Ecco perché è sbagliato l’abbattimento dei pini a San Giovanni, secondo i principi dell’arboricoltura
Mi chiamo Marco Rinaldi e sono un arboricoltore certificato da oltre venti anni come ETW ed ETT. Vivo all'Elba da qualche anno e conosco piuttosto bene il doppio filare di pini di San Giovanni perché vi transito abitualmente. Essendo anche supervisore del Consiglio Europeo di Arboricoltura, immancabilmente oltre la strada guardo gli alberi e, se avessi notato anche il minimo segnale preoccupante per la presenza di questi esseri viventi in mezzo a noi, avrei sentito ed avuto il dovere di segnalarlo agli Enti preposti, onde evitare ogni rischio alla pubblica incolumità.
Ovviamente non ho fatto valutazioni puntuali degli alberi ma la mia pur superficiale analisi visiva è sostanzialmente in linea con le osservazioni delle perizie eseguite per conto del Comune da alcuni colleghi, meno di dieci anni fa, e considerando che per gli alberi sono un tempo breve, a mio parere non sono ravvisabili segnali preoccupanti se non nella presenza di alcuni cipressi dell'Arizona intercalati al filare di pini e che andrebbero, quelli sì, tutti rimossi; una impressione che andrebbe certo suffragata da un ricontrollo pianta per pianta, come suggerito da quello studio, predisponendo delle prove di sicurezza e stabilità e rilasciando le indicazioni degli interventi arboricolturali richiesti, dalla potatura alla cura della chioma, all'abbattimento se necessario.
Da tecnico con pluridecennale esperienza e conoscenza della biologia, fisiologia e biomeccanica degli alberi, posso affermare con certezza che il rigonfiamento dell'asfalto dovuto alla crescita degli apparati radicali come reazione al peso dei mezzi in transito, non è un segnale di potenziale instabilità degli alberi stessi e quindi non può essere usata - in un mondo normale - strumentalmente a sostegno della loro eliminazione.
Sono state le forti raffiche di vento a collaudare l'insieme degli alberi, a San Giovanni come altrove, certificandone la compatibilità con il mondo antropizzato; quello caduto aveva dei problemi che un monitoraggio periodico del verde urbano avrebbe probabilmente rilevato.
La sicurezza della viabilità per quei 1.200 metri è un problema reale, che non dipende però dalla presenza degli alberi, ma da altri fattori, quali appunto la cura delle chiome, la fresatura dell'asfalto o le altre misure moderne di contenimento delle radici affioranti e non la loro rimozione; oltre ovviamente una segnaletica adeguata per limitare la velocità.
di Marco Rinaldi