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Torneranno le allergie da pollini, ecco quando

Le allergie colpiscono circa il 20% della popolazione mondiale e sono influenzate da fattori climatici, geografici e vegetativi
 |  Scienza e tecnologie

Pensarci ora che è appena arrivato l’inverno fa un po' strano ma sappiamo con certezza che le allergie ai pollini torneranno e saranno probabilmente più intense e anticipate rispetto al passato. Lo dimostra un sistema modellistico ad alta risoluzione messo a punto da ENEA

in grado di stabilire con precisione l’inizio della stagione dei pollini e di monitorarne la diffusione in tempo reale soprattutto per graminacee, olivo, betulla, ambrosia e ontano, tra i principali responsabili delle allergie stagionali.

“Abbiamo testato con successo il nostro sistema in Veneto dove siamo riusciti a simulare i processi di dispersione, diffusione a lungo raggio e deposizione del polline con una risoluzione spaziale di 3 km, e a calcolarne le concentrazioni su base oraria per l’anno 2019. Tutto questo è stato possibile utilizzando mappature di copertura vegetale molto dettagliate, algoritmi di rilascio stagionale del polline e previsioni meteorologiche”, spiega Antonio Piersanti, responsabile del Laboratorio ENEA Modelli e misure per la qualità dell’aria e osservazioni climatiche e coautore dello studio insieme ai colleghi Mario Adani, Gino Briganti, Massimo D’Isidoro, Mihaela Mircea e Maria Gabriella Villani.

Lo studio è stato condotto confrontando due tipi di mappe della vegetazione: una a bassa risoluzione (10 km con dati Copernicus) e una più dettagliata (tra 250 metri e 1 km, con dati sperimentali raccolti per lo studio). “L’integrazione di dati dettagliati della vegetazione nel nostro modello di qualità dell’aria ha migliorato significativamente le previsioni dei pollini di ontano, betulla, olivo e ambrosia, soprattutto per le aree complesse come le montagne, dove i dati ad alta risoluzione sono cruciali. Non solo. Questo nuovo approccio ha permesso di individuare l’inizio della stagione dei pollini con maggiore precisione rispetto a quanto fatto finora”, sottolinea Piersanti.

Le allergie da polline colpiscono circa il 20% della popolazione mondiale e sono influenzate da fattori climatici, geografici e vegetativi. Cambiamenti nella temperatura, nelle precipitazioni e nelle concentrazioni di CO2 potrebbero aumentare la quantità di polline e prolungare le stagioni allergiche. Inoltre, fenomeni come la scarsità d’acqua e la siccità spingono le specie vegetali verso latitudini più elevate, mentre il commercio globale introduce nuove specie che modificano l’ambiente e aumentano l’esposizione a nuovi allergeni.

Redazione Greenreport

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