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Una fiscalità più progressiva per finanziare politiche di contrasto alla crisi climatica. Ridurre le disuguaglianze facendo pagare mitigazione e adattamento all'1% più ricco: così l'Italia potrebbe guadagnare 26 miliardi di euro l’anno

 |  Editoriale

Il nuovo studio "Tackling the regressivity of the Italian tax system: An optimal taxation framework with heterogeneous returns to capital" spiegato per greenreport.it dai ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e del LMU di Monaco: Matteo Dalle Luche, Demetrio Guzzardi ed Elisa Palagi.

In un articolo per Il Mulino del 2023 discutiamo come la sfida della crisi climatica richieda ingenti risorse per implementare politiche di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, e che queste risorse possono essere reperite da un incremento della tassazione effettiva sui più ricchi che garantirebbe di restaurare un sistema fiscale progressivo. Come anche richiamato dall’articolo 53 della Costituzione, la progressività è principio cardine per tutte le imposte gravanti sui cittadini. Tuttavia, in Italia e in molte altre economie avanzate, il sistema fiscale risulta regressivo per i contribuenti più ricchi, esacerbando le già elevate e crescenti disuguaglianze presenti nel tessuto economico del nostro paese. Più nello specifico, come possiamo reperire le risorse necessarie a far fronte all'emergenza climatica, tenendo conto che questa ha un impatto maggiore sulle classi più deboli.

Grazie alle nuove stime della Banca d’Italia sulla distribuzione della ricchezza (Distributional Wealth Accounts, pubblicati a inizio 2024), nel nostro ultimo studio, mostriamo una fotografia della distribuzione del reddito in Italia che diventa estremamente rilevante nella riflessione sul finanziamento di interventi equi contro il cambiamento climatico. Innanzitutto, le fasce più ricche della popolazione sembrano beneficiare della possibilità di accumulare capitale più velocemente: tale fenomeno mostra una relazione crescente tra la consistenza del capitale privato e rendimento medio ottenuto su di esso. Inoltre, le disuguaglianze di reddito in Italia sono elevate, con il top 1% che si accaparra intorno al 12-13% del reddito totale, e con una concentrazione del reddito crescente a partire dalla crisi del 2008. Dal nostro studio emerge anche che l'esistente regressività fiscale per il top 7% della distribuzione del reddito è data dall'incidenza dei redditi da capitale (intesi come rendite finanziarie, affitti e altri rendimenti su investimenti) in tali fasce della popolazione. Più precisamente, venendo queste fonti di reddito tassate con aliquote flat inferiori a quelle sui redditi da lavoro, l'aliquota effettiva sul totale del reddito imponibile diminuisce laddove costituiscano la principale fonte reddituale, come nel caso dei più abbienti.

Utilizzando un modello di tassazione ottimale, abbiamo calcolato il potenziale gettito fiscale che lo Stato potrebbe ottenere da varie ipotesi alternative di riforma della tassazione sul reddito in Italia, che tengano conto delle potenziali riduzioni del dichiarato di fronte ad un aumento delle aliquote applicate.

Politiche ottimali che contemplino maggiore progressività consentirebbero di incrementare il gettito complessivo tra il 5,4 e il 7,1%, anche tenendo conto della possibile riduzione della base imponibile dovuta al cambiamento nei comportamenti fiscali dei contribuenti, che comportano evasione e elusione. Tale effetto è robusto a livello macroeconomico nell'ipotesi di un sistema di tassazione unificato per i redditi da lavoro e da capitale, dell’introduzione di imposte differenziate su lavoro e redditi da capitale ed attraverso interventi mirati esclusivamente alla tassazione ottimale del reddito da capitale. L’aliquota ottimale media effettiva arriverebbe fino al 60% per il top 0,1%.

Infine, consideriamo anche una riforma organica della tassazione del capitale in Italia, attraverso l'implementazione di una tassazione del patrimonio. La ricchezza, infatti, è meno suscettibile di manipolazioni o sottodichiarazioni, grazie ai progressi nella tassazione dei flussi di ricchezza offshore e allo scambio automatico di informazioni tra le amministrazioni fiscali. A conferma di ciò, un’imposta minima mondiale sui più ricchi è stata proposta durante il G20 di Rio de Janeiro. Nel nostro articolo, mostriamo quindi che si possono ottenere gli stessi risultati in termini di gettito e riduzione delle disuguaglianze introducendo modeste aliquote patrimoniali al 7% più ricco degli italiani, variabili tra lo 0,2% su patrimoni netti superiori a 450 mila euro all’1,3% per quelli oltre i 15 milioni. Tali aliquote, va sottolineato, consentono di tenere l'incidenza dell'imposta ampiamente entro l'ammontare di ricchezza dei più abbienti detenuta in forme altamente liquide, in modo tale da non generare problemi nel pagamento delle stesse e consentendo allo Stato di raccogliere ingenti risorse immediatamente impiegabili. Applicando le aliquote effettive ottimali dell’1,3% solo sul top 1% della distribuzione del patrimonio (500 mila italiani che detengono almeno 2 milioni di euro) si otterrebbe un gettito addizionale di circa 26 miliardi di euro (poco più dell'1% del PIL). Concentrandosi sul top 0,1% (i 50 mila individui più ricchi, con patrimoni medi superiori ai 15 milioni di euro), si otterrebbero circa 12 miliardi, di cui 2 miliardi solo dai 49 miliardari residenti in Italia. Aumentando l’aliquota effettiva al 2%, come proposto dall’economista Zucman al G20, il gettito derivante dai miliardari salirebbe a 3,1 miliardi.

Una riforma della tassazione del capitale privato ha quindi grandi potenzialità di gettito per finanziare politiche eque di contrasto al cambiamento climatico. La volontà di mettere in campo misure di adattamento e mitigazione contro eventi climatici estremi, sempre più frequenti nella cronaca del nostro paese, nonché in favore di progetti di riconversione energetica sostenibile e di riduzione delle emissioni potrebbe disporre di ingenti risorse, laddove vi fosse la volontà politica. La regressività fiscale ai vertici è un fenomeno riscontrato anche in altri paesi UE, come in Francia e Paesi Bassi. Pertanto, la strategia per contrastare questa disarmonia del carico fiscale dovrebbe assumere una dimensione europea, mirando a finanziare la lotta contro il cambiamento climatico e a coordinare un'azione comune per raggiungere gli obiettivi comunitari. Le stime sul costo dell'attuazione di politiche di mitigazione e adattamento per il contrasto agli effetti del cambiamento climatico sono caratterizzate da grande incertezza: si stima un range di 35-200 miliardi aggiuntivi all'anno necessari per politiche di adattamento per tutta l'UE secondo l'European Environment Agency, oltre a 230 miliardi per politiche di mitigazione secondo l'IPCC Sixth Assessment Report. Tuttavia, la solidità del gettito fiscale derivante dalle riforme proposte in Italia dimostra il potenziale di un'armonizzazione tra la lotta alla regressività fiscale e l’azione contro gli impatti, già in parte irreversibili, del cambiamento climatico.

Lo studio “Tackling the regressivity of the Italian tax system: An optimal taxation framework with heterogeneous returns to capital” è stato realizzato da Matteo Dalle Luche1, Demetrio Guzzardi2, Elisa Palagi2, Andrea Roventini2 e Alessandro Santoro3 

1 Center for Economic Studies (CES), LMU Munich, Germany

2 Institute of Economics and l’EMbeDS, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa, Italy

3 Department of Economics, Management and Statistics, University of Milano-Bicocca, Italy

Redazione Greenreport

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