Piogge come tsunami sulla penisola iberica, è strage con oltre 70 morti accertati compresi bambini e lavoratori: dispersi e devastazioni mai viste dalle alluvioni del 1966. È mancata l’allerta
L’emergenza infinita del clima cambiato ha devastato anche la penisola iberica. Dopo aver colpito il nostro centro-nord, e in particolare il bolognese lasciando due vittime e danni incalcolabili, un catastrofico evento paragonabile a un tornado ha provocato una delle più impressionanti stragi con un terribile e angosciante bilancio finora di oltre 70 vittime – quelle accertate – tra la provincia di Valencia e quella orientale di Albacete e in particolare nella città di Letur. E diversi sono bambini.
L'onda ciclonica ha generato nubifragi di inaudita violenza per le precipitazioni più abbondanti degli ultimi 60 anni – tra 300 e 400 mm in meno di 24 ore – che ricordano le alluvioni tragiche nella stessa zona dell'11 settembre del 1966. L’Amet, il servizio meteo statale spagnolo, segnala che il possente fenomeno meteoclimatico ha superato per potenza distruttiva tutte le tempeste più catastrofiche, comprese quelle dell'ottobre 1982 e del novembre 1987.
In Spagna la causa dell’ultima strage la chiamano Dana, acronimo di Depresion Aislada en Niveles Altos, entrato nel vocabolario come il terrificante fenomeno meteo alimentato dal caldissimo Mediterraneo, che ha messo in ginocchio parte della penisola iberica. L’innesco, come per i nostri temporali rigeneranti a carattere esplosivo, sono le temperature superficiali molto elevate con una massa d'aria calda nord africana che, sorvolando il bacino del Mediterraneo sempre più caldo, si arricchiscono di masse di vapore acqueo che evaporano dal Mare Nostrum e, quando impattano contro sacche d'aria fredda sfociano in piogge torrenziali e temporali ciclonici ormai tra i più violenti. Le caratteristiche sono del tutto simili ai nostri eventi catastrofici degli ultimi giorni, che hanno scaricato soprattutto sull’Emilia Romagna l’energia del Mediterraneo.
Un mosaico di paesi e città iberiche, e di montagne e pianure sono state martellate da piogge battenti che hanno gonfiano anche ogni rio, torrente e fiume. In poche ore, dal cielo è piovuta l’acqua che può cadere in mesi o addirittura un anno come nel caso di Valencia, con portate dalla terrificante potenza esplosiva.
La fascia costiera spagnola, con la zona sud e orientale della penisola iberica, fa ora i conti con aree urbane allagate e irriconoscibili, dove si lanciano appelli a non mettersi in macchina e a salire e restare nei piani alti. Il capo del governo, Pedro Sánchez ha attivato il comitato di crisi alla Moncloa e mobilitato l'Unità militare di emergenza. L’area di Valencia in particolare è stata spazzata da oltre 300 mm di acqua caduta con violenza in meno di 4 ore, che hanno travolto con violentissime ondate la città. Ma sono migliaia le persone rimaste "intrappolate come topi" nei piani terra o nelle auto trascinate dall’acqua. Molte le aree isolate, con black out elettrici, abitazioni allagate con soccorsi a fatica, incidenti stradali che nella sola Andalusia sono stati più di 600, e metà dei quali nell’area di Malaga, dove sono caduti 176 litri di pioggia per metro quadrato, nella provincia di Almería e di Castiglia La Mancia.
Il fenomeno meteo poteva essere previsto? Sui social molti denunciano l’assenza di prevenzione, e in effetti tutti sono andati regolarmente al lavoro o circolavano per strada. La Comunidad Valenciana, per dire, ha ritardato l'allerta rossa di otto ore rispetto alla comunicazione lanciata dall’Aemet.
Giuseppe Grezzi, consigliere comunale italiano di Valencia e già assessore alla Mobilità nella città, ha spiegato all’agenzia Lapresse che «l'allerta c'era già da qualche giorno, ma la Regione non ha messo in atto le dovute misure eccezionali né misure preventive. Il messaggio che la protezione civile della Regione di Valencia invia sui telefoni ieri è arrivato tardissimo, solo verso le 20.15, quando era già tutto allagato e le persone erano già bloccate». E avrebbero anche soppresso la “Unidad Valenciana de Emergencias”.
Fatto sta che i lavoratori, nonostante un rischio grave e imminente, sono stati sorpresi rimanendo intrappolati nell’acqua e nel fango e nelle loro fabbriche, e tra le vittime si conteranno molti morti sul lavoro.