Terna, il caldo di agosto spinge al record i consumi di elettricità. Le rinnovabili crescono ancora poco
Quest’anno ad agosto l’Italia ha consumato elettricità come mai prima d’ora, arrivando a 27,5 miliardi di kWh (+8,1% su agosto 2023): «Le temperature eccezionalmente alte hanno causato un utilizzo sempre più massiccio degli impianti di climatizzazione», certifica Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale.
È il classico problema del cane che si morde la coda, dato che il crescente uso di climatizzatori – in un sistema elettrico come il nostro, ancora fortemente basato sull’uso del gas fossile – alimenta la crisi climatica in corso, e con essa il continuo rialzo delle temperature. Andando per di più ad affondare il coltello nelle disuguaglianze, dato che nel nostro Paese solo l’1% delle persone povere ha accesso all’aria condizionata. Andrebbe meglio se l’elettricità fosse più economica, ma anche in questo caso a determinare il prezzo delle bollette è ancora il gas.
Lo scorso mese «le fonti rinnovabili hanno coperto il 40,5% della domanda elettrica (era 43,7% ad agosto 2023) – dettaglia nel merito Terna – In crescita la fonte termica (+12,8%), essenzialmente per la crescita della generazione a gas dovuta all’aumento di fabbisogno. Continua a essere in riduzione la quota di produzione a carbone, -63,7% rispetto allo stesso mese del 2023. In crescita anche la fonte idrica (+9,4%) e fotovoltaica (+15,1%)».
Sul fronte delle nuove installazioni di impianti rinnovabili, i miglioramenti continuano ad essere troppo timidi rispetto al necessario. «Nei primi otto mesi del 2024 la capacità rinnovabile in esercizio è aumentata di 4.825 MW (di cui 4.350 MW di fotovoltaico). Tale valore è superiore di 1.237 MW (+34%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente», aggiunge Terna, ma si tratta comunque di un dato fortemente insufficiente a traguardare gli obiettivi di decarbonizzazione e sviluppo delle fonti pulite che pure l’Italia si è impegnata a rispettare.
Al Paese servirebbero infatti circa +12 GW di nuovi impianti l’anno da qui al 2030, mentre continuando a questo ritmo anche il 2024 si chiuderà ben al di sotto dell’asticella: ovvero, a circa +7,2 GW. In un simile contesto, il Governo Meloni non sta facendo niente per facilitare le installazioni; si moltiplicano anzi gli ostacoli normativi, da ultimo col Testo unico sulle rinnovabili, mentre il dibattito sulla transizione energetica si arena sui vaneggiamenti in merito “nuovo nucleare” che, se mai inizierà a produrre elettricità, lo farà con tempi e costi incompatibili con le esigenze della decarbonizzazione. Nell’attesa, anche a causa di un inconsistente Piano di adattamento ai cambiamenti climatici – chiuso in un cassetto, senza fondi né governance – l’Italia continua a soffrire dell’alternanza tra siccità e alluvioni, cui da ultimo è tornata a pagare dazio l’Emilia Romagna.