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La piccola rana e il capitalismo della conservazione

Applicare la teoria del portafoglio per salvare il coquí llanero e ripristinare le paludi costiere di Puerto Rico
 |  Natura e biodiversità

Lo  studio “Applying portfolio theory to benefit endangered amphibians in coastal wetlands threatened by climate change, high uncertainty, and significant investment risk”, pubblicato recentemente su  Frontiers in Conservation Science da Mitchell Eaton, Adam Terando e Jaime Collazo dell’U.S. Geological Survey e della North Carolina State University ha utilizzato la moderna teoria del portafoglio per proteggere la piccola e rara rana portoricana Coquí Llanero (Eleutherodactylus juanariveroi) da un clima imprevedibile, e i risultati sono stati illuminanti. Lo studio evidenzia che «Sebbene il coqui llanero possa essere localmente abbondante, questa minuscola specie costiera con limitata capacità di migrazione è attualmente nota solo per tre piccole popolazioni in paludi di pianura sensibili, il che mette la distribuzione globale di questo anfibio a rischio critico di estinzione».

Nonostante il coquí llanero sia un minuscolo anfibio in via di estinzione, poco appariscente, color giallo pallido e non più grande di una moneta da dieci centesimi di dollaro, è diventato un esempio di come la biologia della conservazione possa fondersi con il calcolo economico del capitalismo: il team di scienziati statunitensi, utilizzando lo stesso ragionamento che gli investitori adottano per proteggersi dagli imprevedibili alti e bassi economici futuri, ha scoperto di poter aumentare le probabilità di proteggere questa rara rana dagli effetti imprevedibili di minacce come il cambiamento climatico.

Al centro di questo approccio c'è la cosiddetta teoria del portafoglio secondo la quale, invece di concentrarsi su un singolo investimento, come le azioni di una società, una persona deve distribuire i suoi investimenti su una gamma di modi diversi per guadagnare denaro. In determinate situazioni, alcuni avranno prestazioni migliori di altri, proprio come il valore di azioni e obbligazioni spesso va in direzioni opposte. Mentre detenere obbligazioni potrebbe non sembrare il miglior modo per fare soldi durante le impennate dei prezzi delle azioni, nel lungo termine quel tipo di diversità può proteggere dall'essere troppo vulnerabili alle montagne russe dei mercati finanziari.

Eaton, un ecologo del Southeast Climate Adaptation Center dell'US Geological Survey, spiega su Anthropocene che «La diversificazione degli investimenti è una specie di bacchetta magica per la stabilità in caso di incertezza futura del mercato. L'idea alla base dell'utilizzo della moderna teoria del portafoglio è quella di gestire il rischio in caso di incertezza climatica futura e di aiutare i manager a considerare gli investimenti con maggiore attenzione».

Già nello studio “Population diversity and the portfolio effect in an exploited species”, pubblicato su Nature nel 2010 da un team di ricercatori dell’università di Washington – Seattle e della Gordon and Betty Moore Foundation, gli scienziati avevano usato il termine portafoglio per spiegare la notevole produttività delle migrazioni del salmone rosso nella baia di Bristol, in Alaska e una teoria simile applicata alla conservazione era già stata esposta nello studio “Selecting coral species for reef restoration”, pubblicato nel 2023 sul Journal of Applied Ecology da un team di ricercatori hawaiani e australiani per decidere quali specie di corallo cercare di salvare. Come scrive Warren Cornwall su Anthropocene, «La natura è, per molti versi, la praticante originale della teoria del portafoglio, con l'evoluzione che premia le specie che possono mantenere la diversità genetica».

Ma, a prima vista, il coquí llanero sembra un pessimo investimento: Il suo acuto "ko-kee" è un richiamo simile a quello di altre 15 specie di rane coquí più comuni che sono un'icona culturale di Puerto Rico e ormai sopravvive in meno di 3 chilometri quadrati di paludi costiere d'acqua dolce lungo le coste settentrionali dell’isola, uno degli habitat di palude tra i più a rischio al mondo anche a causa dell’'innalzamento del mare. Le previsioni climatiche prevedono che Puerto Rico diventerà più secca e calda, non certo una buona notizia per creature in via di estinzione che dipendono da ambienti umidi. A questo si aggiungono, tra le altre cose. la perdita di territorio dovuta all'urbanizzazione, al prosciugamento delle zone umide, alle specie vegetali invasive e all’acqua inquinata proveniente da una discarica vicina. Nel 2012, rispondendo a una richiesta del Center for Biological Diversity,  l'US Fish and Wildlife Service ha elencato il coquí llanero come a rischio estinzione.  

Secondo gli scienziati, a seconda di quanto si innalzerà il livello del mare, nei prossimi anni i luoghi in cui vive la piccola rana potrebbero ridursi tra il 25% e il 90% ed Eaton evidenzia che «C'è un limite a quanto i coquí possono fare da soli per evitare i rischi climatici. Quindi, è importante che pensiamo a come gestire e mitigare il rischio all'interno di questo complesso ecosistema».

Il team di ricercatori voleva verificare se ragionare come investitori esperti potesse aiutare a chiarire quali strategie di conservazione fossero le migliori. Così, come fossero grandi investitori in borsa, si sono messi a cercare informazioni e hanno accumulato una montagna di dati sulla biologia e l'habitat della rana per capire meglio quali condizioni permettevano a questo anfibio di rosperare. Poi hanno aggiunto al mix informazioni su dove si trovavano questi luoghi a Puerto Rico e su come il cambiamento climatico potrebbe alterare il territorio in futuro. Con tutte queste informazioni, più diversi budget ipotetici, i ricercatori hanno calcolato i pro e i contro di due diverse strategie di investimento. Da un lato, hanno preso in considerazione una strategia di conservazione che avrebbe massimizzato il beneficio, ovvero il maggior numero di rane. Dall'altro, hanno modellato un approccio più conservativo in cui hanno posto maggiore enfasi sul non farsi cogliere impreparati da problemi imprevisti.

I risultati hanno mostrato che i diversi approcci hanno, di fatto, portato a diversi piani di recupero e che «Nel complesso, è probabile che le rane se la cavino meglio con la strategia più conservativa».

Se i conservazionisti volevano ottenere il maggior numero di rane per esemplare maschio, i costi venivano contenuti spendendo soldi per trasferire le rane in luoghi già protetti. Al contrario, cercare di bilanciare rischi e benefici puntava a spendere più soldi per acquistare nuovi appezzamenti di terra dove le rane potessero vivere. Questo è dovuto in parte al fatto che gli scienziati hanno trovato una quantità significativa di zone umide prosciugate che potrebbero essere ripristinate, espandendo il potenziale habitat del Coquí Llanero  di 7 volte rispetto al territorio nel quale si pensa che vivano attualmente. I risultati suggeriscono che «Potrebbe valere la pena perseguire una strategia a lungo termine di acquisto e ripristino di habitat di alta qualità, anche se i costi iniziali sembrano più elevati».

Lo studio conclude: «Prima di considerare risposte di gestione localizzate come il ripristino o la conservazione di singole parcelle di terreno o il trasferimento di individui in un rifugio "altamente probabile", la valutazione di una strategia di portafoglio più completa può aiutare i decisori a mitigare i rischi di investire in attività costose e a lungo termine quando si affronta una grande incertezza climatica. Investire in più siti di trasferimento e possibilmente in un portafoglio di parcelle di terreno è inevitabilmente molto più costoso che agire su singole opzioni di protezione, ma il portafoglio non deve essere implementato tutto in una volta, né da un singolo decisore. Le opportunità di conservare singole parcelle man mano che diventano disponibili non devono essere ignorate, ed esistono metodi di ottimizzazione per far progredire il processo che descriviamo in dettaglio qui identificando una sequenza ottimale di parcelle da conservare in un progetto di portafoglio identificato (ad esempio, Moilanen e Cabeza, 2007 ; Golovin et al., 2011 ; Bonneau et al., 2018). Un processo esplicito e deliberativo di generazione di conoscenze collaborative, pianificazione dell'adattamento, processo decisionale e condivisione delle risorse è un mezzo (Johnson et al., 2020) per iniziare a mettere insieme una rete di riserve su tutta l'isola per conservare una serie di specie, habitat e processi ecosistemici di valore».

Se gli enti governativi incaricati di far rivivere questa piccola rana riusciranno a trovare i soldi o a mettere in atto una strategia a lungo termine è un'altra questione. Come vi dirà qualsiasi startup, se non riuscite a trovare investitori, non importa quanto sia buono il vostro piano.

Redazione Greenreport

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