Skip to main content

Sotto attacco: la disinformazione della destra sui finanziamenti Life alle associazioni ambientaliste

Ma la stessa accusatrice Monika Hohlmeier sembra essere in conflitto di interessi: per le Ong è pagata dalle lobby agricole che prendono finanziamenti Life
 |  Natura e biodiversità

Il 22 gennaio, il quotidiano olandese De Telegraaf ha pubblicato un articolo dal titolo "Scandalo di lobby a Bruxelles: l'Ue ha pagato segretamente i club ambientalisti per promuovere i piani verdi di Timmermans". L’articolo si basa sulle dichiarazioni dell'eurodeputata Monika Hohlmeier del Partito Popolare Europea (PPE) che, sostenuta dal gruppo ECR di estrema destra di cui fa parte Fratelli d’Italia, ha annunciato che utilizzerà un dibattito al Parlamento europeo per chiedere la fine di quel tipo di sovvenzioni Ue che consentono alle ONG «Di spendere soldi per attività di advocacy».

Come spiega Danilo Selvaggi, dg della LIPU/BirdLife Italia, «l'articolo sostiene che la Commissione europea abbia finanziato in modo occulto le organizzazioni ambientaliste al fine, appunto, di rendere più forti le politiche ambientali dell'Unione. Ne è seguita, con coordinamento perfetto, una serie di dichiarazioni, dai Partiti sovranisti europei e dal PPE fino a Coldiretti, al generale Vannacci, all'eurodeputato cacciatore Pietro Fiocchi, che hanno gridato allo scandalo e alla necessità di "fare chiarezza". Soprattutto, hanno chiesto lo stop alle politiche ambientali comunitarie, a cominciare da quelle a favore dell'agroecologia e della conservazione della natura».

Patrick ten Brink, segretario generale dell'European Environmental Bureau (Eeb, la più grande coalizione ambientalista europea della quale fa parte anche Legambiente) ha respinto fermamente le accuse e non nasconde le preoccupazioni per il nuovo clima politico europeo che vede il Ppe (che pure governa a Bruxeles e Strasburgo con socialdemocratici e liberali) sempre più prono alle politiche anti-ambientaliste dell’estrema destra. Brink sottolinea che «gli errori fondamentali pubblicati sui finanziamenti alle Ong, uniti ai tentativi di inventare un falso scandalo, ci portano a considerare questo attacco alla società civile molto più sinistro di quanto sembri. Le ONG non sono finanziate dalla Commissione europea per fare pressioni sul Parlamento europeo o altre istituzioni dell'Ue su loro istruzioni o per loro conto. Il nostro programma di lavoro deriva da 185 organizzazioni di cittadini in tutta Europa, è saldamente radicato nella scienza e opera in piena indipendenza da agende istituzionali e aziendali. In quanto rappresentanti delle organizzazioni della società civile, il nostro ruolo è quello di contribuire all'elaborazione delle politiche fornendo prove scientifiche e prospettive dei cittadini. Spetta poi ai decisori decidere se ascoltare o meno i nostri contributi. Lavoriamo per le persone e per l'interesse pubblico più ampio, cercando di sostenere la loro salute, i loro diritti e l'accesso a un ambiente sano. La trasparenza è al centro della nostra missione, motivo per cui l'Eeb ha aderito al Registro per la trasparenza dell'Ue nel 2009, cinque anni prima che diventasse obbligatorio».

Il segretario generale dell'Eeb respinge con forza le accuse e le insinuazioni: «Qualsiasi affermazione secondo cui stiamo facendo lobbying per conto della Commissione europea o non rispettiamo le norme sulla trasparenza è fuorviante e infondata. Mentre queste affermazioni e attacchi sembrano essere un tentativo orchestrato di imbavagliare la democrazia, il vero scandalo per l'Europa risiede nelle crescenti richieste di restringere lo spazio civico, una tattica che ricorda i manuali di molti regimi autoritari e non solo quelli dei paesi al di fuori dell'Ue. Le azioni volte a indebolire la società civile mettono a repentaglio il tessuto stesso della democrazia europea in un momento in cui tutti dovrebbero lavorare insieme per proteggerla, investire nella sua resilienza e resistere alla crescente tempesta di disinformazione che cerca di erodere le democrazie occidentali».

Brink rilancia proprio sulla trasparenza: «Ieri, diversi parlamentari europei hanno avviato una discussione critica su come l'Ue possa proteggere meglio i fondi pubblici, garantire la trasparenza e salvaguardare la propria reputazione da indebite influenze. Non potremmo essere più d'accordo. Cominciamo esaminando attentamente i collegamenti tra i legislatori dell'Ue e gli interessi privati, che spesso si traducono in pagamenti lucrativi che sollevano interrogativi sulla loro stessa indipendenza e motivazione. Dichiariamo tutto, lo facciamo, e così dovrebbero fare tutti gli altri. E’ tempo di stabilire regole solide che impediscano conflitti di interesse e di attuare riforme significative per garantire che il denaro dei contribuenti dell'Ue venga utilizzato per promuovere l'interesse pubblico nel processo decisionale, non per l'arricchimento privato di pochi. Se non altro, questo rappresenta il rischio reputazionale più urgente che l'Ue deve attualmente affrontare. Come si è visto con la recente indagine sulle attività di lobbying sui PFAS, le "sostanze chimiche eterne" collegate al cancro, alla disfunzione endocrina, agli impatti sul sistema immunitario e alla contaminazione della nostra acqua potabile, c'è un bisogno fondamentale di rivedere il modo in cui i finanziamenti privati stanno influenzando i decisori a ignorare i pericoli per la salute, i diritti e la giustizia delle persone. Ciò solleva la domanda: qual è il vero problema che deve essere affrontato? Sicuramente vogliamo tutti vivere in una società in cui i whistleblower e le voci critiche, che cercano di creare un futuro positivo per tutti, siano protetti e sostenuti e non indeboliti e repressi da coloro che hanno interessi acquisiti».

Anche Selvaggi della Lipu cerca di mettere ordine per punti: «Anzitutto, i fondi. Oggetto degli attacchi anti-ambientali sono soprattutto i fondi relativi ai progetti Life, il programma dell’Unione europea dedicato a natura, ambiente e clima. Il Life è un programma che va avanti dal 1992, ha finanziato oltre 5500 progetti in tutta Europa (messi in atto da Stati, regioni, province, comuni, associazioni, società, piccole aziende, scienziati, università) e ha letteralmente salvato gran parte della natura europea. Specie, habitat, ecosistemi, corridoi ecologici, qualità dell'aria, economia circolare eccetera. Insomma, uno dei vanti europei, una di quelle cose di cui essere fieri. Quanto alla "segretezza" dei fondi: non esiste qualcosa di più pubblico, monitorato, trasparente, rigorosamente rendicontato dello strumento Life. I progetti Life sono di una complicatezza e di una complessità uniche, con un monitoraggio costante e rendicontazioni rigorosissime, da fare spavento. Cosa c'entra la "segretezza"? Quale segretezza? De Telegraaf fa inoltre riferimento a un progetto "occulto" di 700.000 euro affidato all'organizzazione europea Eeb, con cui coordinare azioni a favore della Nature Restoration Law. Si tratta di nient'altro che di un Operating Grant, una tipologia di progetto che la Commissione europea promuove da sempre a favore delle sue politiche e che viene sottoposta, anch'essa, a regolare e precisa rendicontazione. Questi sarebbero i "fondi segreti" per la lobby verde».

La seconda questione riguarda lo scopo dei finanziamenti, cioè il fatto che alcuni progetti siano finalizzati al sostegno alle politiche ambientali e Sevaggi domanda: «Ma un organismo (come l'Unione europea) che si fonda anche sulle politiche ambientali, che ne fa uno dei suoi stessi pilastri e vi destina strumenti progettuali e promozionali ad hoc, cosa dovrebbe fare se non chiedere sostegno alle politiche ambientali? La Commissione europea ha, nelle politiche ambientali, una delle sue ragioni di fondo. E' così dal 1970, da quando la CEE creò un’Unità per i Problemi Ambientali e il gruppo di lavoro presieduto da Altiero Spinelli, e poi (nel 1972) affermò la necessità di una politica ambientale comunitaria che regolasse l'economia. "L'ambiente, la natura e la salute umana non siano danneggiate dallo sviluppo economico". Se allora l'ambiente è una delle ragioni esistenziali dell'Unione europea, e se le organizzazioni ambientaliste esistono proprio per promuovere le politiche ambientali, quale nonsenso è quello di chiedere che la Commissione europea non promuova la sua stessa missione ambientale, con i mezzi leciti e necessari, coinvolgendo le associazioni ambientaliste? E quale nonsenso è contestare questa cosa oggi, a fronte della gravità delle crisi ecologiche in atto? Le contestazioni anti-ambientali riguardano, altresì, il fatto che con tali finanziamenti si creerebbe una situazione di squilibrio. E' un argomento che davvero non meriterebbe repliche, alla luce del mostruoso squilibrio di risorse che esiste tra i grandi gruppi dell'industria e le associazioni che difendono le api, i fiumi, gli uccelli, gli alberi, il cibo sano, l'aria... Per intenderci: nel 2023, i lobbisti dell'industria presso la Ue hanno speso complessivamente 1,3 miliardi di euro per le attività di lobbying, laddove l'intero budget delle maggiori organizzazioni ambientaliste europee è di 45 milioni, dei quali solo una piccola parte è dedicata al lobbying. 1,3 miliardi contro qualche milione: questo è il rapporto. Si consideri, inoltre, la distribuzione delle risorse europee. Il budget 2024 per l’Ue è stato di 189,3 miliardi di euro. All'ambiente e al clima sono andati 4,2 miliardi. Al programma Life sono andati 0,7 miliardi. Al settore agricolo sono andati 53,8 miliardi.

E Corporate Europe Observatory (Ceo), una Ong che controlla le lobby che fanno pressione sull’Ue, evidenzia un gigantesco conflitto di interessi proprio per la maggiore accusatrice degli ambientalisti, la Hohlmeier, e denuncia che «Questo solleva seri dubbi sul suo ruolo di relatrice nell'esame dei finanziamenti Ue alle Ong nell'ambito del programma LIFE» Per questo, Corporate Europe Observatory, «Esorta gli eurodeputati a rimuovere Hohlmeier dal ruolo di relatrice».

CEO ricorda che «sostenuta dai gruppi politici Epp ed Ecr, Hohlmeier ha a lungo pubblicamente sostenuto le richieste di ridurre i finanziamenti dell'UE alle Ong ambientaliste, denunciando l'uso di “denaro pubblico per attività di lobbying e advocacy", in particolare dal programma LIFE istituito dalla Commissione per sostenere l'azione ambientale e per il clima. Eppure, lei stessa riceve 75.000 € all'anno da BayWa, una società tedesca che ha beneficiato di 6,5 milioni di euro nell'ambito del programma LIFE, lo stesso fondo in esame. BayWa, il più grande commerciante agricolo in Germania e attivo in numerosi Paesi in tutto il mondo, si dice che sia anche impegnata in attività di lobbying presso il Parlamento europeo. Questo solleva dubbi sul fatto che i fondi dell'Ue vengano utilizzati per scopi simili a quelli che Hohlmeier critica quando denuncia i gruppi ambientalisti».

Il ricercatore di Ceo Kenneth Haar fa notare che «un conflitto di interessi come questo solleva seri interrogativi etici. Le regole del Parlamento europeo sono chiare: gli eurodeputati devono dichiarare qualsiasi conflitto di questo tipo prima di partecipare a dibattiti o decisioni pertinenti. Eppure la Hohlmeier non è riuscita a farlo nel suo lavoro all'interno del Budget Control Committee, dove svolge un ruolo fondamentale nella supervisione delle questioni di bilancio dell'Ue. Non vede alcun conflitto di interessi. Penso che la maggior parte dei cittadini lo farebbe. Questo è un esempio da manuale di ipocrisia e un attacco diretto alla responsabilità democratica. La Hohlmeier non può esaminare in modo credibile gli stessi meccanismi di finanziamento che avvantaggiano il suo datore di lavoro privato. Il suo ruolo di relatrice erode la fiducia nell'indipendenza e nell'integrità del Parlamento europeo».

Secondo un altro ricercatore di Ceo, Hans van Scharen, «il Parlamento europeo deve agire rapidamente e chiedere conto a Monika Hohlmeier. Le conseguenze di un mancato intervento sono evidenti: i gruppi delle lobby aziendali rafforzeranno la loro presa su Bruxelles, dominando ulteriormente il panorama delle lobby e soffocando la voce della società civile. Le feroci campagne della Cdu (Christlich Demokratische Union Deutschlands, ndr) contro l'ecologizzazione delle politiche alimentari dell'Ue sono un chiaro esempio. Hohlmeier condivide una posizione nel consiglio di sorveglianza di BayWa AG, autoproclamatasi il più grande commerciante agricolo in Germania, insieme a Joachim Ruckwied, presidente dell'influente gruppo di lobby agricole tedesco Deutscher Bauernverband (Dbv), e grande proprietario di aziende agricole lui stesso. Questo tipo di grottesco conflitto di interessi e squilibrio non farà che peggiorare, consentendo agli interessi aziendali di prosperare senza controllo. Un tale cambiamento eroderebbe l'equilibrio di potere, consoliderebbe l'influenza aziendale nel processo decisionale dell'Ue e indebolirebbe le fondamenta democratiche dell'Unione Europea».

Ma chi sta cavalcando e strumentalizzando la vicenda? Per Selvaggi la risposta è semplice: «Esattamente coloro che hanno osteggiato la Nature Restoration Law, le Strategia sulle Foreste, la riduzione dei pesticidi, le politiche contro gli allevamenti intensivi, le riforme per chiedere una Pac più amica della natura eccetera. Questo è il punto vero della storia. Il discorso non riguarda un improvviso (ed evidentemente infondato) bisogno di trasparenza, da parte di gruppi detentori di uno spaventoso potere (economico, lobbistico, politico, di relazioni), ma la paura che le politiche ambientali proseguano e gli interessi collettivi danneggino quelli privati. Il mondo vada pure in malora. I nostri interessi non si toccano. Di grande importanza è poi il momento dell'attacco. Perché l'attacco, così ben coordinato, arriva in questo momento? Beh, per una ragione precisa: nelle scorse ore, al Parlamento Europeo, era in programma la prima discussione sul futuro dei fondi Life, che la coalizione anti-ambientale ha deciso di "uccidere".

Ecco il motivo della tempistica dell'iniziativa. il ragionamento è il seguente: a) i fondi dei progetti Life sono vitali per le organizzazioni ambientaliste, b) le organizzazioni ambientaliste sono vitali per le politiche ambientali europee (l'approvazione della Nature Restoration Law lo dimostra), c) dunque, cancellare lo strumento Life significa cancellare o depotenziare le organizzazioni ambientaliste e di conseguenza la gran parte delle politiche ambientali. E' opportuno inoltre aggiungere un obiettivo più generale ma legato a doppio filo a tutto ciò: spostare la Commissione von der Leyen ancora più in là rispetto alle posizioni ecologiste della passata legislatura. E' in tal senso che va letto l'attacco specifico a Frans Timmermans, olandese (come il Telegraaph), il padre del Green Deal e dunque il nemico numero uno, ma vanno lette anche le dichiarazioni di Dirk Gotink, eurodeputato del Ppe, olandese anch'egli, che ha dichiarato quanto segue: "Non muovo alcuna accusa verso il movimento ambientalista, che è ovviamente libero di fare le sue pressioni. Sto invece puntando le mie frecce sulla Commissione europea, la cui azione sembra un'interazione orchestrata tra la coalizione verde guidata da Timmermans e una maggioranza di sinistra nel Parlamento europeo».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.