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La collaborazione istituzionale sulle energie rinnovabili paga: dalla geotermia toscana arrivano per l’Italia investimenti da 7,4 miliardi di euro e 2.900 nuovi posti di lavoro
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Con delibera 167 la Giunta toscana ha dato il via libera al Piano pluriennale degli investimenti presentato da Enel green power sulla geotermia, che è valso ieri il rinnovo ventennale delle concessioni minerarie che sottendono la coltivazione di questa fonte rinnovabile.
Il gestore delle centrali geotermoelettriche non ha commentato la notizia, mentre la Regione ha dichiarato che il Piano prevede «2,988 miliardi di euro di investimenti tecnologici e minerari in 20 anni, che comprendono anche tre nuove centrali geotermoelettriche, a Bagnore, Piancastagnaio e Monterotondo Marittimo. Di questi 3 miliardi 400 milioni sono per il territorio, frutto delle richieste degli amministratori, per ricadute di sostenibilità e sviluppo economico. Circa 30 milioni di euro all’anno per contributi sulla produzione energetica per legge ai 16 Comuni».
Ma da quanto appreso dalla nostra redazione le ricadute a livello nazionale del Piano d’investimenti sono ben più alte, arrivando a mobilitare 7,4 miliardi di euro in vent’anni. Oltre agli investimenti già annunciati per l’ammodernamento delle centrali esistenti e la realizzazione di tre nuovi impianti – Bagnore 5 da 40 MW, Pc6 da 20 MW e 5 ulteriori MW a Monterotondo Marittimo per probabile ciclo binario in base al fluido reperito, che aprirebbe dunque nuove prospettive tecnologiche per la geotermia toscana in caso di successo – c’è infatti molto altro.
Ovvero 4,4 miliardi di euro per costi di esercizio e manutenzione ordinaria, cui si sommano ulteriori introiti per i Comuni per le royalty che oggi valgono 30 mln di euro, ma che aumenteranno con l’entrata in esercizio delle nuove centrali. Il tutto arrivando appunto a quota 7,4 miliardi di euro in 20 anni.
Altrettanto ampie le ricadute ambientali e sociali: si prevede infatti l’adozione dei migliori standard ambientali e tecnologie, l’ampliamento dei teleriscaldamenti esistenti e la realizzazione di nuovi dove possibile, fino alle ricadute occupazionali dirette e per l’indotto. Complessivamente si parla di 1.300 nuove assunzioni in Toscana, che salgono a 2.900 a livello nazionale.
In definitiva, si tratta dunque di un caso più unico che raro in Italia, di buona collaborazione istituzionale tra tutti i livelli di Governo, che ha saputo valorizzare al massimo la trattativa con una partecipata pubblica come Enel per arrivare al miglior risultato possibile per il territorio: è stato infatti il Governo col decreto Energia ad affidare alla Regione la possibilità di prorogare fino a vent’anni le concessioni minerarie, ed è stata la Regione ad allargare il tavolo del confronto a tutte le parti in causa, a partire dai 16 Comuni geotermici direttamente coinvolti. Un tema su cui anche l’opinione pubblica ha avuto il suo peso, dato che oltre ai comitati Nimby negli ultimi anni è cresciuto il movimento popolare GeotermiaSì.
«La Toscana si conferma capofila in Europa su questa fonte energetica strategica, in un momento in cui l’attenzione dell’Unione europea è altissima sulle potenzialità della geotermia per la transizione energetica – commenta oggi Susanna Cenni, sindaca di Poggibonsi e presidente di Anci Toscana – Il piano di investimenti è un volano fondamentale per i nostri territori: garantirà crescita economica e sostenibilità ambientale, offrendo nuove opportunità per le comunità locali»
Uno degli elementi più qualificanti del percorso che ha portato all’approvazione del piano è stata proprio la scelta del presidente della Regione, Eugenio Giani, di coinvolgere direttamente i Comuni: «La presenza di due sindaci nel nucleo di valutazione del piano, in rappresentanza delle due aree geotermiche, è stata determinante per migliorare il piano stesso e per assicurare che gli investimenti rispondano alle esigenze reali dei territori – conclude nel merito Federico Balocchi, delegato Anci Toscana alla geotermia. È una scelta che valorizza il ruolo degli enti locali e crea le condizioni per una governance più efficace e partecipata».
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