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Quanto costa un chilo di sabbia per difendersi dalle alluvioni?

 |  Editoriale

I dati resi noti dal Consorzio Lamma relativamente alle precipitazioni che hanno colpito la Toscana nella giornata di venerdì 14 marzo dimostrano chiaramente l’anomala intensità di queste, ma anche il fatto che si concentrano in poco tempo e sulle stesse zone.

«Nell'ultimo evento – sottolinea il Lamma – sono caduti quantitativi di pioggia localmente eccezionali sulle province di Livorno, Pisa e Firenze, con cumulati sulle 24 ore che in alcune località sono stati prossimi a quelli registrati durante la grande alluvione del 1966». Se a Firenze la quantità di pioggia caduta in un giorno è stata pari a quella attesa in un mese, in vaste aree del Mugello è stato anche peggio. A Vaglia, per esempio, i 252 mm in 72 ore corrispondono alla quantità di pioggia che dovrebbe cadere in tutta la primavera.

Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, e se Firenze e Pisa tirano un sospiro di sollievo grazie alle grandi opere realizzate nel corso degli anni, Bilancino e lo Scolmatore d’Arno tra queste, il resto dell’area metropolitana conta i danni. A oggi risultano ancor isolate frazioni di montagna nel Mugello dove le strade si sono letteralmente accartocciate, quella per Casaglia sembra un lungo serpente in movimento. «Al momento non è possibile raggiungere il paese dalla Romagna e dalla Toscana – scrive l’assessora al Comune di Marradi, Maria Cristina Carratù –, l’accesso è consentito solo ai residenti. Vi preghiamo di non tentare di arrivare a Casaglia per ora. Lasciamo spazio a chi sta lavorando per ripristinare i collegamenti. Speriamo di potervi riaccogliere presto».

E come i cittadini di Marradi in tanti, mentre spalano fango, si chiedono come ripartire. Se lo chiedono le piccole attività commerciali, alcune alluvionate tre volte in poco più di un anno, e se lo chiedono gli abitanti di quei centri più volte colpiti dalle alluvioni. Perché ora e anche domani l’emergenza è qui, nei piccoli centri, nei paesi, e non arriva necessariamente dai grandi fiumi o da quei corsi d’acqua che comunque sono stati oggetto negli anni di opere di contenimento; il rischio viene dall’infinità di corsi d’acqua di cui a volte non sapevamo nemmeno l’esistenza. Sono quelli che scorrono sotto le nostre strade, a volte sotto le nostre case. Tombati, imprigionati quasi a volerli nascondere ai nostri occhi. Colpisce il torrente Rimaggio a Sesto Fiorentino che attraversa la piazza del mercato, la divide in due e poi dovrebbe sparire sotto un angusto piccolo ponte. Non è più possibile e quello che ora sappiamo è che dobbiamo convivere da subito con tutto questo. Con un sistema fognario che non regge all’impeto di queste precipitazioni, per cui quando non sono i fiumi e nemmeno i rigagnoli a esondare, ci pensano le fogne a entrare nelle case.

Davanti a tutto questo c’è la necessità di un gigantesco piano di cura del territorio che accanto alle grandi opere pensi a un’infinità di piccoli interventi per mettere in sicurezza le popolazioni. In montagna prima di tutto, perché è lì che nascono i corsi d’acqua, piccoli o grandi che siano. Ma poi c’è una pratica di adattamento che va estesa a tutti i livelli. Ora sappiamo che è successo e succederà ancora: convivere con questo significa pensare a come ognuno possa proteggersi da eventi che non possono essere considerati eccezionali. Lo fanno da secoli popolazioni abituate a convivere con gli allagamenti, dagli olandesi ai veneziani. È “la cassetta degli attrezzi”, di cui parlava Mauro Grassi su queste pagine qualche giorno fa, che deve comprendere la conoscenza, le esercitazioni ma anche qualche strumento pratico di difesa.

A seguito di ogni alluvione si moltiplicano gli annunci on line per la vendita di sacchi di sabbia a paratoie, e nei centri commerciali sono tra gli oggetti più reclamizzati. Un chilo di sabbia nell’edilizia costa pochi centesimi (35 euro al metro cubo), mentre la stessa sabbia messa in un sacchetto con la scritta “contro le esondazioni” supera i 2 euro al chilo. Una paratoia, un pezzo di alluminio di 60 centimetri per un metro e mezzo, arriva a costare 600 euro. È possibile pensare che un ente o un soggetto autorizzato organizzi una centrale di acquisto e metta a disposizione questi materiali almeno a chi ha già subito un’alluvione? Sono piccole cose ma venerdì pomeriggio quando l’acqua saliva e i sindaci chiedevano via social di stare a casa, era questa una delle domande più frequenti. Insieme ai grandi piani, ai convegni, alle scelte urbanistiche, è anche dalla capacità di dare piccole risposte che misura la capacità di rispondere a un bisogno.

Maurizio Izzo

Giornalista, responsabile comunicazione di una azienda che si occupa di produzioni video, organizzazione di eventi, multimedia. Ho prodotto numerosi documentari sulla cooperazione internazionale.