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Crisi idrica in Sicilia: il centro-destra punta 100 milioni di euro sui dissalatori. Schifani: «Accolta mia richiesta per riattivarli con i poteri in deroga»

Ciminnisi (M5S): «Se dovevamo farci commissariare da Roma perché non farlo subito? Troppi gli aspetti da chiarire, il governo riferisca in commissione Ue»
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Al termine di un incontro al quale hanno partecipato il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci (ex presidente della Sicilia), il viceministro all'Ambiente Vannia Gava, il sottosegretario all'agricoltura Luigi D'Eramo, il sottosegretario al Dipe Alessandro Morelli e il commissario straordinario per l’emergenza idrica nazionale, Nicola Dell'Acqua. Il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, ha annunciato che «La riattivazione in Sicilia dei tre dissalatori potrà avvenire in tempi compatibili con l’emergenza idrica che sta coinvolgendo l’Isola. E questo grazie alla mia richiesta di poteri in deroga ribadita oggi durante la riunione della Cabina nazionale di regia per la crisi idrica, presieduta dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini».

Schifani ha aggiunto: «Sono contento che sia stata accolta la mia proposta, grazie alla quale avverrà il dimezzamento dei tempi di costruzione. Pur avendo già reperito le risorse finanziarie necessarie, 90 milioni nell’Accordo di coesione e 10 di fondi regionali con i quali faremo anche un dissalatore temporaneo a Porto Empedocle. C’era il rischio, infatti, di non potere realizzare gli impianti entro la prossima stagione a causa dei lunghi tempi richiesti dalle procedure ordinarie. In uno spirito di massima collaborazione istituzionale e nell’esclusivo interesse della popolazione, pertanto, ho suggerito che ad occuparsene sia il commissario Dell’Acqua, al quale la legge aveva assegnato pieni poteri di deroga e non limitati come quelli concessi a me da una semplice ordinanza del capo del dipartimento nazionale di Protezione civile. Voglio ringraziare il governo nazionale per l’attenzione dedicata al tema dell’emergenza idrica in Sicilia e per le risorse stanziate per adeguare, finalmente, la rete idrica siciliana. Opere fondamentali per il prossimo futuro, visto che a seguito dei cambiamenti climatici ormai irreversibili saremo costretti a fare sempre più spesso i conti con lunghi periodi di siccità».

Ma di fronte a tanta soddisfazione, la deputata del M5S all'Assemblea regionale siciliana del Movimento 5 Stelle Cristina Ciminnisi, della commissione Ambiente e vicepresidente della commissione Ue a Palazzo dei Normanni,  fa notare che «E’ surreale che il presidente della Regione dichiari che la riattivazione dei dissalatori in Sicilia, tramite dimezzamento delle procedure, avverrà in tempi compatibili con gestione dell'emergenza idrica. Schifani forse non si è accorto dell'incredibile ritardo della sua azione, che ha reso l'estate appena trascorsa una vera e propria tragedia per i siciliani. L'immagine simbolo dell'isola nell'estate 2024 resterà quelle delle autobotti in giro per l'isola per approvvigionare le case rimaste a secco e delle dighe che sversano a mare, impedendo la campagna irrigua degli agricoltori».

La Ciminnisi si chiede: «Se la soluzione fosse stata semplicemente quella di chiedere a Roma di gestire le procedure per i dissalatori di Gela, Trapani e Porto Empedocle, perché non lo ha fatto sin dall’inizio la scorsa primavera, quando si è iniziato a parlare della loro riattivazione?»

Per la deputata regionale del M5S  ci sono parecchi aspetti da chiarire sulla gestione commissariale romana della riattivazione dei tre dissalatori siciliani: «Stiamo parlando di 100 milioni di euro di fondi di sviluppo e coesione 2021 2027 e, a fronte di un investimento così cospicuo, ci aspettiamo che il Presidente venga a chiarire in Commissione Ue qual è il progetto che sarà oggetto dello snellimento delle procedure e, soprattutto, quale sarà la reale portata di risorse idriche aggiuntive prodotta dai tre dissalatori, quali saranno i costi di gestione, e quanto, la riattivazione di questi impianti, potrà realmente contribuire a soddisfare il fabbisogno idrico regionale. Altrimenti il rischio è che la montagna partorisca un topolino».

Redazione Greenreport

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