Un viaggio fotografico tra gli oggetti sopravvissuti all’alluvione della Piana fiorentina
DI EMMA COLOMBI PER GREENREPORT. Il 20 settembre 2024 è stata inaugurata presso la galleria d’arte C2 Contemporanea la mostra fotografica Inventario di Marina Arienzale e Marco Lanza. Attraverso quaranta fotografie, la mostra documenta l’alluvione che lo scorso novembre ha colpito la Toscana e favorisce una riflessione sulle conseguenze delle nostre azioni sul pianeta.
Fin dal titolo si comprende come Arienzale e Lanza hanno saputo individuare una narrazione alternativa, e del tutto personale, dell’evento che mette al centro gli oggetti, per raccontare una storia di distruzione e, al contempo, denunciare le devastanti conseguenze del cambiamento climatico attraverso scatti ricercati e perfettamente costruiti, depositari di memorie private e collettive. Infatti, il termine inventario, dal latino inventarium, indica la “rilevazione, l’enumerazione e la descrizione, capo per capo, di oggetti, documenti e beni esistenti in un momento determinato in un dato luogo” e questo è proprio quello che i fotografi hanno fatto con il medium fotografico contribuendo così alla catalogazione degli oggetti sopravvissuti alla catastrofe. Girovagando per le strade e dialogando con gli abitanti della città, gli artisti hanno raccontato l’alluvione attraverso gli oggetti accumulati sui marciapiedi fotografandoli all’interno del bagagliaio di una macchina.
È nella decisione di fotografare gli oggetti e non l’evento in sé e di farlo all’interno di un set fotografico itinerante che si trova il punto di incontro tra l’interesse di Lanza per il potenziale estetico degli scarti e dei resti e la riflessione di Arienzale sullo spazio pubblico. La Jeep diventa l’espediente per realizzare delle immagini in cui gli oggetti sporchi, rotti e distrutti dall’acqua e dal fango, per quanto astratti dalla realtà circostante perché fotografati in uno spazio neutro, non vengono sradicati dal luogo di appartenenza: uno stratagemma che permette di trasformare l’atto del fotografare nella solitudine dello studio in un dialogo costante con il territorio e i suoi abitanti.
Le immagini così realizzate sono frutto di una visione lenta, il risultato di un processo riflessivo che porta i fotografi a elaborare e a prefigurare mentalmente la composizione degli oggetti prima di fotografarli. Il momento decisivo bressoniano, tipico del fotoreportage, viene sostituito da una ricerca meticolosa che porta alla realizzazione di immagini formalmente perfette e rigorosamente frontali nelle quali il tempo sembra fermarsi. Immagini enigmatiche all’apparenza tranquille, la cui staticità e serenità rendono ancora più drammatica la scena, una quiete illusoria dopo la tempesta.
I fotografi scelgono di mostrare gli oggetti più comuni e ordinari che sono stati travolti dall’alluvione e che giacciono privati della loro funzione ai margini delle strade. Oggetti che appartengono al nostro campo visivo abituale e che solitamente fruiamo passivamente, ma che vengono decontestualizzati e riproposti fotograficamente rivelandosi carichi di nuovi significati e diverse possibilità interpretative, così come portatori di una nuova estetica. In tal senso la vicinanza con la poetica di Morandi è
evidente: non solo nell’attenta osservazione degli oggetti, ma anche e, soprattutto, nella loro astrazione dalla realtà. Infatti, gli oggetti si stagliano su un fondale neutro il cui colore-non colore contribuisce a isolarli in uno spazio infinito e a creare molteplici composizioni architettoniche.
Tuttavia, in Inventario l’astrazione non è il punto di arrivo del processo di sintetizzazione dei volumi che rende l’oggetto vuoto significante, come nelle nature morte di Morandi, ma una soluzione formale ed estetica, il punto di partenza per una riflessione sull’oggetto e sul significato che esso assume a seguito della catastrofe. La fotografia di Arienzale e Lanza nasce come prodotto di pensiero e diventa a sua volta produttrice di senso.
Ed è proprio a causa della semplicità degli oggetti e della loro astrazione dalla realtà circostante che la lettura delle immagini avviene in due tempi. In un primo momento l’osservatore riconosce l’oggetto in sé, lo collega alle sue esperienze e al suo vissuto. Solo dopo uno sguardo più attento capisce che in questi oggetti c’è qualcosa che li allontana dalla dimensione del bello per raccontare una storia e per favorire una riflessione. È la composizione fotografica, quindi, che induce all’errore l’osservatore il quale, pensando di riconoscere l’oggetto rappresentato, inizialmente non riesce a vedere il fango.
La scoperta improvvisa rende la rivelazione e con essa la fotografia ancora più drammatica e sconvolgente. E quando l’immagine si svela nella sua interezza l’ipotetico osservatore non riesce più a ignorarla ed è costretto a mettere da parte la riflessione sul valore plastico ed estetico delle forme per una riflessione più complessa sulla fragilità dell’esistenza umana. Il bicchiere rotto, il libro non più leggibile rimandano a un dramma più ampio e universale che non riguarda la perdita dell’oggetto in sé, ma la perdita della quotidianità a causa del cambiamento climatico e delle sue devastanti conseguenze.
Bottiglie, libri, giocattoli e lattine di coca-cola emergono in questo lavoro dai cumoli di macerie e di fango che si formano per le strade e assumono nelle fotografie un valore poetico: non più semplici simboli, ma metafore della catastrofe e della perdita della quotidianità. Oggetti umili e periferici che vengono trasformati in forme liriche e tradotti in lucide riflessioni dalla sensibilità dei due fotografi.
Un inventario, quindi, quello di Arienzale e Lanza che, attraverso un viaggio interiore tra gli oggetti personali della popolazione alluvionata, contribuisce a far riflettere e a mantenere vivo il ricordo dell’evento, mostrando come sul destino di un luogo e su una sua memoria condivisa da molte generazioni incombe l’inesorabile e sempre più accelerata cancellazione del mondo.
La mostra sarà visitabile gratuitamente su appuntamento fino al 13 ottobre 2024 presso la galleria C2 Contemporanea (via Ugo Foscolo 6, Firenze). Per informazioni e prenotazioni contattare i seguenti numeri: 3347970531 – 0556801225.