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Dal 1 gennaio polizze obbligatorie anti-catastrofe per le imprese. E le case? Non si toccano. Storia del tabù dell’allergia all’assicurazione, il paradosso italiano

 |  Editoriale

Consigliava già duemila anni fa il saggio Lucio Anneo Seneca: “Poiché la causa del nostro timore è l’ignoranza, non vale la pena di sapere, per non avere più paura? Quanto è meglio ricercare le cause, e dedicarsi completamente a questo con tutti se stessi! E non si potrebbe trovare alcun argomento più degno…”. Eppure la verità è davanti ai nostri occhi e fa parecchio male. Facciamo finta di non vedere l’accumulo di rischiosità e, passate le ore e i giorni delle grandi emozioni, scatta inesorabilmente la grande rimozione delle cause.

La Natura ci presenta il conto, ed è un conto salatissimo. Le scene degli effetti di alluvioni e siccità, di frane ed eruzioni, di terremoti e grandinate, di trombe d’aria e mareggiate e altri eventi devastatori lasciano senza fiato. E sono sempre più devastanti i cataclismi meteoclimatici prodotti dall’accelerazione del riscaldamento globale.

Potremmo fare un lungo racconto della spregiudicatezza con la quale sono stati urbanizzati senza difese e alla bell’e meglio terreni su faglie sismiche o caldere vulcaniche, pianure alluvionali o declivi franosi, su antiche paludi e persino dentro i fiumi, in luoghi dove l’orrore della catastrofe si è riprodotto più volte e con brutalità. Le violazioni reiterate delle leggi dello Stato e delle leggi della Natura sono nei rapporti annuali dell’Ispra che fanno emergere il più folle consumo di suolo del Continente, su suoli che dovevano essere lasciati in pace e dichiarati off limits. Potremmo raccontare molto anche della spinta autolesionista che diamo alle inondazioni o al crollo facile per la perdita di memoria delle cause degli eventi, perché si preferisce non sapere e fingere di non vedere.

L’inclinazione al fatalismo che evita ogni prevenzione ci ha portato quasi a triplicare il costruito in duemila e passa anni, fino al 1956 fermo ad appena il 2,8% sull’intero territorio nazionale, portandolo in sette decenni all’8,3% di oggi, con una bella quota di abusivismo sanato da ben 4 condoni edilizi, una sanatoria sconosciuta nel resto d’Europa.

È la verità che preferiamo non vedere e né sentire in questo ritorno sulla scena politica delle polizze assicurative contro i danni catastrofali. L’Italia ha bisogno di un bagno nella realtà e dell’assunzione di responsabilità. Smettiamola di promettere finte sicurezze che in molti luoghi non esistono, come dimostrano centinaia di case o capannoni industriali o supermercati travolti dalle piene perché costruite dove non dovevano essere costruite. E smettiamola di promettere l’arrivo di fondi pubblici e dei risarcimenti di Mamma-Stato a privati, perché non è così. Solo il totale scollamento dalla realtà può farlo ancora immaginare.

Oggi non paga più Pantalone! I governi, tutti i governi, ormai dai tempi del Fiscal compact del Governo Monti nel 2011 non garantiscono più fondi di bilancio per famiglie e imprese colpite da catastrofi se non per un 10% circa, e con ritardi clamorosi. Nell’Italia case history mondiale di rischi da non dormirci la notte, l’unica verità è che nessuno risarcirà mai gli alluvionati o i franati coprendo il rischio e i costi di devastazioni e ricostruzioni. Nel Paese molto sotto-assicurato che siamo, si continuano non solo a illudere gli italiani ma ad alimentare l’allergia alla sacrosanta copertura assicurativa contro i rischi naturali e meteoclimatici. Fanno a gara a liquidarla come “nuova odiosa tassa”. E tanti ne sono convinti e vengono ancora illusi del presunto diritto dei privati al risarcimento totale a carico dello Stato. Ma non c’è alcun obbligo di legge che impone allo Stato di coprire i danni a proprietà private. Solo le ricostruzioni post-terremoto restano a totale carico dello Stato, ma con tempistiche ultra-ventennali di realizzazione. E, tanto per dare delle cifre, lo Stato oggi impegna ben 53 miliardi di euro per ricostruire dopo i crolli dei soli 3 peggiori disastri sismici degli ultimi 15 anni: L’Aquila 2009 per 17,4 miliardi, l’Emilia 2012 per 13 miliardi e il Centro Italia 2016-2017 per 23,5 miliardi.

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Con la Finanziaria 2024 per la prima volta dal 1 gennaio 2025 scatta l’obbligo per le imprese di assicurarsi

Con la legge Finanziaria 2024 sta per entrare, finalmente, nella storia del nostro Paese, dal primo gennaio 2025, almeno l’obbligo per tutte le imprese di assicurare per danni da catastrofi meteoclimatiche “terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali”. Non entrano nel “pacchetto” però le imprese agricole, nonostante perdite da alluvioni e siccità clamorose – e le ultime 9 gravi siccità dal Duemila costate 20 miliardi di risarcimenti e interventi in emergenza –, ma oggi le aziende agricole assicurate sono appena 74 mila, all’incirca il 10% del totale.

Quel che stupisce è l’opposizione a prescindere contro la polizza, a partire dal presidente di Confindustria Orsini che la paragona a una catastrofe in grado di provocare scenari di “desertificazione industriale di pezzi del territorio”. Ma davvero le imprese italiane che perdono tutto sotto i colpi di un sisma o di una alluvione delocalizzeranno per non pagare qualche centinaio di euro all’anno che almeno garantirebbero certezze di rimborsi celeri in caso di evento? Cna, Confartigianato e Casartigiani chiedono invece al governo di far rientrare nelle polizze anche fenomeni oggi fuori elenco come grandinate, trombe d’aria e mareggiate, e di “esentare i premi dall’imposizione fiscale del 22,25%”.

Ma resiste il tabù dell’assicurazione dell’abitazione. Mancano, infatti, dalla nuova normativa le case, che pure hanno avuto il loro momento di gloria, durato nemmeno 24 ore, dopo l’annuncio di polizze obbligatorie estese a tutte le case degli italiani contro i danni catastrofali, del ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, nel pieno del fango dell’ultima alluvione in Emilia Romagna. Dava per certo che: “Ci avvieremo, gradualmente, verso l’obbligo di sottoscrivere una polizza contro rischi naturali. È finito il tempo in cui lo Stato poteva erogare risorse per tutti e per sempre”. Ma a finire è stato il tempo dell’annuncio, coperto dal coro dei No trasversale contro le odiate polizze considerate “una tassa occulta”. La scelta annunciata come già fatta si è immediatamente frantumata contro il muro alzato dalla Lega, è evaporata tra i distinguo di Forza Italia e dei Fratelli d'Italia, è stata sepolta anche dai No al “balzello sul mattone” dell’opposizione contro il governo “promoter delle assicurazioni”.

Insomma, tutti uniti contro la “tassa” ma tutti senza soluzioni per far fronte ai danni dei colpiti. E ormai, per il solo dissesto idrogeologico siamo a 4,5 miliardi di esborsi pubblici all’anno per far fronte alle emergenze, che salgono a 8 aggiungendo tutte le altre categorie di rischio.

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C’era una volta il “tavolo” tra Governo e assicuratori e proprietari a Palazzo Chigi

E qui scrivo per fatto personale. Perché nel 2014, a Palazzo Chigi, trovammo ancora “aperto” dall’anno 1997 un “tavolo” di concertazione tra tutti i soggetti interessati al tema polizze per danni catastrofali: assicuratori, associazioni di proprietari immobiliari, ministeri competenti, Anci, Regioni. Erano passati invano un bel po’ di anni e varie legislature, nel corso delle quali erano stati presentati progetti di legge per polizze obbligatorie da ogni sponda politica, ma sempre impallinati. La prima arrivò nel 1997, governo Ciampi, proponendola come estensione delle polizze incendio. Ci riprovò poi Berlusconi a inserire una norma nella legge finanziaria 2005 ma niente da fare, e da allora sono saltati altri tentativi, dalla proposta di legge presentata il 7 novembre 2013 – firmata dai deputati Sottanelli, Causin, Cimmino, Fauttilli, Fitzgerald Nissoli, Gigli, Matarrese, Rabino – per l’Istituzione del sistema nazionale per la copertura dei danni da calamità naturali” a quella presentata il 15 novembre del 2021 e archiviata con le firme dei deputati Ascari, Nappi, Serritella, Torto e Villani con titolo: “Per la disciplina dell'assicurazione degli edifici contro i danni derivanti da calamità naturali”.

In quel 2014 ce ne occupammo con Italiasicura, la struttura di missione per il contrasto al dissesto idrogeologico alla Presidenza del Consiglio. Intorno al grande tavolo “aperto” da 17 anni nella Sala Verde di Palazzo Chigi, avevo accanto Mauro Grassi direttore di Italiasicura, e il tema era lo stesso: “Introduzione di un sistema di copertura assicurativa per i danni da calamità naturale”. Svolgimento: nonostante la voglia di trovare una soluzione condivisa, i vari incontri – coordinati da Graziano Delrio allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio e dall’indimenticabile Lele Tiscar allora segretario generale di Palazzo Chigi con premier Matteo Renzi – nonostante mille mediazioni non la trovarono, e la “tavolatata” rimase aperta.

C’era la disponibilità dello Stato a farsi carico di una quota di risarcimenti post eventi come riassicuratore, a copertura del 50% dei danni. E c’era la richiesta avanzata dagli assicuratori dell’obbligatorietà delle polizze per abbassare i costi delle polizze per garantirsi un mercato “protetto” a fronte di rischi in aumento. Ma nel mezzo c’era il no secco delle associazioni dei proprietari di immobili che la considerano ancora oggi un “balzello sulla casa”, e le barricate politiche contro “la nuova tassa della disgrazia”. Sciogliemmo qualche nodo, e dal 2018 fu eliminata l’imposta fiscale sulle polizze introducendo la detrazione Irpef del 19%. Ma tutto rimase come era. E finora, qualsiasi tentativo, anche con polizze incentivate con sconti fiscali e l’esenzione di parte delle imposte e la detrazione fiscale dei premi corrisposti, è stato affossato.

Vedremo oggi cosa accadrà. Ma restiamo un caso anomalo nel mondo industrializzato. Tutti i Paesi avanzati hanno adottato o stanno adottando sistemi assicurativi pubblico-privato, con ripartizioni della spesa tra Stato e assicuratori in media intorno al 50% con coperture di polizze obbligatorie.tornado-2090803_1280.jpg

Italia anno zero. ultima per assicurazioni contro le catastrofi. Il quadro nazionale e internazionale

L’Ania, l’associazione delle compagnie assicuratrici italiane e il censimento dell’Istat 2020 indicano 35,6 milioni di unità abitative in Italia in 74,3 milioni di immobili. Il 52% sono coperte da polizze solo anti-incendio, e appena il 4,9% con estensioni per eventi calamitosi estremi nonostante l'esposizione al rischio del 75% delle abitazioni.

Le polizze oggi attive per il rischio terremoto sono appena 579 mila, per il rischio alluvione 275 mila e polizze per entrambi i rischi 496 mila. Solo nelle città di Trento, Firenze, Siena, Mantova e Brescia si raggiunge il 10%, ma la media in tutto il Nord crolla al 6,2%, al Centro-Sud la polizza si ferma sotto il 4%, e in Sicilia, Molise e Basilicata non supera l’1%.

Meno del 40% dell’edilizia produttiva con stabilimenti e macchinari è coperta da danni, soprattutto per alluvioni. E l’assenza così diffusa delle coperture assicurative è un inedito europeo e tra i Paese industriali. Il confronto è disarmante con il 63% dei beni privati assicurati in Germania, il 59% in Francia, oltre 50% in Olanda e Danimarca, come rileva la Banca centrale europea.  E mentre da noi si sottovalutano gli impatti di catastrofi e la fragilità dei territori e delle costruzioni, i giganti assicurativi e riassicurativi mondiali come Munich Re e Swiss Re calcolano per il prossimo futuro costi miliardari delle catastrofi. Se dal 1970 al 1990 risarcivano in media 5 miliardi di dollari l'anno, dal Duemila sono saliti a 97 miliardi di danni rilevati in media all’anno, con il botto dei 270 miliardi nel 2022 per risarcimenti in aree sempre più urbanizzate e per infrastrutture sempre più costose.

E se i big delle consulenze d'impresa come Deloitte, valutano danni crescenti da disastri naturali e meteoclimatici, in Italia le sole ultime 4 grandi catastrofi alluvionali in soli 2 anni – nel 2022 il 15 settembre nelle Marche e poi a Ischia il 26 novembre, nel 2023 in Romagna dal 1 maggio e nella Toscana centrale il 3 novembre, con due repliche in Toscana il 9 settembre scorso e il 17 settembre in Emilia Romagna – hanno provocato 47 morti, centinaia di feriti, decine di migliaia di sfollati, e danni complessivi per oltre 16 miliardi di euro. Un durissimo colpo anche per il portafoglio di famiglie e imprese.

Le polizze entrarono nell’Accordo sul clima siglato a Parigi il 12 dicembre 2015, e ratificato in Italia con la legge 4 novembre 2016 n. 204. L'articolo 8 invita tutti i Paesi, per ridurre al minimo perdite e danni, a dotarsi di “strumenti di assicurazione rischi, mutualizzazione dei rischi climatici e altre soluzioni assicurative”.

E quasi ovunque, eccetto che in Italia, sono in vigore sistemi di gestione del rischio con partnership tra assicurazioni private e, a vario titolo, con l’intervento dello Stato. In Francia vige un modello pubblico-privato con le assicurazioni contro l'incendio che includono automaticamente la copertura dei rischi catastrofali e lo Stato interviene come riassicuratore finale tramite la “Caisse centrale de réassurance”. Un sistema simile è attivo in Spagna con il “Consorcio de compensación de seguros” gestito dal ministero dell'Economia come riassicuratore con polizze assicurative standard. In Romania c’è l’obbligo di assicurarsi, e un partenariato Stato-privato interviene in caso di perdite straordinarie. In Germania le assicurazioni offrono polizze per coprire i danni, nel Regno Unito l'assicurazione della casa copre anche rischi da terremoti, alluvioni e tempeste coperto da partnership pubblico-privato, in Grecia dove l’assicurazione ha oggi una bassissima adesione sul modello Italia al 5% è stata prevista l'introduzione dell'assicurazione obbligatoria. Negli Stati Uniti a livello federale il “National flood insurance program” è il programma di assicurazioni contro le inondazioni e la “Federal emergency management agency” la impone per abitazioni e aziende in aree a rischio. Per il rischio sismico, dal 1996 la California earthquake authority offre coperture assicurative obbligatorie per tutti. In Canada c’è l'assicurazione contro alluvioni e terremoti. In Cile la penetrazione assicurativa di polizze per danni da terremoto sono integrate belle assicurazioni immobiliari. In Giappone si assicurano contro i terremoti come in Cina e Nuova Zelanda.

Le compagnie assicuratrici calcolano i premi della polizza sulla base di parametri dall’anno di costruzione dell’immobile alla distanza dai corsi d’acqua o da versanti in frana o di fragilità costruttive in aree sismiche. Tra le clausole si chiede all’assicurato di adottare misure per non aggravare l’esposizione al rischio e di regolarizzare eventuali abusi. E anche questa operazione-verità in Italia fa paura perché farebbe tornare a galla uno degli storici motivi del tabù italiano delle polizze: fare i conti con le rischiosità sulle quali lo Stato ha sempre chiuso e continua a chiudere gli occhi. Non è un caso se le proposte della “Carta d’identità dell’immobile” o del “Libretto di fabbricato” sono sempre respinte a grandissima maggioranza in Parlamento che spaccia la polizza come "tassa sulla disgrazia".

E a chi fa muro contro 150 euro all’anno in media per una polizza anti-catastrofe abitativa che “gli italiani non possono permettersi” andrebbe ricordato che siamo quel Paese con la spesa media annua per italiano di oltre 1.500 euro buttati in gratta e vinci, slot machine, lotto, superenalotto...

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Erasmo D'Angelis

Erasmo D’Angelis, giornalista - Rai Radio3, inviato de il Manifesto e direttore de l’Unità -, divulgatore ambientale e autore di libri, guide e reportage, tra i maggiori esperti di acque, infrastrutture idriche, protezione civile. Già Segretario Generale Autorità di bacino Italia Centrale, coordinatore per i governi Renzi e Gentiloni della Struttura di Missione “italiasicura” contro il dissesto idrogeologico, Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti del governo Letta, Presidente di Publiacqua e per due legislature consigliere regionale in Toscana. È Presidente della Fondazione Earth Water Agenda, tra i promotori di Earth Technology Expo e della candidatura dell’Italia al World Water Forum.