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A volte ritornano: 3 cervelli in fuga scelgono l'università di Pisa

 |  Scienza e tecnologie

I ricercatori somigliano un po’ a moderni profeti, e come tali non è raro vederli sbocciare lontano dalla loro patria. Succede in tutto il mondo, e fino al 40% di loro diventa quello che qui chiameremmo uno dei tanti cervelli in fuga. Il problema italiano non sono dunque (soltanto) i ricercatori che se ne vanno, ma l’incapacità di attrarne di nuovi da altri Paesi. Ma Carolina Pagli, Stefano Bolognesi e Andrea Lamorgese, grazie al programma per Giovani ricercatori “Rita Levi Montalcini” promosso dal MIUR (con un bando pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel 2012, quando il saldo tra ricercatori in ingresso e quelli in uscita era per l’Italia di uno sconfortante -13%), hanno potuto lasciare gli istituti di ricerca all’estero dove svolgevano la loro attività e rientrare in Italia.

Nello specifico, Carolina Pagli – che ha studiato i processi vulcanici dall’Islanda all’Etiopia – si è trasferita dalla Plymouth University (UK) al dipartimento di Scienze della terra, il fisico teorico Stefano Bolognesi dalla Durham University (UK) è rientrato al dipartimento di Fisica, Andrea Lamorgese è adesso al dipartimento di Ingegneria civile e industriale

I tre ricercatori sono risultati vincitori della call del 2011, istituita dal Ministero dopo il lancio del programma - meglio conosciuto come “rientro dei cervelli” - che, nel 2009, aveva già permesso a tre ricercatori di lavorare a Pisa. L’università toscana anche stavolta emerge come una realtà di primo piano: 1/8 dei cervelli rientrati ha scelto la città della torre pendente per far ritorno sui natii lidi. Il problema, numeri alla mano, è piuttosto che in totale i cervelli in fuga che hanno innestato la marcia indietro grazie al programma promosso dal Miur sono stati soltanto 24. E per un contratto a termine di 3 anni, non rinnovabili. Un ben magro bottino, dopotutto. I nostri ricercatori meritano di più.

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.