di essi sia allevato in gabbia, compresa la quasi totalità degli esemplari impiegati nella riproduzione. Nel 2021, in risposta all’Iniziativa dei cittadini europei End the Cage Age, che aveva raccolto con successo oltre 1,4 milioni di firme certificate, la Commissione Ue aveva assunto un chiaro impegno formale a presentare entro la fine del 2023 una proposta legislativa per vietare l’uso delle gabbie negli allevamenti europei. Tuttavia, l’esecutivo Ue non ha ancora tenuto fede al proprio proposito».

Tra l’altro, solo poche settimane fa, Ciwf ha lanciato un nuovo report che mostra come alcune delle maggiori aziende agro-alimentari europee stiano transitando con successo a sistemi senza gabbie, non solo nel caso dei conigli, già implementati da Paesi come l’Austria, il Belgio e i Paesi Bassi: «Una chiara dimostrazione della loro fattibilità». E del loro apprezzamento. È stato infatti anche appurato che la stragrande maggioranza dei cittadini in Europa – addirittura nove su dieci secondo un’indagine svolta in sede comunitaria – ritiene che gli animali non dovrebbero essere allevati in gabbie individuali. Al contempo, ricordano le associazioni, «dal Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura dell’UE è emerso un diffuso consenso nel settore agroalimentare secondo cui le gabbie devono essere eliminate gradualmente e la proposta di revisione della normativa sul benessere animale pubblicata al più tardi entro il 2026». La conclusione degli animalisti: «Questa video-inchiesta dimostra ancora una volta quanto sosteniamo da sempre, e cioè che non può esistere benessere animale in gabbia. Qui non si tratta di ‘mele marce’ del sistema, ma dello standard comune di ‘malessere animale’ che riguarda la quasi totalità degli allevamenti di conigli in Italia e nell’Ue. Alternative più rispettose sono possibili e già in uso in tutto il mondo. La Commissione europea deve fare la sua parte e tenere fede al suo impegno formale a presentare la proposta per vietare l’allevamento in gabbia per tutti gli animali allevati al più presto possibile».

Ora, mentre Bruxelles e Strasburgo portano avanti le pratiche per l’insediamento del nuovo organismo di governo europeo, Ciwf ha inviato una sintesi della propria inchiesta ai membri del Parlamento europeo e a funzionari della Commissione Ue. Servirà?

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.