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Lipu: la preaperture della caccia il primo settembre è un affronto all’Ue. È necessaria una condanna dell'Italia

Si spara alla tortora selvatica in Basilicata, Calabria, Marche, Puglia, Sicilia e Sardegna. ricorsi al Tar e segnalazioni a Bruxelles
 |  Natura e biodiversità

Da domenica 1 e lunedi 2 settembre, con le preaperture della stagione venatoria, i cacciatori ritornano in azioni in 16 regioni italiane dove potranno sparare a gazze, ghiandaie, cornacchie grige, colombacci, quaglie, alzavole e marzaiole ma anche lo storno “in deroga” (Toscana e alcune province lombarde) e, soprattutto, denuncia la Lipu-BirdLife Italia, alla tortora selvatica, «Una specie in cattivo stato di conservazione, classificata come “Spec 1’” (ossia minacciata a livello globale) e inserita nella categoria “Vulnerabile’” dalla Lista rossa europea.  La tortora selvatica sarà cacciabile in Basilicata, Calabria, Marche, Puglia, Sicilia e Sardegna, sfidando le precise indicazioni europee di non cacciare la specie per salvaguardarne la popolazione che frequenta la “flyway” (o via di migrazione) dell’Europa orientale».

Su molte regioni sono intervenute la Lipu e il coordinamento delle associazioni, con ricorsi al Tar come quelli che hanno portato alla sospensione, lo scorso 20 agosto, della caccia alla tortora in Veneto, il 24 agosto delle preaperture in Campania e due giorni fa della preapertura alla tortora in Umbria.

La Lipu evidenzia che «Nonostante sia uno strumento di deroga, del tutto facoltativo, da usare dunque con molta cautela, le regioni ricorrono abitualmente alla preapertura della caccia, a volte su specie a stato di conservazione negativo come la tortora selvatica. Le preaperture della caccia, previste dall’articolo 18, comma 2, della legge 157/92, colpiranno 14 specie, 5 delle quali (tra cui la tortora selvatica, oltre a quaglia, marzaiola, beccaccino e germano reale) classificate come “Spec” 2 (stato di conservazione cattivo e concentrate in Europa) o “Spec 3” (stato di conservazione cattivo e non concentrate in Europa) e per le quali dunque servirebbero  importanti politiche di conservazione».

Giovanni Albarella, responsabile antibracconaggio e aAttività venatoria della Lipu, conclude: «Nell’anno più caldo della storia, in piena crisi ambientale, siccità e crisi della biodiversità buon senso avrebbe voluto che la caccia in preapertura venisse sospesa in tutto il Paese. Comunque, ai ricorsi presentati si aggiungeranno nuove segnalazioni alla Commissione europea, che vede la caccia italiana sotto osservazione con una procedura di infrazione e una procedura Pilot, la quale potrebbe presto trasformarsi anch'essa in infrazione. Quest’ultima contesta all’Italia, e a molte sue regioni,  vari elementi quali l’esercizio venatorio durante la migrazione pre-riproduttiva, oltre che la caccia su specie in cattivo stato di conservazione in assenza di piani di gestione o con piani di gestione non efficacemente applicati, nonché lo scarso impegno dell’Italia a fronteggiare il bracconaggio. Forse solo con una nuova condanna da parte della Corte di Giustizia la caccia italiana potrebbe riportarsi nell'alveo della legalità».

Redazione Greenreport

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