Pattugliatori "Classe costellazioni": dall'antinquinamento marittimo al trasporto di migranti in Albania
I pattugliatori d'altura della classe “Costellazioni prima serie o Classe Cassiopea” sono unità della Marina Militare, varate nei tardi anni ottanta per l’allora ministero della Marina mercantile e la cui gestione venne affidata alla Forza armata, con principali compiti di pattugliamento generale, sorveglianza marittima e di vigilanza pesca.
Le quattro unità gemelle, appartenenti alla medesima classe (Nave Cassiopea, Nave Libra, Nave Spica, Nave Vega) sono figlie della legge n. 979 del 31 dicembre 1982, nota come “Legge sulla difesa del mare” e vennero equipaggiate anche con specifiche dotazioni per la lotta all'inquinamento marino da idrocarburi (petrolio, in quegli anni fenomeno assai rilevante).
Delle attività operative condotte da nave Libra, ricordiamo che il 19 giugno 2013 il tenente di vascello Catia Pellegrino assunse il comando dell’unità; per la prima volta nella storia delle Forze armate italiane una donna ha avuto il comando di una nave da guerra.
E così il nostro pattugliatore, partito da Lampedusa e diretto verso l'Albania, naviga per portare il primo gruppo di migranti nei centri allestiti sull’altra sponda dell’Adriatico, dove saranno sottoposti alle procedure cosiddette accelerate di frontiera; un’operazione sbandierata per mesi e che per ora si riduce ad appena sedici persone presenti a bordo: 10 bangladesi e 6 egiziani.
Nave Libra, unità lunga 80 con equipaggio composto di 60/80 unità, sta navigando, secondo fonti della Marina militare a circa 20 nodi ed è previsto arrivare tra martedì sera e mercoledì a Schengjin.
Il ministero dell’Interno ci assicura che le persone da trasferire, soccorse in mare, hanno già fatto un primo screening a bordo per verificare che abbiano i requisiti previsti dal protocollo: provenienza da Paesi sicuri, maschi, adulti, non vulnerabili. I migranti sulla nave risultano essere cittadini egiziani e bangladesi. Come sappiamo, compete al ministero dell'Interno curare l'intera operazione il cui avvio, avvenuto dopo mesi di ritardi, era stato annunciato nei giorni scorsi dal titolare di quel Dicastero che, asseritamente, vorrebbe garantire una “certa continuità” nelle partenze: insomma, sta pensando di istituire un servizio di linea, Lampedusa-Schengjin di sola andata per ora, per il ritorno ci penseremo dopo.
Ci piacerebbe sapere il costo del biglietto, coi costi del carburante marino attuale, trasportare 16 persone per oltre 1200 miglia non sembra poi tanto conveniente.
Sulla provenienza dei Paesi sicuri elencati dal ministero dell’Interno, osserviamo che non coincide con la Corte di Lussemburgo, che dei 22 Stati sicuri proposti dall’Italia ne ha riconosciuti appena 7: Bangladesh, Egitto, Camerun, Costa d’Avorio, Ghana, Colombia, perfino la Tunisia di Kais Saied con cui l’Italia ha un patto per i rimpatri. Nessuno di questi sarebbe più considerato dai giudici un Paese «sicuro», ergo i migranti che da qui riescono ad arrivare nella zona Sar italiana non potrebbero essere trasferiti nei centri allestiti in Albania. Ogni commento appare dunque del tutto superfluo.