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L’assalto delle rinnovabili al paesaggio? Una narrazione che ha poco a che fare con la realtà

 |  Editoriale

Qualche anno fa Chicco Testa, un amico con cui passiamo il tempo a litigare su Green deal e “transizione”, lui sempre in difesa dello status quo fossile con qualche spruzzata di nucleare qui e lì, inopinatamente, nella sua veste di presidente Assoambiente, decise di premiare me, vicepresidente del Kyoto club, con il premio Pimby (Please in my back yard) per una mia campagna che all’epoca conducevo sul fù Twitter sul #nimbycontrobiometano (mi sono stufato al 187esimo post… forse dovrei riprenderlo).

Oggi, per contrappasso, mi verrebbe voglia di regalargli una medaglia Nimby per il suo articolo su Greenreport a proposito dell’eolico in Maremma. Intendiamoci, non conosco il progetto e non sposo qualsiasi progetto di rinnovabili – che sia eolico o fotovoltaico – e quindi non entro nelle motivazioni sitospecifiche. Ciò che è divertente sono le argomentazioni di Chicco. A partire dall’odiata (da lui) “pianificazione”.

Chicco chiede che in Toscana si “pianifichi”, solo sulle rinnovabili immagino, dato che su qualsiasi altra cosa per lui e per il suo co-writer Stagnaro (famoso perché se gli parli di “politica industriale” mette mano alla pistola – lo dice lui eh), è bene che faccia la “mano invisibile” del mercato.

Poi le argomentazioni somigliano in maniera impressionante a quelli di tutti i comitati Nimby dell’orbe terracqueo: la vocazione turistica del territorio, l’agricoltura di qualità, la biodiversità. Chiamo a testimone un altro usuale collaboratore de Il Foglio quale Jacopo Giliberto (valente giornalista): non sono esattamente quelle che sedicenti ambientalisti agitano di fronte a qualsiasi proposta di impianto?

Il tutto è grave perché alimenta una narrazione – “l’assalto delle rinnovabili al territorio e al paesaggio” – che poco ha a che fare con la realtà ma che ha già fatto breccia in scelte politiche quali la moratoria in Sardegna, il divieto del fotovoltaico in agricoltura voluto da Coldiretti e dal Ministro Lollobrigida, l’occasione sprecata di un decreto Aree idonee che non idoneizza nulla. La verità è che gli impianti fotovoltaici in aree agricole occupano lo 0,13% della superficie agricola utilizzata (Sau). Quale assalto!

La semplice verità è che spazio per rinnovabili fatte bene nel nostro Paese ce n'è a iosa, come spiega la confindustriale Elettricità futura, che Chicco presenta come se fosse un pericoloso agente della rivoluzione. Ma Chicco conclude il suo articolo con un appello alle associazioni ambientaliste: non si deve preoccupare, perché a parte Legambiente, Greenpeace e Wwf, ne troverà a decine di comitati che come lui preferiscono che si difenda lo status quo e chissenefrega della crisi climatica! Dichiareremo l’emergenza per ogni siccità, pagheremo i danni per ogni alluvione, piangeremo (ipocritamente) le vittime… e poi via, a tutto gas (casomai ci aggiungiamo qualche Smr).

Francesco Ferrante

Francesco Ferrante è nato a Palermo il 23 marzo 1961 e vive a Roma da quasi sempre. Dal 1995 al dicembre del 2007 direttore generale di Legambiente; dal 2006 al 2013 Senatore del Partito Democratico in Commissione Ambiente. Tra i soci fondatori di Symbola – la Fondazione per la qualità italiane –, nel 2012 è stato tra i promotori e adesso è il vicepresidente del Coordinamento Free – Fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Dal 2009 è vicepresidente del Kyoto club, mentre dal 2019 è diventato socio, Senior partner e Direttore Public affairs dell’agenzia di comunicazione Eprcomunicazione. Nel corso degli anni, Ferrante ha inoltre svolto attività di docenza alle Università La Sapienza, LUISS, Tor Vergata e Cattolica.