Campi Flegrei: scoperte sul fondale marino un’antica caldera e una vasta frana
Un nuovo studio condotto da un team multidisciplinare dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e dell’Istituto di scienze marine del consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar) ha portato alla luce importanti scoperte sulle strutture geologiche sottomarine al largo dei Campi Flegrei, un’area già nota per la sua intensa attività vulcanica e i fenomeni bradisismici.
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Geomorphology, si è concentrata sull’analisi della porzione sommersa di questo sistema vulcanico, un settore fino ad oggi poco esplorato e mai rappresentato in modo integrato con il fondale marino circostante.
Utilizzando rilevamenti magnetici ad alta risoluzione, effettuati tramite sondaggi aerei e navali, gli scienziati hanno individuato una serie di anomalie magnetiche che hanno rivelato la presenza di un’antica caldera vulcanica, situata poco a ovest dell’Isola di Ischia. Questa caldera, mai descritta in precedenza, rappresenta una scoperta fondamentale per ricostruire la storia evolutiva e l’attività vulcanica dell’intera area dei Campi Flegrei e delle zone limitrofe.
«Questo studio è frutto di un’importante collaborazione tra Ingv, Cnr e altre istituzioni accademiche, a sottolineare il valore di un approccio multidisciplinare per la comprensione dei sistemi vulcanici complessi», commenta Massimo Chiappini, direttore del Dipartimento ambiente dell’Ingv e co-autore dello studio.
Oltre alla caldera, lo studio ha permesso di mappare una vasta frana sottomarina che si estende per decine di chilometri. Questa struttura, legata probabilmente all’instabilità dei versanti vulcanici, potrebbe essere stata causata da eventi di grande impatto, come il crollo improvviso di masse rocciose, con il possibile innesco di tsunami che avrebbero interessato le coste vicine.
L’analisi delle anomalie magnetiche ha inoltre evidenziato l’esistenza di lineamenti associati sia a faglie regionali già note sia a nuove strutture, fornendo indizi sui processi tettonici e vulcanici ancora attivi nell’area. Incrociando questi dati con rilievi batimetrici e sismici, il team di ricerca ha tracciato un quadro dettagliato e complesso della geologia sottomarina, contribuendo alla comprensione delle dinamiche profonde che caratterizzano questa zona.
«Il nostro studio offre una visione più chiara della geologia sottomarina dei Campi Flegrei, aprendo a importanti potenziali riflessioni per la mitigazione del rischio vulcanico in una delle aree più densamente popolate d’Italia e rivelando l’importanza della geofisica marina nel monitoraggio e nello studio delle zone a rischio vulcanico», aggiunge Salvatore Passaro, ricercatore del Cnr-Ismar.