Alla Cop16 sulla biodiversità è il momento dell’attuazione per il quadro Kunming-Montreal
Da oggi è in corso in Colombia la 16esima Conferenza Onu sulla biodiversità (Cop16), la prima dopo l'adozione del quadro globale sulla biodiversità di Kunming-Montreal alla Cop15 del dicembre 2022 in Canada: adesso è il momento dell’attuazione.
«Stiamo per scoprire quanto i governi del mondo siano realmente intenzionati a fermare la drammatica perdita di biodiversità sul nostro pianeta. È il momento di mostrare le proprie carte: vedremo chi agirà concretamente e chi ostacolerà i progressi necessari. La Cop16 è un momento decisivo – spiega An Lambrechts, responsabile della delegazione di Greenpeace alla Conferenza – La lotta contro i cambiamenti climatici è strettamente legata alla protezione della natura. Le azioni previste dalle convenzioni sulla biodiversità devono andare di pari passo con quelle per la protezione del clima ed essere riconosciute come fondamentali per proteggere le persone e il pianeta. Non possiamo permetterci ulteriori ritardi: i governi devono arrivare a Cali pronti a mantenere le promesse».
In particolare, Greenpeace chiede l'attuazione del quadro globale sulla biodiversità di Kunming-Montreal, che impegna i paesi a stanziare 20 miliardi di dollari entro il 2025, destinati a diventare 30 miliardi entro il 2030, garantendo l'accesso diretto ai finanziamenti a popoli indigeni e comunità locali. Inoltre, secondo Greenpeace sarà essenziale arrivare a un accordo formale che metta in sinergia gli impegni assunti per la protezione del clima e quelli per la protezione della biodiversità, a livello internazionale e nazionale, e che riconosca la protezione dell'integrità degli ecosistemi come misura centrale.
L'associazione ambientalista, infine, chiede l'implementazione ambiziosa delle strategie e dei piani nazionali per la biodiversità (Nbsaps) e la creazione di un meccanismo per l’identificazione e la protezione delle aree marine ecologicamente e biologicamente significative, che tenga conto degli interessi e dei diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali.
«Definire queste aree – concludono gli ambientalisti – sarà cruciale per rispettare l'obbligo di proteggere il 30% degli oceani del mondo entro il 2030, così come previsto dal quadro globale sulla biodiversità di Kumming-Montreal, e per una rapida e positiva attuazione del nuovo Trattato Onu sugli oceani, una volta entrato in vigore».