Luci e ombre sull’economia toscana dal rapporto Irpet 2024, l’11% delle famiglie si considera povero
In un mondo sempre più complesso e conflittuale la resilienza è fondamentale per non andare in tilt. A maggior ragione quando tutto ciò condiziona e non poco il quadro economico e produttivo di un Paese e a cascata anche quello regionale. Ecco perché la parola chiave del Rapporto Irpet 2024 sulla economia della Toscana è proprio resilienza. Ovvero, la capacità di saper resistere con pazienza alla instabilità del quadro internazionale.
Non a caso gli imprenditori chiamano in causa gli organismi europei per fronteggiare tutte le difficoltà. Velocità diverse fra i servizi, in espansione, e la manifattura, in contrazione nella moda.
Presentato ieri a Palazzo Strozzi Sacrati il rapporto Irpet sull’economia toscana dal titolo ‘Fattori di vulnerabilità e velocità di crescita: che accadrà all’economia toscana?’. Sinteticamente in questo quadro, anche con difficoltà, cresce l’economia toscana, certamente ad un ritmo contenuto, però cresce, bene le esportazioni e il mercato del lavoro. A livello globale il Pil con il suo +3,2% è positivo, nonostante le tensioni geopolitiche, nel dettaglio (+2,5% Usa, +5,2% Cina, +0,4% area euro). Il costo del denaro è ancora alto, per colpa dell’inflazione, il quadro però con il ribasso dell’inflazione dovrebbe portare al suo abbassamento. Almeno sembrano andare in questa direzione le Banche centrali. Zoomando sull’Italia e sulla Toscana, il Pil nel 2023 è cresciuto dello 0,7% a livello nazionale.
Turismo
In questo comparto la crescita è differente tra i diversi settori: a livello interno è praticamente fermo (-0,3% nel 2023 rispetto al 2022), viceversa è aumentato quello internazionale (+17,6% delle presenze di stranieri) e dei pernottamenti complessivi (+8,8%), con una crescita dei mercati extra europei e delle strutture extra alberghiere.
Industria
In questo settore faticano i comparti della moda, specialmente pelletteria, cuoio e calzature, che trascinano al ribasso la produzione. Il calo dell’indice di produzione nel 2023 è stato del 3,3% (2,1% in Italia) e nel primo trimestre 2024 del 4,9% (3,5% in Italia). Le esportazioni invece segnano per il 2023 il +3,3% (-1,4% Italia) e nel 2024 il +6,3% (-1,9% Italia) con un trend superiore a quasi tutte le altre regioni italiane a maggior vocazione all’export. A spingerlo sono la gioielleria, la farmaceutica, i macchinari e l’agroalimentare. Negativo il saldo per industria della pelle, calzature e filati e tessuti.
Mercato del lavoro
I numeri dicono che è in crescita, cala la popolazione in età lavorativa. Nel 2023 è stato toccato il 73,3%, superando quello del 2019, 71,8%. Stesso segno per il tasso di occupazione (dal 66,8% al 69,3%) e calo per quello di disoccupazione (dal 6,9% al 5,4%). Nel primo trimestre 2024 analogo trend seppur in rallentamento, soprattutto nella manifattura ed in particolare nella moda. Se diamo un’occhiata al numero di lavoratori con ammortizzatori sociali in rapporto agli addetti medi mensili, nell’ultimo trimestre 2023 sale e resta sopra 2,5 ogni 100 nel primo trimestre 2024. Nei comparti moda si arriva a 6 su 100 e a 10 su 100 nella lavorazione della pelle.
Sanità
La situazione complessiva del quadro economico toscano e la sostenibilità finanziaria si ripercuote anche sul sistema welfare, particolarmente sulla sanità pubblica. Questo perché è una delle regioni con più alta spesa per il personale di ruolo (597 euro pro capite), una minore spesa nei servizi prevalentemente erogati dalla medicina/farmaceutica convenzionata e/o privata (717 euro). Inoltre è consistente la quota di investimenti per ristrutturazione o realizzazione di strutture ospedaliere, con peso importante sui bilanci in termini di interessi sui mutui contratti. Le previsioni sui tassi di crescita in termini reali del Fondo sanitario nazionale, incorporate nel Def, rischiano di aprire una divaricazione difficile da governare fra la domanda e l’offerta di prestazioni.
Toscana felix
Le famiglie toscane, stando all’indagine Irpet, sono in miglioramento nel 2023 dato che, rispetto all’anno prima, la percentuale di persone che considerava la propria famiglia povera o molto povera è calata dal 16% all’11%. Uno su sei però non saprebbe far fronte a una spesa imprevista di 800 euro, prevalgono coloro che prevedono un peggioramento delle prospettive del proprio tenore di vita. Nonostante ciò aumentano le famiglie che riescono a gestire con relativa facilità le spese mensili, dal 40 al 44%.
Luci e ombre
Il Rapporto Irpet 2024 prende in considerazione anche quattro rischi strategici o fattori di vulnerabilità che potranno impattare ne prossimi anni sul sistema economico e sociale toscano, poiché nel medio-lungo periodo, non sembra avere una intensità tale da metterlo al riparo. Prendiamo in esame la dipendenza del sistema produttivo dall’esterno: circa il 65% del valore aggiunto generato in Toscana dalla produzione di beni, servizi esclusi, è attivato da domanda estera; si sale al 93% se consideriamo anche la domanda che proviene da altre regioni italiane. Un ulteriore rischio è dato anche riguardo all’approvvigionamento di alcuni input produttivi, in particolare per tre filiere importanti come la moda, la farmaceutica e la produzione di macchinari.
Non meno fondamentale è il cosiddetto declino demografico. I sociologi parlano apertamente di “inverno demografico” per le natalità sempre più scarse. Bene, questo non potrà non avere un impatto sul mercato del lavoro e, nello specifico, per l’incontro tra domanda e offerta. Dal rapporto tra la popolazione 60-69 anni (in uscita dal mercato del lavoro) e quella in età 20-29 anni (in entrata) notiamo che se nel 1993 c’erano 88 anziani per 100 giovani, nel 2023 si passa a 143 anziani ogni 100 giovani e a 170 anziani ogni 100 giovani nel 2033. Secondo lo studio nei prossimi dieci anni nel 60% delle unità locali le uscite per pensionamenti non troveranno un corrispondente potenziale flusso in ingresso fra i 20-29enni.
Infine il Rapporto Irpet tocca la questione relativa alla relazione tra occupazione, salari e produttività e mette in evidenza un sistema produttivo che non è riuscito a valorizzare adeguatamente la loro crescita. Sostanzialmente la lentezza della crescita degli stipendi viene associata ad una lentezza della produttività.