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Nel dibattito Harris contro Trump, sul clima non c’è partita: gli ambientalisti Usa puntano sulla candidata Dem

 |  Editoriale

L’attesissimo confronto televisivo tra Kamala Harris e Donald Trump, andato ieri in onda su Abc news in vista delle elezioni Usa in agenda a novembre, è stato un successo per la candidata democratica alla Casa bianca. Anche troppo, tant’è che lo staff dell’ex presidente al momento frena sulla possibilità di un bis.

Nonostante dai sondaggi pre-elettorali non stia ancora emergendo un candidato nettamente in vantaggio sull’altro, lasciando apertissimo il risultato finale della chiamata alle urne, nel confronto diretto Harris si è mostrata decisamente più lucida e brillante di Trump. Nettissima la differenza tra i due aspiranti presidenti sui temi climatici, tanto da rafforzare l’endorsement ambientalista verso Harris.

«L'ex presidente ha detto che il cambiamento climatico è una bufala, ma quello che sappiamo è che è molto reale», ha sottolineato Harris durante il dibattito, evidenziando l’atteggiamento negazionista di Trump e le conseguenze della crisi climatica sulla vita delle persone che hanno perso la propria causa a causa dei crescenti eventi meteo estremi. Oggi, dal 97% al 99,9% degli scienziati del clima concorda sul fatto che il cambiamento climatico è in atto e che l'attività umana ne è la causa principale.

Harris ha inoltre rivendicato il successo occupazionale di una strategia industriale volta a sostenere lo sviluppo di un’economia più verde: «Come vicepresidente – ha dichiarato Harris – sono orgogliosa che negli ultimi quattro anni abbiamo investito un trilione di dollari (1.000 miliardi, ndr) nell’economia delle energie pulite. Abbiamo creato oltre 800mila nuovi posti di lavoro manifatturieri».

In un delicato gioco d’equilibri verso le diverse sensibilità dei propri potenziali elettori, Harris ha però aggiunto che «abbiamo anche incrementato la produzione interna di gas a livelli storici», una rivendicazione negativa per la lotta alla crisi climatica, dato che anche il metano fossile rappresenta un combustibile fossile che alimenta il riscaldamento globale in corso.

Nonostante quest’incongruenza, la più ampia e influente associazione ambientalista statunitense – Sierra club, che si era già espressa in favore della candidata Dem – hanno commentato il dibattito schierandosi decisamente a favore di Harris nella corsa alla Casa bianca, reputando assai peggiore la possibilità di una vittoria da parte del «criminale condannato Donald Trump».

«La posta in gioco in questa elezione è stata in bella mostra stasera – commenta la direttrice politica nazionale di Sierra club, Sarah Burton – con un candidato che ha offerto una visione ambiziosa per un futuro di energia pulita e l'altro che ha sputato bugie incoerenti e teorie cospirative. Donald Trump è stato un disastro per il clima e per l'aria e l'acqua pulite e, se le sue  promesse alle aziende inquinanti in cambio di donazioni alla campagna sono un indizio, un secondo mandato sarebbe anche peggio. In questo momento critico per il nostro clima, non possiamo permetterci di lasciargli recuperare i progressi fatti dall'amministrazione Biden-Harris negli ultimi quattro anni per rimpinguare le tasche dei dirigenti dei combustibili fossili. Il contrasto tra questi due candidati non potrebbe essere più netto e il Sierra club continuerà a lavorare sodo per eleggere Kamala Harris, per proteggere e costruire su quei progressi e per costruire il futuro di energia pulita di cui abbiamo bisogno».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.