L’Autonomia differenziata appena approvata scricchiola già, cresce la mobilitazione
La legge sull’autonomia differenziata fortemente voluta dal Governo Meloni, col ministro leghista Calderoli in prima fila, è stata approvata ieri notte in via definitiva dalla Camera suscitando un ampio moto di reazione nel Paese. A partire dagli ambientalisti.
«Il ddl sull’autonomia differenziata approvato in via definitiva è un grave errore – ha dichiarato il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani – In questi mesi abbiamo chiesto più volte che venisse avviato un confronto tra Parlamento e cittadini per una riforma equa e giusta ma ciò non è avvenuto».
Il Wwf è andato oltre, chiedendo alle Regioni di «mobilitarsi affinché, al di là di ogni logica di appartenenza politica, si attivino per fermare la legge anche valutando l’impugnativa in Corte costituzionale e il ricorso al referendum abrogativo».
Le forze politiche di opposizione, per una volta unite – non solo Pd, M5S, Avs e +Europa, ma anche Azione e Italia viva – hanno colto la palla al balzo, annunciando una raccolta firme per arrivare a un referendum abrogativo sull’autonomia differenziata.
Anche per la Commissione Ue «la devolution di ulteriori competenze alle regioni italiane comporta rischi per la coesione e le finanze pubbliche del Paese», così come sul fronte delle «disuguaglianze tra le regioni»; sospetti rafforzati anche dall'analisi elaborata dall'Osservatorio italiano sui conti pubblici.
Ma non è solo l’opposizione a gridare vendetta. Mentre al nord i leghisti Luca Zaia e Attilio fontana esultano per l’autonomia differenziata, al sud anche dove governa la destra di Forza Italia – coi presidenti di Basilicata (Vito Bardi) e soprattutto Calabria (Roberto Occhiuto) – i contrari sono tardivamente usciti allo scoperto: «Non so se i minimi vantaggi elettorali che il centrodestra avrà al nord, compenseranno la contrarietà e le preoccupazioni che gli elettori di centrodestra hanno al sud», dichiara nel merito Occhiuto.
Con queste premesse, la riforma dell’autonomia differenziata che rischia di spaccare ulteriormente il Paese in termini di tutela dell’ambiente come della salute dei cittadini, potrebbe avere vita assai breve.