Un’orsa catturata nell’Alto Garda e munita di radiocollare. È KJ1?
Al termine del Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza convocato questa mattina dal commissario del Governo Giuseppe Petronzi per affrontare – tra le altre questioni – il nodo grandi carnivori, il Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento (PAT) ha annunciato che «Una femmina di orso è stata catturata da una trappola a tubo nell’Alto Garda, dotata di radiocollare e infine rilasciata».
La PAT evidenzia che «Le analisi genetiche stabiliranno se si tratta di KJ1, l’esemplare responsabile dell’aggressione a un escursionista in località Naroncolo a Dro lo scorso 16 luglio. La posizione dell’animale è riportata sulla mappa degli orsi muniti di radiocollare e pubblicata sul sito Grandicarnivori.provincia.tn.it, dove è possibile consultare anche le regole di coesistenza con l’orso.
L’Amministrazione provinciale sottolinea inoltre «L’impossibilità di interdire alle persone le aree frequentate da KJ1 sotto i profili tecnico e sociale: l’area dove si muove l’orsa – testimoniata dai monitoraggi eseguiti dal Servizio faunistico – è infatti estesa 110 chilometri quadrati e al suo interno si trova una rete di sentieri e strade forestali lunga 250 chilometri con circa 100 accessi diversi».
L’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli animali e dell’Ambiente, pur appartenendo al centro-destra mette pesantemente in dubbio la buona fede della gionta di destra del Trentino guidata dal leghista Fugatti: «Stando al comunicato diffuso oggi dalla Provincia autonoma di Trento, e ripreso dalle agenzie di stampa, sarebbe stata catturata e munita di radiocollare una femmina d’orso “non identificata” (si attende il responso delle analisi genetiche). Allo stesso tempo la Provincia afferma che non è possibile chiudere i sentieri frequentati da KJ1 sotto i profili tecnico e sociale. Diciamo così: non mi stupirei se quell’orsa fosse KJ1 e gli operatori che l’hanno catturata lo sapessero benissimo e se il radiomarcaggio, permesso dal decreto del TRGA, e la dichiarazione sui sentieri servissero a consentire e giustificare un abbattimento-lampo di mamma orsa alla prima occasione e conseguentemente la morte dei suoi cuccioli, non ancora autonomi. Il caso di M90, prima radiocollarato per poterlo individuare e poi abbattuto praticamente in contemporanea con l’emissione della sentenza di condanna, insegna».