È l’ora dei Piani regolatori regionali delle rinnovabili. La Toscana eviti consumi di territori di pregio
Secondo Elettricità Futura, la associazione confindustriale che organizza le compagnie elettriche comprese quelle che sviluppano rinnovabili, basterebbe all’incirca l’1% del territorio italiano per realizzare un numero di impianti eolici e fotovoltaici tali da garantire il 100% di elettricità prodotta con le rinnovabili. Una gran bella notizia! Peccato non sia vera. Se fosse vera non si capisce perché una gran parte dei progetti presentati insistono in aree assolutamente pregiate da diversi punti di vista: agricoltura di qualità, turismo, beni culturali, preesistenze archeologiche e notevole biodiversità.
Di esempi se ne possono fare tanti, praticamente in tutte le Regioni di Italia. Mi limito alla Toscana, la Regione italiana probabilmente più conosciuta al mondo e una fra le più importanti per ricchezza del paesaggio e dei beni culturali. In particolare la bassa Maremma, zona che conosco bene, anche perché, confesso il conflitto di interessi, la frequento regolarmente nel tempo libero.
L’ultimo progetto presentato che si aggiunge a diversi altri progetti sia eolici che fotovoltaici prevede 34 turbine di impatto superiore ai 200-250 metri nella zona di Pitigliano, Sorano, Onano e Manciano. Zone di meravigliose colline ricoperte di vigneti, olivi e boschi con presenze etrusche diffuse ovunque, con un agriturismo ogni chilometro. E una notevole, complessa biodiversità grazie alla bassa densità di popolazione e all’alta percentuale di territorio boschivo. Pitigliano poi è un gioiello assoluto, ma gli altri centri nei dintorni non sono da meno, e figurano regolarmente fra i più bei Borghi d’Italia. Non si capisce con quale coraggio si possa pensare di produrre cambiamenti irreversibili in quei paesaggi. Irreversibili perché, una volta ottenute le autorizzazioni, quei siti sono destinati a restare tali per decenni e decenni.
La Regione Toscana ha davanti a sé una responsabilità storica. Se non si opporrà con ogni strumento alla realizzazione di questi impianti consentirà trasformazioni perenni di un preziosissimo paesaggio storico. Fra l’altro già con i vincoli esistenti, idrogeologici, paesaggistici, archeologici, buona parte del territorio risulta vincolato e vietato a molte funzioni anche assai meno impattanti.
Ma il nuovo decreto “Aree idonee” dà alla Regione tutti gli strumenti per proteggere in maniera definitiva il suo territorio. Infatti, avvalendosi della facoltà consentita alle regioni dall’articolo 7 comma 3, la regione Toscana può dichiarare “aree non idonee” tutti i beni tutelati dal codice del paesaggio. Non solo quelli degli articoli 10 e 136 ma anche i beni paesaggistici tutelati ope legis dall’articolo 142 come ad esempio l’Appennino oltre i 1200 metri o le zone coperte dai boschi ecc., istituendo, altresì, una fascia di rispetto attorno ad essi fino a 7 chilometri.
Aggiungo che la ventosità di quei luoghi, mai sopra le 1500/2000 ore anno (in 1 anno ci sono 8700 ore) non è tale fa giustificare questo sacrificio e i progetti si reggono solo grazie alle tariffe garantite dallo Stato italiano. Stupisce poi il silenzio quasi assoluto delle maggiori associazioni ambientaliste italiane, che hanno fatto nel passato la guerra ad ogni progetto, fra cui una guerra frontale alla geotermia, assai meno impattante territorialmente e in grado di produrre molta più energia elettrica.