Skip to main content

Il mondo fuori di Senna. Tutti contro le Olimpiadi nel fiume della Ville Lumiére, ma per la prima volta almeno provano a ripulirlo. Lezioni da chi vive col motto di Cambronne: “W la Merde” dei nostri corsi d’acqua

 |  Editoriale

Quanti Nobel improvvisati danno lezioni di chimica, fisica, biologia e microbiologia, batteriologia, su stomaci e intestini, diarrea e vomito, sull’Escherichia coli e i suoi enterococchi intestinali e gli altri batteri fecali al seguito. Quanti sorridenti analisti dei parametri della qualità dell’acqua altrui che sgonfiano la Grandeur francese. Quanti scienziati della supercazzola emettono personali bollettini social sulla qualità microbiologica della Senna calcolando all’istante sole, pioggia, temperatura e flusso dell’acqua.

Noi italiani ci facciamo riconoscere e il primo che passa dall'irrisione dei Giochi fluviali sembra al top per titoli accademici, lauree specialistiche e dottorati di ricerca sulle acque fluviali e la loro biologia –  macrozoobenthos, diatomee, pesci ,– elementi chimico-fisici, idromorfologia. Ministri, sottosegretari, parlamentari, avventori da bar, tastieristi social, tutti da sette giorni in performance agonistica da tecnici campionatori e analisti da laboratorio che nemmeno l’enciclopedico Leonardo da Vinci, che pure ha vissuto 3 anni in terra di Francia nel castello di Amboise dei suoi 67 e avrebbe strabuzzato gli occhi e a pieno titolo sarebbe stato ingaggiato per il mega-investimento da 1,4 miliardi di euro per risanare la Senna come palcoscenico di Parigi 2024.

Ma la nuovo disciplina sportiva, lo show olimpico, è la tracimazione di bullismo con “vergogna”, “siete ridicoli”, “andate a picco nella Senna”, “avete fatto le macroniadi nella cacca”, “raccontate un fiume di balle”. Che fosse un sublime azzardo lo abbiamo raccontato, che era e resta una scelta nel segno della sostenibilità concreta che va oltre la chiacchiera è l’impresa da applaudire, che l’investimento per rendere balneabile tre anse protette nell’attraversamento parigino del grande fiume-cloaca resta l’obiettivo da medaglia d’oro, anche per la spesa faraonica infrastrutturale da 1,4 miliardi di euro investita da Stato ed enti locali. Insomma, l’operazione ambiziosa, audace, da grandeur di ripulire un fiume-fogna e modernizzare il più antico sistema fognario merita un applauso a scena aperta.

Detto questo, ai neo-Nobel in ingegneria idraulica e sistemi fognari, consigliamo di dare un occhio alle ridenti città italiane attraversate da fiumi senza un filo d’acqua pulita, che passano come rilevatori di inquinamenti, e andrebbero tutti intitolati al generale Pierre Cambronne. Spulciate l’elenco dei 2000 comuni e comunelli italici dove la parola “depuratore” risulta ancora sconosciuta. Consultate il sito del governo del Commissario unico per la depurazione per saperne di più sulle Senna di casa nostra e per scoprire l’enigma della “tassa del fiume inquinato”, che vede l’Economia sborsare ogni santo giorno 125.000 euro di sanzioni europee, che evidentemente interessano poco o punto, come i carichi di “merde” diventata status symbol dei nostri 7.644 corsi d’acqua con 1242 fiumi per oltre il 60% inquinati da scarichi che per legge sono tutti abusivi. Già, sversamenti illegali di fogne, pesticidi, insetticidi, erbicidi, fertilizzanti, altre sostanze chimiche e microplastiche. Solo il 43% di essi risultato alle Arpa in “buono” o “elevato stato ecologico”, il resto è molto ma molto sotto l’obiettivo di qualità. Il metabolismo dei corsi d’acqua potrebbe accendere polemiche. Ma preferiamo essere medaglie d’oro da velocisti e analisti sempre primi nell’individuare la minima traccia di coli nel brodo fluviale, i vibrioni di mare, i microbi da condutture fognarie a cielo aperto. Primi al mondno nel monitorare l’agonia delle nostre sacre acque dolci che affogano nel vomito casalingo, industriale e agricolo. Campioni olimpionici nel catalogare l’avvelenamento. Numeri uno nel tenercelo e nel custodirlo.

Come scriveva il grandissimo Stefano Benni, in fondo noi italiani viviamo nel Paese che segnala la merda con grande rapidità, ma poi se la tiene.

parigi_senna_olimpiadi_2.jpg

Erasmo D'Angelis

Erasmo D’Angelis, giornalista - Rai Radio3, inviato de il Manifesto e direttore de l’Unità -, divulgatore ambientale e autore di libri, guide e reportage, tra i maggiori esperti di acque, infrastrutture idriche, protezione civile. Già Segretario Generale Autorità di bacino Italia Centrale, coordinatore per i governi Renzi e Gentiloni della Struttura di Missione “italiasicura” contro il dissesto idrogeologico, Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti del governo Letta, Presidente di Publiacqua e per due legislature consigliere regionale in Toscana. È Presidente della Fondazione Earth Water Agenda, tra i promotori di Earth Technology Expo e della candidatura dell’Italia al World Water Forum.