Siccità in Sicilia «al pari di Marocco e Algeria», a rischio il 75% della produzione agricola
A causa del continuo aggravarsi della siccità la Giunta della Regione Sicilia ha approvato ieri la proposta del presidente, Renato Schifani, di chiedere all’Ue e al ministero dell’Agricoltura il riconoscimento delle “condizioni di forza maggiore e circostanze eccezionali” su tutto il territorio siciliano, ai sensi del regolamento Ue 2021/2116.
La decisione arriva in un «contesto generale che pone la Sicilia in “zona rossa” per carenza di acqua al pari di Marocco e Algeria», ulteriormente aggravato nelle ultime settimane «a causa dell’indisponibilità nei bacini di acqua per l’irrigazione», quando da mesi molte aree della regione vedono razionamenti anche dell’acqua potabile per i cittadini.
Quest’anno a causa della siccità sono già stati persi 33mila posti di lavoro nel Mezzogiorno agricolo, ed è proprio in Sicilia lo scenario più allarmante: «Per il comparto agricolo e zootecnico quest'anno si stima una perdita pari in media al 50% della produzione nello scenario di “improbabili precipitazioni estive” e del 75% se queste non dovessero verificarsi», spiegano dalla Regione. Ma le conseguenze della siccità non sono “solo” su agricoltura e cittadini: anche i turisti stanno arrivando disdette per la poca acqua negli hotel, come segnalano da Federalberghi.
«Dopo avere dichiarato lo stato di calamità naturale per danni all’agricoltura il 9 febbraio e ottenuto dal Consiglio dei ministri il riconoscimento dello stato di emergenza di rilievo nazionale il 6 maggio scorso – afferma il governatore Schifani – la situazione di estrema gravità che ci troviamo ad affrontare ci impone questo ulteriore passo per sostenere le nostre aziende agricole e gli allevamenti».
Il riconoscimento della condizione di forza maggiore e di circostanze eccezionali dal primo luglio 2023 a maggio 2024 consentirà alle imprese agricole e zootecniche che operano su tutto il territorio siciliano di usufruire di deroghe in alcuni ambiti della Politica agricola comune, che permetterebbero di non applicare determinati vincoli a pascoli e terreni, continuare a godere di aiuti, rinviare pagamenti, sanzioni e oneri. Ma non porterà l’acqua, in assenza di piogge e di infrastrutture adeguate per gestirle.
Le misure finora messe in campo prevedono l’erogazione «in tempi brevi» dei voucher agli allevatori siciliani per l'acquisto di foraggio per gli animali, con uno stanziamento di 10 milioni di euro.
Inoltre nei giorni scorsi c’è stato il via libera da Roma «al nostro primo Piano di interventi da venti milioni di euro per l'emergenza idrica in Sicilia», come ricorda Schifani: «Abbiamo già stanziato venti milioni di euro, per l'acquisto di foraggio per gli animali e per l'idropotabile, e altrettanti li destineremo in occasione di imminenti misure finanziarie che il governo porrà in essere nei prossimi giorni».
Il Piano approvato – spiegano dalla Regione – prevede 138 interventi per favorire l'approvvigionamento idrico dei territori: costruzione di nuovi pozzi, revamping e ripristino di pozzi già esistenti, costruzione di bypass e condotte di collegamento, potenziamento dei sistemi di sollevamento e pompaggio, realizzati dalle società d'ambito e da alcuni Comuni.
Peccato le risorse individuate siano una goccia nel mare: a fronte dei primi 20 milioni di euro stanziati per l’emergenza siccità, le richieste della stessa Regione al Governo a inizio maggio arrivavano a 590 milioni di euro; risorse che evidentemente non si trovano, mentre lo stesso Governo pensa però di stanziare 15 miliardi di euro per un’opera inutile e molto rischiosa come il ponte sullo Stretto di Messina.
Alla Sicilia gioverebbero assai di più risorse ingenti per ammodernare le infrastrutture necessarie ad accumulare e gestire l’acqua – ridotte al lumicino anche nel Piano nazionale per gli interventi nel settore idrico (Pnissi) elaborato dal ministro Salvini – che anche quando non c’è non viene adeguatamente raccolta, che sia tramite invasi o con le più avanzate soluzioni basate sulla natura come le città-spugna.
Il Servizio informativo agrometeorologico siciliano, nel suo ultimo aggiornamento, informa infatti che il 2024 è stato «caratterizzato da deficit pluviometrici stagionali consistenti, ma in genere non eccezionali nei periodi invernale e primaverile (ad eccezione delle aree interne centro-orientali dove l'anomalia climatica è stata invece marcata). Addirittura il mese di maggio appena concluso è risultato in surplus. L'eccezionale deficit di piogge autunnali invece, maturato in particolare nel mese di ottobre, continua adesso a pesare». E a pagarne lo scotto sono sempre i siciliani.