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Rifiuti, i Comuni stanno negoziando i corrispettivi dell’Accordo Anci-Conai: fate bene i conti. Il contributo per le raccolte differenziate è pari a 700 mln di euro, ma per coprire davvero i costi di gestione imballaggi dovrebbe essere oltre il doppio

 |  Editoriale

Da ormai molti anni è in vigore in Italia (sulla base di una direttiva europea) il cosiddetto “principio di responsabilità estesa del produttore” (Epr). In poche parole significa che il costo di gestione di alcuni rifiuti (come gli imballaggi) dovrebbe essere sostenuto dai produttori e utilizzatori di questi prodotti, e non più coperto da tassa o tariffa rifiuti. Principio sacrosanto che avrebbe dovuto produrre negli ultimi anni una certa riduzione di Tari e Tarif, che in realtà non si è vista. Vediamo perché.

In Italia per “mettere in pratica” nel settore degli imballaggi tale principio si sono costituiti i “consorzi di filiera” coordinati da un superconsorzio, il Conai, che stipula con i Comuni un accordo pluriennale (Accordo Anci-Conai) dove si definisce il corrispettivo che Conai versa ai Comuni (o ai gestori da essi delegati) a copertura dei costi di gestione, a fronte di un servizio che resta nelle mani dei Comuni. Questo corrispettivo viene sottratto ai costi in sede di piano finanziario dei Comuni (da alcuni anni solo in parte, perché c’è il fattore di sharing introdotto da Arera) e quindi non grava sulla tariffa.

Alcuni giorni fa Anci e Conai hanno presentato il loro rapporto sui dati 2023, in cui si dichiara:

  1. Che i rifiuti da imballaggio raccolti nel circuito dei rifiuti urbani sono stati 5,6 milioni di tonnellate (93 kg ad abitante in media)
  2. Che il contributo erogato da Conai ai Comuni/gestori, è stato di circa 700 milioni di euro (11,76 euro ad abitante).

La nuova direttiva rifiuti e il suo recepimento in Italia prescrive che i sistemi di responsabilità estesa del produttore debbano coprire almeno l’80% dei costi di gestione di questi flussi. In Italia è così? Facciamo qualche conto.

La raccolta differenziata complessiva in Italia nel 2023 (fonte: rapporto Rifiuti urbani Ispra 2024) ha riguardato 19,5 milioni di tonnellate di materiali di cui 5,6 milioni sono rifiuti da imballaggi conferiti a Conai (fonte: osservatorio Anci Conai). Gli imballaggi conferiti a Conai sembrano pesare circa per il 29% in peso sul totale dei rifiuti totali raccolti in forma differenziata (in volume sarebbe di più).

Il costo delle raccolte differenziate e delle attività di valorizzazione sempre nel 2023 in Italia vale circa (sempre fonte rapporto Ispra) 4,5 miliardi di euro, come costi diretti, cui vanno aggiunte le quote di costi comuni e costi di capitale attribuibili a questo servizio. Un calcolo che rimane lo stesso sia se si utilizzano i costi ad abitante che i costi al kg, forniti da Ispra.

Rapportato al valore in peso (non in volume) degli imballaggi, il costo del recupero degli imballaggi è pari a 1,3 miliardi di euro, che diventano 2,1 se si aggiungono proquota i costi comuni e di capitale. Il contributo Conai di 700 milioni di euro quindi coprirebbe solo un terzo del costo totale.

Costi RD imballaggi

1.305.725.787

Costi comuni ripartiti

450.089.405

Costi di capitale ripartiti

375.214.719

Totale

2.131.029.911

Contributo Conai

700.000.000

Incidenza %

33%

Certo fatto così è un calcolo rozzo, che considera il costo medio di gestione dei rifiuti da imballaggio pari alla media dei costi di gestione di tutte le raccolte differenziate, rapportato al quantitativo raccolto. Già Arera in un suo documento di analisi di alcuni anni fa aveva sottolineato che Il contributo Conai copriva tra il 54% e il 90% dei costi a seconda della metodologia di calcolo che si seguiva, e che la strada era lunga per una copertura generalizzata del 100% dei costi. In effetti il calcolo non è facile.

Da un lato si potrebbe eccepire che i costi riportati da Ispra non siano costi efficienti, come chiede Conai, e questo è vero. Proviamo a fare un “aggiustamento” del 5-10%. Il divario resta sempre alto.

Al tempo stesso un’applicazione logica del principio di responsabilità estesa del produttore dovrebbe prevedere a carico di produttori e utilizzatori la copertura di tutti i costi di gestione degli imballaggi, non solo del costo delle raccolte differenziate. Molti imballaggi immessi sul mercato e che diventano rifiuti finiscono nell’indifferenziato, con il suo relativo costo: è verosimile pensare che 1,5-1,8 milioni di tonnellate di imballaggi siano presenti ancora nei rifiuti indifferenziati.

Un altro elemento complica il calcolo. I costi riportati da Ispra riferiti alle raccolte differenziate sono in parte al netto e in parte al lordo del contributo Conai, e questo potrebbe fare pesare il calcolo in modo diverso ma in entrambe le direzioni: una copertura più bassa o più alta del contributo Conai sul totale dei costi.

Infine, forse data la natura degli imballaggi (spesso voluminosi) andrebbe introdotto un correttivo volumetrico ai calcoli fatti sul solo peso dei materiali. Ma fatte tutte queste precisazioni resta un fatto indiscutibile.

La gestione dei rifiuti urbani costa ogni anno in Italia 11,6 miliardi di euro. Gli imballaggi rappresentano circa un terzo in peso e circa la metà in volume del totale dei rifiuti urbani. 700 milioni anno di contributo Conai rappresentano il 6% del totale dei costi. Qualcosa non torna.

Se il contributo Conai si attestasse su 2-2,5 miliardi di euro, la Tari si ridurrebbe dagli attuali 11 miliardi di euro a 9,5-10 una riduzione del 20-25%. Un valore di questo tipo di certo produrrebbe un aumento del Cac (il contributo che i Consorzi chiedono alle aziende associate per coprire i costi di gestione dei rifiuti), ma il Cac italiano è fra i più bassi in Europa. L’aumento si ribalterebbe (per cifre molto piccole) sul prezzo dei prodotti, anche questo è vero, ma il consumatore così forse sarebbe più invogliato a comprare prodotti con packaging meno costoso.

I Comuni stanno in questi giorni negoziando con Conai i nuovi corrispettivi per i prossimi anni. Sono chiamati a negoziare bene, nell’interesse dei cittadini. 700 milioni di euro sono tanti se confrontati allo zero di alcuni anni fa, ma sono pochi se il dovuto sono 2-2,5 miliardi. Fate bene i conti!

Andrea Sbandati

Andrea Sbandati è senior advisor di Confservizi Cispel Toscana (l’Associazione regionale delle imprese di servizio pubblico), dopo esserne stato Direttore fino a novembre 2024. È esperto senior nella regolazione economica della gestione dei rifiuti urbani e dei servizi idrici (sistemi tariffari, piani industriali, benchmark), come nella organizzazione dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, trasporti, energia, altro). Ricercatore senior nel campo della gestione dei rifiuti e dell'acqua, docente in Master di specializzazione nella regolazione economica dei servizi ambientali locali (Sant'Anna, Turin school of regulation). Da venti anni coordinatore ed esperto di progetti di assistenza tecnica e cooperazione internazionale nei servizi pubblici locali (Medio Oriente, Africa, Sud America).