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Clima e infrastrutture green, consigli per gli amministratori locali: dalle città alle città-spugna

 |  Approfondimenti

Nel contesto dell’ormai irrinunciabile “Piano di adattamento climatico urbano”, una delle priorità nelle pianificazioni, progettazioni e realizzazioni a scala territoriale, dovrebbe essere la “città spugna”.

Anzi, seguendo i più innovativi eco-indirizzi di pianificazione, “dell’area spugna” a livello di bacino idrografico, per affrontare le sfide dell'acqua – inondazioni, siccità e scarsità idrica –, considerando l’area urbana o, meglio, l’area vasta di bacino, come un unico sistema idrologico a rete per renderlo più resiliente e in grado di assorbire, laminare, immagazzinare e gestire l'acqua in eccesso in modo sostenibile.

Sono questi gli obiettivi principali sui quali possono operare i tecnici di vari assessorati – dall’urbanistica all’ambiente, dalle infrastrutture alla protezione civile – e integrando vari comuni già nel primo step della mappatura di dettaglio del territorio, con tutta la sua idrografia superficiale e sotterranea, dal fiume principale al reticolo fluviale secondario, rilevando le aree più fragili e a rischio, sia urbane che agricole o forestate.

A questa mappa si deve affiancare un’analisi dei modelli di flusso dell'acqua piovana e dei deflussi fluviali in condizioni di piena, delle zone di scarico delle acque nel loro passaggio e nell’accumulo, delle aree soggette a inondazioni.

Le Regioni con i nostri enti scientifici – Autorità di bacino distrettuali, Ispra, Enea, Cnr, università, privati –, i consorzi di bonifica, le aziende idriche, le società di ingegneria che operano sui territori, possono fornire dati e valutazioni e applicazioni di nuove tecnologie per l’individuazione di aree critiche determinate sia dallo “storico” che da modelli di simulazione. Queste analisi rappresentano la base analitica per la conoscenza approfondita del livelli di rischio e criticità e delle caratteristiche dei territori e delle aree da tenere sotto controllo, a partire da quelle urbanizzate.

La base di conoscenza è la mappa su cui progettare la “città spugna” per poter:

  • Assorbire e trattenere acqua piovana, riducendo rischi di inondazioni dovute a flash flood che scaricano quantità elevate di pioggia in poco tempo d in aree molto ristrette;
  • Aumentare il più possibile la capacità di infiltrazione dell'acqua nel terreno
  • Accumulare acqua piovana in aree di laminazione da poter riutilizzare per usi e verde urbani; quindi spazio alla creazione di pavimenti permeabili che consentono all'acqua piovana di infiltrarsi in parte nel terreno invece di scorrere via superficialmente, tetti verdi ricoperti da vegetazione che assorbe e ritarda il deflusso dell'acqua piovana, aree a parco e zone umide urbane che agiscono anche come riserve d'acqua temporanee utilizzate anche irrigazione e altri usi non potabili, canali e bacini di infiltrazione, i bacini di detenzione, “fosse livellari” per rallentare e gestire flussi di acque piovane, anche grazie a sensori e tecnologia IoT, riuso delle acque reflue domestiche trattate per scopi non potabili come il lavaggio delle strade, piante e vegetazione come sistemi di filtrazione naturale nelle zone urbane.

Educare i residenti e coinvolgerli attivamente nella gestione delle acque piovane è fondamentale per il successo di una città spugna. Il nuovo paesaggio urbano “spugna” deve quindi basarsi su tre elementi urbanistici fondamentali: il Verde, il Blu e il Grigio e sulla loro integrazione.

Il Verde include le aree boschive urbane e le aree parchi, i giardini pluviali pubblici e privati, tetti e muri verdi, fasce tampone vegetate, fossati biofiltranti. Migliora la qualità dell'aria e a depotenzia i danni di ondate di calore e alluvioni.

Il Blu è il colore di fiumi, laghi e laghetti, stagni e aree umide, bacini di accumulo. La buona gestione delle acque blu è determinante per la conservazione dei corpi idrici e per migliorare la capacità di stoccaggio dell'acqua e la biodiversità. Anche in questo settore c’è un ricco repertorio di infrastrutture come bacini, canali di drenaggio, sistemi di raccolta dell'acqua piovana che riducono il carico sui sistemi fognari.

Infine, il Grigio dei sistemi di drenaggio urbano con fognature e canali di scolo, con sistemi di monitoraggio e controllo e impianti di trattamento delle acque reflue.

Insomma, la “città spugna” è il principio urbanistico nuovo che deriva dall’incontro di due necessità: creare sistemi resilienti a fronte degli effetti del cambiamento climatico, e ristrutturare con principi più naturalistici e quindi di maggiore benessere fisico e psicologico dei cittadini, aree densamente urbanizzate.

È un lavoro di lunga lena, che richiede interventi diffusi, specifici per ogni luogo e non “grandi interventi isolati”, e una forte componente partecipativa dei cittadini e dei privati che devono sentirsi impegnati a riqualificare la città e a renderla più resiliente.

Non sono da attendersi grandi opere da inaugurare col nastro tricolore ma piuttosto continui e visibili cambiamenti dei luoghi di vita urbana, di lavoro e di svago, che miglioreranno la qualità della vita dei cittadini e la loro sicurezza nel ciclo dell’acqua. I sindaci devono sentirsi orgogliosamente alla testa di questo progetto di profondo cambiamento delle città.

Leggi qui la puntata precedente dello speciale “Clima e infrastrutture green, consigli per gli amministratori locali a cura di Mauro Grassi: https://greenreport.it/news/territorio-e-smart-city/948-clima-e-infrastrutture-green-consigli-per-gli-amministratori-locali

Mauro Grassi

Mauro Grassi, economista, ha lavorato come ricercatore capo nell’Istituto di ricerca per la programmazione economica della Toscana (Irpet), ha lavorato a Roma come dirigente caposegreteria del Sottosegretario ai Trasporti Erasmo D’Angelis (Ministero delle Infrastrutture) e quindi come direttore di Italiasicura (Presidenza del Consiglio) con i Governi Renzi e Gentiloni. Attualmente è consulente e direttore della Fondazione earth and water agenda.