

Frane, trasporti, discariche: l’alluvione svela tutta la fragilità di un territorio. A distanza di una decina di giorni dall’alluvione che ha colpito la Toscana e il Mugello in particolare è lontana la conta dei danni. I sopralluoghi si susseguono e anche ieri, domenica, il presidente Giani era a Marradi, uno dei centri più colpiti, per fare il punto con gli amministratori. La Regione ha convocato i sindaci per mercoledì 26 proprio per avere il quadro completo della situazione.
Ci sono ancora strade interrotte, frazioni isolate, a Vaglia anche la stazione dei Carabinieri è stata sgombrata. È la viabilità in questo momento la preoccupazione principale perché, anche se l’allerta dello scorso fine settimana non ha fatto registrare nuovi danni, la montagna è ferita. Anche dove si circola, perfino sulla Faentina, unica strada di collegamento con Firenze, la montagna ha ceduto e in questo momento non c’è alcuna protezione che impedisca alla terra di invadere la strada. Basterebbe una pioggia più intensa per bloccare di nuovo tutto. La via Bolognese è interrotta all’altezza di Fontebuona e lo rimarrà per almeno due settimane per poi riaprire a traffico alternato.
I lavori da fare su queste e altre strade sono enormi, si tratta nella migliore delle ipotesi di arginare la montagna con le reti metalliche, un lavoro che richiederà mesi. Ma quando la strada non c’è più gli interventi dovranno essere molto più consistenti. La situazione è così grave che, in qualche caso, si è dovuto far ricorso alle viabilità a uso esclusivo dell’impresa che gestisce le gallerie dell’Alta Velocità per raggiungere famiglie isolate.
Cosa chiedono i sindaci? Che non si spenga la luce. C’è subito un problema di risorse, i sindaci hanno già fatto fronte con propri stanziamenti che saranno coperti dalla Regione ma, come ha ricordato Giani, «confido ancora nella promessa del Governo che in caso di emergenza nazionale darebbe di tasca sua le risorse ai comuni colpiti».
C’è poi la ferrovia Faentina che già in tempi normali si fermava per il rischio frane e che ora è interrotta in più punti tanto che la linea da Borgo San Lorenzo a Faenza è stata sospesa. Significa che gli abitanti dell’Alto Mugello non hanno né una strada in sicurezza né una ferrovia per raggiungere il capoluogo. Anche qui difficile immaginare tempi brevi, il problema non è la presenza di detriti sui binari ma la stabilità della rete stessa e della montagna che la sovrasta.
C’è poi la vicenda della discarica “fantasma” riportata alla luce dalla frana nel Comune di Palazzuolo. I rifiuti plastici sopravvissuti ai 54 anni di giacenza nel terreno hanno invaso il torrente Rovigo e si stanno diffondendo lungo tutto il tratto del fiume contaminando un paesaggio bellissimo che si riteneva al riparo da inquinamenti. È una storia questa dei rifiuti, che per un breve periodo Firenze spedì nell’Alto Mugello per superare una fase critica, che oggi sembra incredibile, eppure per anni si è fatto così: i rifiuti bastava nasconderli per pensare di aver risolto il problema.
Ora se ne dovrà far carico la Regione, con la bonifica del sito e la raccolta dei rifiuti disseminati (sembra occorreranno gli elicotteri per recuperarli) che hanno invaso anche il territorio romagnolo. «Questa – ha detto Giani – riferendosi alla situazione del Mugello, è una vera e propria emergenza nazionale». Giani assicura che i primi interventi di tamponamento sono già stati fatti ma che si vuole andare avanti, spronare le ferrovie a fare presto e puntare su nuove opere strutturali per migliorare i collegamenti. Altrimenti, dice Giani, «questa montagna si spopolerà». È quello che temono i sindaci, che questa la tendenza l’avvertono già.