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Overshoot day, l’Italia è tornata in deficit ecologico: già esaurite le risorse naturali del 2024

 |  Editoriale

Ieri è tornato l’Overshoot day per l’Italia, appena in ritardo rispetto all’appuntamento dell’anno scorso (15 maggio).

Il “giorno del superamento” ci avverte che, a da oggi e per il resto dell’anno saremo in debito col pianeta, erodendo il capitale naturale che sostiene il benessere della nostra società.

«L’Overshoot day ci ricorda l’urgenza di adottare azioni concrete per invertire la tendenza del consumo eccessivo delle risorse del nostro Paese», avverte Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del Wwf Italia.

L’arrivo dell’Overshoot day è calcolato ogni anno dal Global footprint network, confrontando impronta ecologica e biocapacità: la prima misura quanta terra biologicamente produttiva è richiesta da una data popolazione (quella italiana in questo caso) per supportare le proprie attività, mentre la biocapacità misura la produzione di risorse naturali effettivamente disponibile sul nostro pianeta.

Il risultato è che siamo in deficit ecologico, in altre parole spendiamo più delle risorse che abbiamo; oggi per soddisfare i consumi annui degli italiani sarebbero necessarie più di 4 Italie, mentre se tutti gli umani vivessero e consumassero come noi italiani, servirebbero le risorse di quasi 3 pianeti (2,6 per l’esattezza).

Ecco perché se tutta l’umanità consumasse come gli italiani, il 19 maggio 2024 avremmo “esaurito” tutte le risorse naturali del pianeta iniziando a consumare quelle “previste” per il 2025.

La buona notizia è che siamo ancora in tempo per riportare indietro le lancette dell’Overshoot day. L’impronta ecologica dell’Italia è determinata principalmente dai trasporti e dal consumo alimentare. Concentrarsi su questi due ambiti offrirebbe quindi le maggiori possibilità di invertire la rotta. «Investire in energie rinnovabili, adottare pratiche di produzione e consumo responsabili e promuovere la conservazione ambientale, sono alcune delle vie che possiamo intraprendere – continua Alessi – per ridurre la nostra impronta ecologica e garantire un futuro sostenibile alla nostra e alle future generazioni. Agire troppo lentamente e lasciare che il cambiamento climatico prenda il sopravvento, distruggerà buona parte delle capacità rigenerative del pianeta».

Ma attenzione a chi vuole rendere la lotta alla crisi climatica una prerogativa dei singoli cittadini. La minaccia in corso richiede una risposta collettiva, dunque politica. E non a caso il Global footprint network ha lanciato un allarme in vista delle elezioni europee, denunciando le marce indietro degli ultimi mesi e il fatto che «le politiche verdi vengono strumentalizzate per guadagni elettorali a breve termine e populismo».

«Le nostre società ed economie – sottolinea l’istituzione che misura l’Overshoot day – sono sostenute da ciò che la natura fornisce: cibo, acqua, fibre, legname, assorbimento del carbonio e terreno per costruire infrastrutture. E anche se l’Ue rappresenta meno del 6% della popolazione mondiale, utilizza più del 16% dell’intera biocapacità del nostro pianeta. Avremmo bisogno di 3 pianeti per soddisfare la nostra domanda se tutti sulla Terra vivessero come i residenti in Europa. Ciò non solo è insostenibile o irresponsabile, ma mette a rischio la prosperità a lungo termine dell’Ue».

Da qui l’appello in vista delle elezioni: «Lo sfruttamento eccessivo delle risorse porta alla violenza, alla povertà e alla cattiva governance, minacciando così anche la pace e la sicurezza globali. Con le imminenti elezioni europee – conclude il Global footprint netwlork – i decisori hanno l’importante opportunità e responsabilità di invertire la tendenza. Solo ponendo le tre crisi planetarie del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento al primo posto delle priorità politiche, l’Ue potrà esercitare la propria influenza e garantire la sopravvivenza del nostro pianeta».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.