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Nella nuova normalità della crisi climatica l'era dell’espansione edilizia è finita, spazio alla rivoluzione delle rinnovabili. Dopo l'ennesima alluvione in Toscana, l'unica pianificazione urbanistica efficace è quella dei territori spugna

 |  Editoriale

All’indomani dell’evento alluvionale del 14 marzo 2025, solo l’ultimo di una serie che sta costellando la storia meteoclimatica recente della nostra regione e del nostro Paese, possiamo condividere qualche riflessione più strutturata.

Innanzitutto, dobbiamo adattarci a questa “nuova normalità”. Nel dirlo non posso non rilevare la straordinaria qualità del nostro sistema di Protezione civile che, ancora una volta, ha evitato il peggio in fase di emergenza. A tutte le donne e a tutti gli uomini di quella catena di comando, va il nostro più sincero e riconoscente grazie.

La frequenza e la gravità sempre crescenti di questi eventi estremi ci consegnano, tuttavia, uno scenario in cui non possiamo più permetterci di agire solo durante e dopo una catastrofe. E, soprattutto, ci suggeriscono di non farlo con la stessa mentalità che ci ha condotto sulla soglia del baratro. Bisogna cambiare cioè radicalmente approccio. Delocalizzare e demolire impianti ed edifici costruiti in aree ad alta pericolosità idraulica – in questo senso – non è solo più conveniente e lungimirante del rialzare argini rigidi ma, a ben vedere, costituisce il primo passo per quella prospettiva dei territori spugna, che sola può restituire speranza ed efficacia alla disciplina della pianificazione urbanistica. L’era dell’espansione edilizia è finita. Ora dobbiamo “ripristinare” natura, ovunque possibile. Rammendando gli strappi, lenendo le ferite, evitando tassativamente nuovi sperperi di suolo.

Per guardare al lungo periodo (ai “tempi geologici” e non solo a quelli storici, per dirla con Enzo Tiezzi), occorre, infine, abbandonare immediatamente il sistema fondato sulle fonti energetiche fossili. Che è poi la causa ultima e dimostrata della crisi climatica in corso. Abbracciare quindi il modello decentrato, democratico, capillare, che comporta la rivoluzione delle fonti rinnovabili non potrà dare risultati nell’immediato, ma è l’unica opzione moralmente accettabile se vogliamo davvero consegnare alle future generazioni una Terra e una vita degne di essere vissute.

Fausto Ferruzza

Fausto Ferruzza nasce e studia a Firenze da genitori siciliani. È architetto di formazione. Ecologista militante precoce, è esperto di analisi dei contesti territoriali e autore di numerosi articoli sulle più importanti questioni ambientali della nostra regione e del nostro Paese. Presidente in carica di Legambiente Toscana, è anche al secondo mandato come consigliere nella Segreteria Nazionale di Legambiente (con delega al paesaggio). Ama il cinema d’autore, la fotografia e la letteratura.