Skip to main content

Il Testo unico delle rinnovabili «introduce nuove barriere» alle rinnovabili

Elettricità futura sottolinea l’aspetto paradossale del decreto a cui sta lavorando il governo. Il presidente dell’associazione di Confindustria: «Così impossibile raggiungere gli obiettivi del 2030 e non incorrere in pesanti sanzioni Ue»
 |  Nuove energie

Il Testo unico delle rinnovabili introduce nuove barriere alle rinnovabili. A sottolineare l’aspetto paradossale della bozza di decreto a cui lavora il governo è Elettricità futura, che sta seguendo passo passo l’iter legislativo riguardante i regimi amministrativi per la produzione di energia da eolico e solare. L’associazione, di cui fanno parte oltre 500 operatori e che da sola rappresenta circa il 70% del mercato elettrico italiano, ha notato che il decreto redatto in attuazione di quanto previsto nella Legge sul mercato e la concorrenza «anziché semplificare e accelerare il rilascio delle autorizzazioni come imporrebbe la delega del Parlamento, introduce nuove barriere e rallentamenti allo sviluppo delle energie rinnovabili». Non solo. Oltre a essere in contrasto con la delega alle Camere, la bozza fatta circolare dal governo in queste ore è in netto contrasto anche con le Direttive europee di incentivo alla produzione di energia Red II e Red III perché, scrivono in una nota i vertici di Elettricità futura, «peggiora il quadro normativo vigente e blocca anche l’ammodernamento e il potenziamento degli impianti esistenti a fonti rinnovabili». Viene infatti spiegato in una nota diffusa dall’associazione operante nella filiera elettrica che la normativa nazionale attualmente in vigore consente di ammodernare e potenziare gli impianti rinnovabili già installati senza ulteriori autorizzazioni anche in presenza di vincoli paesaggistici «proprio perché si tratta di impianti esistenti e che quindi avevano già ottenuto tutte le necessarie autorizzazioni, mentre la bozza di decreto prevede che anche per questi progetti si debba chiedere una nuova autorizzazione, introducendo inutili costi e lungaggini burocratiche».



Elettricità Futura esorta dunque il governo a non introdurre l’obbligo del parere delle Soprintendenze per i progetti di ammodernamento e potenziamento degli impianti esistenti, «in coerenza con gli obiettivi di semplificazione, accelerazione e razionalizzazione dei procedimenti amministrativi che sono stati definiti nella Legge delega»: «Con i numerosi vincoli presenti nel territorio italiano e l’atteggiamento noto delle Soprintendenze verso i progetti della transizione energetica, questa previsione rappresenterebbe un grave, nuovo e inutile aggravio dell’iter autorizzativo, aumentando i costi per le industrie e per il Paese».



Tra l’altro, fa notare l’associazione che raccoglie le sigle operanti nel settore elettrico, queste nuove norme arrivano dopo il decreto Agricoltura, che ha vietato i nuovi impianti fotovoltaici sui terreni agricoli, e il decreto Aree Idonee, che rischia di rendere quasi tutto il territorio non idoneo alle rinnovabili. E ora, come se non bastasse, sono minacciati anche i progetti di ammodernamento e potenziamento degli impianti esistenti che non occupano nuovo suolo. 

Conclude Elettricità futura nella nota dedicata alla bozza a cui lavora il governo: «In assenza di modifiche, questo decreto impedirebbe il raggiungimento degli obiettivi del decreto Aree Idonee, del Piano nazionale integrato energia clima (Pniec) e anche del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)».



«Non c’è alcun dubbio che in Italia sia diventato impossibile realizzare gli impianti necessari per raggiungere gli obiettivi al 2030 ed evitare di incorrere in pesanti sanzioni europee», dichiara Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità futura. «Infatti, oltre al danno in termini di maggiori costi dell’energia per le imprese e le famiglie e maggiore dipendenza dalle importazioni, è doveroso ricordare come l’erogazione dei fondi del Pnrr sia legata al mantenimento di precisi impegni da parte dell’Italia, tra cui: la semplificazione degli iter autorizzativi per le rinnovabili, il raggiungimento degli obiettivi di incremento della produzione di energia rinnovabile e di riduzione delle emissioni di CO2. 
Si apre un grave problema di credibilità per il nostro Paese – che prende impegni ma poi fa l’opposto – e anche di responsabilità nei confronti dei cittadini italiani, perché saranno loro a dover pagare i maggiori costi dell’energia e le sanzioni europee per il mancato raggiungimento degli obiettivi a causa di scelte politiche che precludono questa possibilità, esponendoci al rischio di procedure d’infrazione.
Persino gli atti di semplificazione come questo decreto diventano occasioni per complicare ancora di più il quadro normativo. Lo abbiamo visto anche con il decreto Aree Idonee, per il quale è oggi necessario un chiarimento del governo affinché siano fatti salvi i progetti, in corso di autorizzazione, che sono stati localizzati in aree definite idonee ex lege ai sensi dell’articolo 20, comma 8, D.Lgs. n. 199/2021, di attuazione della Direttiva Red II. È incredibile che ad agosto 2024 si debba parlare di una coerente applicazione della Red II quando siamo già tenuti ad attuare la Red III, aree di accelerazione incluse».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.