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Rinnovabili, oltre due anni e mezzo buttati: il decreto Aree idonee è in vigore ma demanda tutto alle Regioni

 |  Editoriale

Il decreto sulle Aree idonee a installare gli impianti necessari a produrre energia da fonti rinnovabili è in vigore da ieri, dopo la pubblicazione avvenuta in Gazzetta ufficiale, ma in pratica ancora niente è deciso.

«Constatiamo con amarezza che si demanda tutto alle regioni – osserva il Coordinamento Free, la più grande associazioni per le rinnovabili in Italia che mette insieme ambientalisti e imprese di settore – Di fatto, in base a quanto previsto nel decreto, ogni regione potrà stabilire i suoi criteri per l’individuazione delle aree idonee, con una conseguente probabile disomogeneità di approcci da regione a regione».

Non si tratta neanche di una novità: gli stessi problemi erano già stati messi in evidenza con chiarezza dalla posizione congiunta di Greenpeace, Legambiente e Wwf, ma nel frattempo non si è posto rimedio; medesime perplessità erano state già dichiarate anche da Elettricità futura, l’associazione confindustriale che rappresenta il 70% del mercato elettrico nazionale.

«È esattamente l’opposto di ciò che sarebbe stato logico attendersi dal decreto, il quale avrebbe dovuto indicare i criteri di riferimento in modo specifico per poi demandare alle regioni la sola mappatura territoriale – afferma oggi il presidente del Coordinamento Free, Attilio Piattelli – Ci chiediamo allora perché ci siano voluti ben 930 giorni (oltre due anni e mezzo) dalla pubblicazione della 199/2021 perché il decreto vedesse la luce visto che, per delegare tutto alle regioni, sarebbe stato sufficiente solo qualche giorno».

Preoccupa in particolare il probabile caos normativo che deriverà da tutto ciò cosa che avrà come risultato quello di disincentivare gli investitori, nazionali ed esteri, dall’investire nello sviluppo delle rinnovabili in Italia, perdendo così punti di Pil e posti di lavoro.

Duole quindi constatare che con il decreto Aree idonee, il Governo e i ministeri competenti pongono in essere azioni che non sono assolutamente in linea con il raggiungimento dell'obiettivo +80 GW di nuove rinnovabili al 2030 indicato nel decreto stesso (peraltro difforme da quello, inferiore, inserito dal Governo nel Pniec inviato a Bruxelles solo pochi giorni fa).

La decarbonizzazione, coi relativi risparmi in bolletta che le rinnovabili saprebbero portare, tarderà dunque ancora: all’Italia servono circa +12 GW l’anno fino al 2030 per raggiungere i target Ue, mentre continuando con questo ritmo al termine del 2024 l’Italia avrà aggiunto solo 7,2 GW.

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.