La legge Sparatutto s’affaccia nel decreto Agricoltura, rischio «bracconaggio legalizzato»
Il decreto Agricoltura, che impone lo stop al fotovoltaico a terra sui campi agricoli, si appresta ad approdare in Parlamento per la conversione in legge. Ma una volta in aula, potrebbe contenere anche altro.
Il deputato leghista Francesco Bruzzone, candidato alle elezioni europee, ha infatti dichiarato di volere trasferire il contenuto della sua proposta di legge “Sparatutto” – ad oggi bloccata in commissione Agricoltura alla Camera – nel testo del decreto, per accelerarne l’approvazione.
Sin da subito la proposta di legge 1548 avanzata dalla Lega è stata duramente osteggiata dalle principali associazioni ambientaliste e animaliste del Paese – Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Leidaa, Lipu, Oipa, Federazione nazionale pro natura, Lndc animal protection e Wwf – che oggi tornano alla carica: «Se questo blitz dovesse andare in porto, aprirebbe la strada al bracconaggio legalizzato, determinando decine di contenziosi con l’Europa ma soprattutto causando danni irreparabili alla biodiversità che è patrimonio di tutti».
Si tratta di uno scenario non solo possibile ma probabile; la stessa dinamica è stata infatti attuata qualche mese fa, durante la conversione del Dl Asset e ci ha portati all’apertura di una procedura d’infrazione europea.
L’obiettivo di Bruzzone, la cui campagna elettorale è tutta incentrata sul promettere ai cacciatori di cancellare i principali limiti previsti dalla legge sulla caccia, compresa la possibilità di sparare persino ai lupi, è quello di aggirare le regole parlamentari e sfruttare l’iter accelerato previsto per la conversione dei decreti, approvando misure palesemente contrarie alla costituzione e alle norme a tutela della biodiversità, facendosi così beffa delle regole democratiche del nostro Paese.
In particolare, gli emendamenti che Bruzzone vorrebbe integrare nel Dl Agricoltura si riferiscono a provvedimenti di inaudita gravità, come l’emanazione dei calendari venatori con legge e non con atto amministrativo, al solo scopo di evitare che le associazioni, possano impugnare i provvedimenti ritenuti illegittimi, la deregolamentazione dell’utilizzo degli uccelli come richiami vivi, legalizzando così uno dei traffici illegali più fiorenti in Italia. A questo si aggiunge la cancellazione del divieto di caccia nei valichi montani, luoghi di passaggio obbligato per gli uccelli migratori che diventerebbero trappole mortali e veri e propri luna park per i cacciatori.
«Per fare favori a capricciosi cacciatori e armieri assetati di soldi, tutti i cittadini italiani saranno costretti a pagare le sanzioni di Bruxelles. Al Parlamento tutto – concludono le associazioni – chiediamo un sussulto di responsabilità, affinché non acconsenta a farsi esautorare da queste logiche perverse. Alle opposizioni chiediamo di fare fronte comune per evitare una nuova ferità, l’ennesima, alla nostra Carta costituzionale e alla natura».