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Con mesi di ritardo il ministero dell’Ambiente manda online due piattaforme web per Pniec e aree idonee, un bel regalo di Natale per Regioni chiamate a legiferare entro gennaio

 |  Editoriale

Bene ma non benissimo. Si potrebbe sinteticamente commentare così la notizia diffusa ieri dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. La notizia è questa: da ieri sono online una Piattaforma di monitoraggio del Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) e un altro strumento digitale riguardante il settore energetico, che il Mase chiama Pai: non si tratta né di un prodotto da sgranocchiare né del Piano di assetto idrogeologico, fondamentale strumento di prevenzione rispetto ai rischi da frane e alluvioni che da oltre 35 anni è conosciuto con questo acronimo da chiunque si occupi di tematiche riguardanti tra l’altro proprio il ministero dell’Ambiente. No, la Pai annunciata da Gilberto Pichetto Fratin è la Piattaforma aree idonee. E allora ecco perché la notizia è da salutare con plauso, ma fino a un certo punto. Questo strumento,disponibile all’interno dell’Area clienti Gse, secondo quanto sottolineato dallo stesso Mase, è stato progettato e realizzato «per permettere alle Regioni di individuare le aree idonee a ospitare impianti rinnovabili e a pianificare investimenti sul territorio». 

Bene, se non fosse che il decreto Aree idonee (nel frattempo in parte sospeso dal Consiglio di Stato in attesa di un pronunciamento da parte del Tar del Lazio fissato in agenda per il 5 febbraio 2025) è stato varato da Palazzo Chigi lo scorso luglio e che le Regioni da allora hanno avuto 180 giorni di tempo per approvare le proprie leggi con l’individuazione dei siti in cui è possibile realizzare nuovi impianti eolici e fotovoltaici. Insomma, a metà dicembre il Mase ha fornito alle Regioni uno strumento che sarebbe stato utile avere a disposizione sei mesi fa, non a ridosso della scadenza di inizio gennaio. Ma tant’è. Per non parlare, poi, della piattaforma di monitoraggio riguardante il Pniec, un piano da un lato già arretrato e decisamente insufficiente rispetto agli obiettivi che dovremmo raggiungere in fatto di transizione energetica e di adattamento e contrasto alla crisi climatica, e dall’altro totalmente fuori contesto con le sue velleità nucleari. 

Ma entrambe le questioni non sono in cima ai pensieri di «Gilberto Pichetto», come da un po’ di tempo compare nelle comunicazioni che escono dal Mase: «Il nostro percorso verso la decarbonizzazione e l’affermazione delle rinnovabili, che abbiamo delineato con il Pniec – dichiara nella nota il ministro – si arricchisce di due nuovi utili strumenti di trasparenza, monitoraggio e informazione. Mettiamo a sistema una grande mole di dati e conoscenze, che servirà alle pubbliche amministrazioni per calibrare le politiche energetiche, ma aiuterà anche l’accesso dei cittadini a informazioni su temi decisivi per lo sviluppo del Paese».

Quanto alla Pai, si è detto che è riservata a chi può entrare nell’area clienti del Gse: bisogna registrarsi e fornire codice fiscale e numero di telefono e altri dati personali oppure entrare con Spid, insomma non è proprio di immediata e facile consultazione da parte dei cittadini, come dichiarato dal ministro. Quanto alla Piattaforma di monitoraggio del Pniec (www.pniecmonitoraggio.it) si tratta di un sito che mostra l’avanzamento e l’eventuale raggiungimento degli obiettivi previsti dal Piano e i dati sull’efficacia delle politiche attuate, «garantendo informazione sulle ricadute economiche e sociali prodotte dall’azione del governo in tema di decarbonizzazione, efficienza e sicurezza energetica, mercato interno dell’energia, ricerca, innovazione e competitività». Sul sito sono presenti anche alcune informazioni messe a disposizione dagli enti che concorrono all’attuazione e al monitoraggio del Pniec. Ovvero, oltre allo stesso Mase e al Gse, che ha progettato e realizzato queste pagine web, che Ispra, Enea, Terna, Istat e Ricerca sul sistema energetico (Rse). «Il portale – informa il ministero dell’Ambiente – è in continuo aggiornamento ed è dunque supporto al decisore politico per valutare gli effetti delle misure e anche base di dati necessari alle rendicontazioni periodiche condotte dalle istituzioni comunitarie».

Obiettivo della Piattaforma aree idonee, come anticipato sopra, è invece quello di supportare le Regioni e anche le Province autonome nella gestione e nella pianificazione delle aree destinate all’installazione di impianti di energie rinnovabili. «Attraverso la condivisione di dati e informazioni in possesso di diversi attori sarà possibile per le Regioni e le Province autonome ottenere ulteriori elementi per identificare le aree idonee all’installazione di impianti a fonte rinnovabile. L’utilizzo di mappe interattive permette di ottenere informazioni dettagliate sulle aree di interesse individuando gli impianti a fonti rinnovabili, la caratterizzazione del territorio e dati geoclimatici». Peccato che in diverse Regioni (dalla Sardegna alla Toscana, dall’Abruzzo alla Puglia e altre) giunte e consigli regionali abbiano già o approvato i relativi testi di legge o avviato e anche già chiuso percorsi di consultazione pubblica e altri passaggi preliminari per varare la normativa definitiva. Certo, quante ancora non lo avessero fatto, hanno tempo tutte queste giornate di festività natalizie per consultare le pagine web messe a disposizione dal Ministero. Un bel regalo, effettivamente.

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.