Materie prime critiche e Pgm, nel 2025 per Chimet nuovi investimenti sull’economia circolare
In vista del 2025 l’aretino si caratterizza sempre più come un’area centrale per l’economia circolare e il recupero dei metalli preziosi: dopo l’inaugurazione a Terranuova Bracciolini (AR) da parte del gruppo Iren, pochi giorni fa, del primo impianto per il riciclo delle schede elettroniche tramite processo idrometallurgico, oggi la Chimet annuncia l’avvio di un piano investimenti dedicato con particolare attenzione alle cosiddette “materie prime critiche”.
Si tratta di quei materiali (34 critici e 17 strategici, per l’esattezza) che l’Ue ha messo al centro del Critical raw materials act, recentemente acquisito nella normativa italiana da uno specifico decreto legge. Dalla disponibilità delle materie prime critiche dipende il 32% del Pil italiano, la competitività industriale (non solo nei settori della green economy) e la sicurezza strategica nazionale: circa un terzo di questi materiali critici può arrivare dal riciclo, da qui l’importanza d’investire sulla circolarità.
L’aretina Chimet è un’azienda fondata nel 1974 da Sergio Squarcialupi e Vasco Morandi insieme alle famiglie Gori e Zucchi, che oggi porta avanti un’attività che spazia dal trattamento di tutti gli scarti industriali con metalli (compresi gli scarti elettronici da, ad esempio, cellulari e computer) fino alla produzione e al commercio di sali galvanici, catalizzatori e paste serigrafiche: un parco attività che ha permesso a Chimet di consolidare un patrimonio di oltre 420 milioni di euro e raggiungere un fatturato record che ha oltrepassato i 6 miliardi di euro.
«Lo sfruttamento di materiali e scarti a fine vita - spiega l’amministratore delegato Luca Benvenuti - è uno dei modi per attestarsi in una posizione strategica per un Paese o per una comunità, come quella Europea, intrinsecamente povera di miniere e materie prime. A fare la differenza è sempre più una filiera di affinazione efficace, efficiente e rispettosa dell’ambiente, dunque è doveroso imparare a fare “refining” su tutto. Chimet, ad esempio, estrae i metalli del gruppo del platino da catalizzatori esausti, tra cui le marmitte delle auto. In Europa, nel 2021, circolava un parco auto di poco meno di 250 milioni di veicoli e possiamo stimare che entro il 2034 questo numero salga a circa 400 milioni, dunque abbiamo una miniera a disposizione solamente recuperando i metalli in circolazione».
In questo contesto, per il 2025 Chimet prevede l’avvio di un piano di investimenti orientati soprattutto all’alta tecnologia, con la collaborazione con aziende innovative del panorama internazionale e al recupero e all’affinazione degli scarti delle lavorazioni industriali per reimmetterli nel ciclo produttivo e favorire lo sviluppo di buone pratiche di economia circolare. Insieme all’impegno sul riciclo delle materie prime critiche, lo sforzo dell’azienda sarà orientato anche verso il recupero dei platinum group metals (Pgm), cioè i metalli quali platino, palladio, iridio o rutenio.