Le piante svolgono compiti diversi negli ecosistemi, anche se strettamente imparentate
Il familismo non è roba per le piante: le specie vegetali, anzi, possono svolgere funzioni diverse all'interno di un ecosistema, anche se strettamente imparentate tra loro. È questa la rivoluzionaria scoperta cui è giunto un nuovo studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Nature Ecology & Evolution, dopo un'analisi globale di circa 1,7 milioni di rilievi su comunità vegetali – provenienti dal database di vegetazione più ampio al mondo, sPlot – da 114 paesi e da tutte le zone climatiche della Terra.
Lo studio è stato guidato dall'Università Martin Luther di Halle-Wittenberg (MLU) e dall'Università di Bologna, oltre a vedere la partecipazione dell’Università di Siena.
«Finora, gli scienziati hanno ipotizzato che, in un ecosistema, esista una correlazione positiva tra i tratti funzionali delle piante, come l'altezza o la struttura delle foglie, e la loro diversità filogenetica. In altre parole, più le specie sono lontanamente imparentate, più i loro tratti funzionali dovrebbero differire», spiega il professor Helge Bruelheide, geobotanico presso la MLU.
Quando una nuova specie vegetale tenta di colonizzare un ecosistema, deve competere con gli altri abitanti per luce, nutrienti e acqua. Sarebbe quindi logico che specie diverse evitino di entrare in conflitto, svolgendo funzioni differenti all'interno dell'ecosistema. Questa variazione nella diversità funzionale delle piante dovrebbe presumibilmente riflettersi anche nella loro diversità filogenetica, cioè nel grado di parentela tra le specie. Eppure, i ricercatori hanno scoperto questa non è affatto la regola.
L’analisi mostra che più della metà dei campioni di vegetazione esaminati aveva un'elevata diversità funzionale ma una bassa diversità filogenetica. Solo circa il 30% dei campioni mostrava un livello alto o basso di entrambe le tipologie di diversità contemporaneamente. È interessante che oltre la metà delle aree analizzate presentasse una maggiore diversità funzionale rispetto a quella filogenetica.
«Il risultato è stato sorprendente: abbiamo scoperto che non esiste una correlazione positiva tra diversità funzionale e filogenetica. Anzi, le due sono spesso negativamente correlate», aggiunge Georg Hähn dell'Università di Bologna.
Si tratta di una scoperta con importanti ricadute pratiche: un ecosistema potrebbe quindi essere vulnerabile ai cambiamenti climatici se presenta un numero insufficiente di specie funzionalmente diversificate o una carenza di diversità evolutiva.
«Il nostro studio dimostra che le piante in molti ecosistemi svolgono compiti diversi, pur essendo strettamente imparentate. Questo ha importanti implicazioni per la conservazione della natura», conclude Gianmaria Bonari, ricercatore di Botanica dell’Università di Siena del gruppo di lavoro di Scienza della vegetazione del Dipartimento di Scienze della Vita.