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Onu e Wwf danno una scossa ai Governi: «I nemici dell'umanità sono gli inattivisti climatici e coloro che non cercando di fermare la perdita di biodiversità»

 |  Editoriale

Mentre scriviamo è in corso in Colombia la Cop16 sulla biodiversità, mentre tra pochi giorni in Azerbaigian si alzerà il sipario sulla Cop29 dedicata alla crisi climatica: due appuntamenti dove gli Stati di tutto il mondo si riuniscono per tracciare (o meno) la rotta verso lo sviluppo sostenibile. Il primo passo è riconoscere quanto ancora resta da fare verso quest’obiettivo, nonostante i progressi messi in fila a partire dalla crescita vorticosa delle fonti rinnovabili e dal picco dei combustibili fossili atteso entro questo decennio.

Il rapporto appena pubblicato dalla Convezione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici (Unfccc) documenta che i piani nazionali per il clima (Ndc), se attuati, porterebbero a un taglio nelle emissioni di gas serra pari al 2,9% al 2030 rispetto al 2019, quando invece il calo dovrebbe arrivare al 43% per restare in linea con l'obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, e prevenire così conseguenze ambientali ed economiche catastrofiche.

Non va meglio sul fronte della biodiversità, dove l’obiettivo a medio termine è quello di arrivare al 2030 col 30% di aree marine e terresti del mondo protette. Quanto siamo distanti? Basti guardare al contesto italiano: ad oggi meno dell’1% delle aree marine è protetto in modo efficace, mentre la superficie terrestre protetta si ferma al 21,68%. Per raggiungere il target, in soli 5 anni il nostro Paese dovrebbe creare la metà delle aree protette terrestri che ha creato in oltre 100 anni. Allargando invece il quadro a livello internazionale, nel mondo – stimano Unep e Iucn – il 17,6% delle terre e delle acque interne e l'8,4% degli oceani e delle aree costiere sono all'interno di aree protette e conservate documentate.

Dati che sostanziano la richiesta del Wwf di una vera scossa, un cambiamento radicale nell'ambizione, nell'azione e nei finanziamenti per il clima, in modo da invertire decisamente la rotta in questo decennio critico.

«Gli elevati livelli di gas serra sono purtroppo solo uno dei tanti record climatici battuti nel 2023 – spiega Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed energia del Wwf Italia – La scorsa settimana il programma ambientale delle Nazioni Unite aveva fornito altri dati sconfortanti sull'inadeguatezza dell'azione sul clima, con le politiche climatiche attuali saremmo destinati a un riscaldamento globale di 3,1°C. Questo deve fungere da sirena  d'allarme per i decisori politici che si riuniranno tra due settimane in Azerbaijan, è necessaria una rapida virata, siamo arrivati a questo punto a forza di rinvii. L'aumento vertiginoso delle concentrazioni di anidride carbonica e metano, dovuto alle attività umane, porta a eventi meteorologici estremi più gravi, a rischi economici più elevati e impatti gravi e irreversibili sugli ecosistemi.

L'inazione alza la posta in gioco, non solo per il raggiungimento degli obiettivi climatici, ma anche per la salute, la sicurezza e il benessere delle persone ovunque nel mondo. Occorre rimuovere le cause, in primis l'uso dei combustibili fossili e la deforestazione. Senza un'azione immediata, non riusciremo a raggiungere l'obiettivo del 2030 di ridurre le emissioni di anidride carbonica di almeno il 43% a livello globale. I rapporti rilasciati in questi giorni dimostrano anche che esistono molte soluzioni fattibili ed efficaci dal punto di vista dei costi per colmare le lacune e i ritardi, e riportare i governi sulla strada dell'obiettivo di 1,5°C, per esempio le energie rinnovabili, e dobbiamo agire subito. Chi teorizza tempi lunghi e addirittura vuole ritardare la transizione, invece che accelerarla, o non conosce i rischi o fa il gioco di chi antepone interessi di pochi al futuro di tutti e tutte. Oggi i veri nemici dell'umanità sono gli inattivisti climatici e coloro che non cercando di fermare la perdita di biodiversità».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.