Il cambiamento climatico è nel piatto, e nel portafoglio: il rapporto Ismea sull’agroalimentare lo segnala come decisivo nell’aumento dei costi
Nel consuento rapporto che Ismea fa sull’andamento del comparto agroalimentare italiano fa irruzione il tema del cambiamento climatico. Non che prima non se ne parlasse ma ora si legge chiaramente che ciò che in passato è stato vissuto come eccezionale è destinato a diventare “una condizione di incertezza permanente a cui bisogna abituarsi. Il riferimento è a un quadro generale molto complesso che ha visto e vede ancora conflitti, tensioni internazionali ma anche le catastrofi ambientali che hanno flagellato il territorio negli ultimi anni e soprattutto nel biennio 2023-2024. Le alluvioni in Emilia-Romagna, prima di tutto, il cuore della produzione agricola italiana soprattutto per la frutta, ma anche le gelate tardive e le estati eccessivamente siccitose.
Dal monitoraggio Ismea sulle perdite di produzione dovute a eventi avversi nel 2023 i danni sono stimabili attorno al miliardo e concentrati soprattutto nel nord Italia e in particolare in Emilia-Romagna
I comparti che nel 2023 sono stati più̀ colpiti da eventi climatici avversi di vario tipo sono stati frutta, foraggere e cereali: combinazione tra gelo e alluvione nel caso della frutta, siccità̀ per cereali e foraggere.
Anche nel primo semestre del 2024 una congiuntura meteoclimatica piuttosto sfavorevole ha causato danni alle produzioni agricole, con perdite riconducibili soprattutto a piogge abbondanti e alluvioni in alcune aree del Nord-Italia e siccità̀ nelle regioni del Sud Italia (Abruzzo, Basilicata, Molise, Puglia e Sicilia). Tutto questo si è tradotto in un aumento dei costi al consumo ma anche in una perdita di redditività per i produttori che adesso si vedono riconosciuti come utile 7 euro ogni 100 spesi dal consumatore finale per l’acquisto di prodotti agricoli freschi. La battaglia per un prezzo equo per chi produce è ancora lontana e il cambiamento climatico è un ulteriore avversario.