Troppa acqua nel nord Italia, cresce il rischio idrogeologico mentre al centrosud avanza la siccità
La stagione della primavera meteorologica si è chiusa il 31 maggio, e i primi bilanci confermano che si è trattata della più piovosa per il nord Italia da decenni, coi livelli di falda generalmente ristabilizzati dalla passata siccità, tanto da essere in molti casi superiori alla norma: Milano, ad esempio, non ha mai visto così tanta pioggia da almeno 261 anni.
«In questa condizione è indispensabile essere consapevoli dell'aumento del rischio idrogeologico sull'Italia del nord – spiega Francesco Vincezi, presidente dell’associazione nazionale dei Consorzi di bonifica (Anbi) – L'imprevedibilità meteo, come testimonia la recente tragedia in Friuli Venezia Giulia, dovrebbe consigliare a chi di dovere ad un'immediata campagna comunicazionale di prevenzione civile. Nell'attesa di realizzare le necessarie infrastrutture di adattamento sui territori, l'evidente inadeguatezza della rete idraulica di fronte all'estremizzazione degli eventi atmosferici, non può che consigliare grande prudenza nel frequentare l'indubbia bellezza dei corpi idrici».
Il riferimento è ai tre giovani uccisi a Premariacco dalle acque del fiume Natisone, travolti da una piena improvvisa: proprio il 31 maggio scorso, il livello delle acque in alveo è cresciuto di 2 metri in sole 6 ore.
Come documenta il nuovo aggiornamento dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche, i grandi laghi del nord Italia, ad eccezione del Lario, sono vicini od oltre (lago Maggiore) il massimo riempimento. In Piemonte il mese di maggio ha visto cadere l'88% di pioggia in più rispetto alla media e la neve in quota è grandemente superiore alla media (+129%) con un surplus che sulle Alpi Cozie supera addirittura +300%. In Lombardia le riserve idriche regionali sono quasi il 44% in più della norma con +88% di neve al suolo, e anche il fiume Po, lungo tutta l'asta, continua ad avere portate nettamente superiori alla media ed in prossimità del delta, a Pontelagoscuro, raggiunge mc/s 3430, cioè il 90% in più della media mensile.
Tutto questo mentre al centrosud avanza invece la siccità, che colpisce già duro il Mezzogiorno. Nelle Marche, complice una primavera avara di piogge ed il mancato innevamento dell'Appennino durante l'inverno, i fiumi stanno subendo da diverse settimane una lenta e progressiva contrazione dei livelli idrometrici.
In Umbria è molto preoccupante la condizione del lago Trasimeno che, al pari degli bacini del Centro Italia, affronterà i mesi più caldi dell'anno in una condizione davvero critica ed un livello idrometrico, inferiore di cm. 82 alla media.
Una situazione di sofferenza idrica la stanno vivendo anche i territori del Lazio, col Tevere che ha una portata dimezzata rispetto alla media, non va meglio in Abruzzo, dove la neve in quota quest'anno è stata inferiore del 60% sulla media.
Infine il Mezzogiorno: sta affrontando una delle annate più secche del recente passato e le prospettive per i prossimi mesi, a causa delle temperature marine mai così calde come quest'anno, non sono affatto rosee con la piaga di devastanti incendi boschivi e riserve idriche stoccate insufficienti a garantire contemporaneamente la necessaria disponibilità per cittadinanza, flussi turistici e produzione agricola di qualità.
Basti osservare che in Sicilia, a inizio maggio, la disponibilità idrica nei bacini era scesa a 300,18 milioni di metri cubi, vale a dire il 30% della capacità complessiva. E pure in Sardegna mancano all'appello quasi 761 milioni di metri cubi d'acqua sulla capacità complessiva dei bacini.
«Stiamo lavorando alacremente per aumentare la resilienza dei territori per quanto di nostra competenza. Finalmente pare aumentare anche la sensibilità nelle scelte politiche; ora il problema più grande è accelerare gli iter procedurali nel rispetto delle leggi, perché 11 anni di media per realizzare un'opera pubblica è un tempo insostenibile di fronte all'incedere della crisi climatica, soprattutto sapendo che oltre metà di quel tempo è dovuto ad adempimenti burocratici», commenta il dg dell’Anbi, Massimo Gargano.