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Regaliamoci biodiversità, non solo a Natale: il declino della natura ci costa tra 10 e 25 mila miliardi di dollari all’anno, mentre il ripristino vale 395 milioni di posti di lavoro

 |  Editoriale

L’Intergovernmental science-policy platform on biodiversity and ecosystem services (Ipbes), ovvero la piattaforma nata nel 2012 sotto il cappello dell’Onu per valutare lo stato della biodiversità e dei servizi eco-sistemici – con l’obiettivo di promuovere l’interfaccia tra scienza e politica – ha pubblicato due nuovi rapporti di valutazione: Nexus report e Transformative change report.

Entrambi sono stati approvati da scienziati, esperti e rappresentanti dei governi di 196 Paesi delle Nazioni Unite, Italia compresa, che partecipa ai lavori dell’Ipbes tramite il supporto tecnico messo in campo dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Questa partecipazione diretta è sicuramente positiva, in quanto i risultati dei due rapporti hanno ricadute dirette (anche) su nostro Paese.

In sintesi, spiega adesso proprio l’Ispra, occorre cambiare approccio alla perdita di biodiversità o «i costi stimati saranno tra 10 e 25 mila miliardi di dollari all'anno». Una cifra stratosferica, compresa tra circa il 10 e il 25% del Pil globale. Conservare o distruggere ecosistemi come foreste, suoli, torbiere e mangrovie ha infatti ricadute dirette in termini di servizi ecosistemici – acqua e aria pulite, suolo fertile e produzoine di cibo, sicurezza idrogeologica, materie prime – indispensabili alla prosperità umana e alla nostra stessa vita.

La buona notizia è che (almeno per il momento) invertire la rotta è ancora possibile, con benefici netti dal punto di vista ambientale quanto socioeconomico.

I rapporti Ipbes documentano infatti che fermare e invertire il declino della natura comporta investimenti aggiuntivi fino a mille mld di dollari l’anno, ovvero l’1% del Pil globale e dalle 10 alle 25 volte meno dei costi che dovremmo sopportare se il crollo della biodiversità invece proseguisse; ad oggi siamo ancora molto indietro su questo fronte, dato che gli investimenti si fermano a circa 200 mld di euro l’anno, ma non si tratta di un gap impossibile da chiudere.

«Agire immediatamente – sottolinea nel merito l’Ispra – può anche sbloccare enormi opportunità di business e innovazione attraverso approcci economici sostenibili, come l'economia positiva per la natura, l'economia ecologica. Secondo stime recenti, entro il 2030 potrebbero essere generate opportunità di business per un valore di oltre 10 mila miliardi di dollari e creati 395 milioni di posti di lavoro a livello globale».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.