Il DNA ambientale racconta la biodiversità della Laguna di Marano e Grado
Lo studio “Environmental DNA enhances comprehension of the spatial and temporal dynamics of fish diversity in a coastal lagoon”, pubblicato su Estuarine, Coastal and Shelf Science da Elisa Banchi, Valentina Tirelli e Diego Borme dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale - OGS e del National Biodiversity Future Center e da Nicola Bettoso dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Friuli Venezia Giulia e Sergio Stefanni della Stazione Zoologica Anton Dohrn. ha analizzato per la prima volta attraverso l’analisi del DNA ambientale la biodiversità della fauna ittica della Laguna di Marano e Grado, una delle zone umide costiere più importanti del Mediterraneo.
IL DNA ambientale è costituito dal materiale genetico che gli organismi rilasciano nell’ambiente in cui vivono e si muovono e l’analisi molecolare è un metodo efficace e non invasivo che si è dimostrato valido quanto i metodi di campionamento più tradizionali.
La Bianchi spiega che «Abbiamo combinato una tecnica di analisi genetica chiamata metabarcoding del DNA ambientale (eDNA), che consente di identificare le specie presenti in un ambiente senza bisogno di catturarle bensì analizzando un campione d’acqua, e un metodo di campionamento più tradizionale, ovvero la pesca con rete, per avere dati sulla biodiversità e per confrontare le due metodologie».
Lo studio è stato condotto grazie al supporto del progetto ARGOS - ShARed GOvernance of Sustainable fisheries and aquaculture activities as leverage to protect marine resources in the Adriatic Sea, finanziato dal programma Interreg V-A Italia-Croazia CBC Programma, 2014–2020 e del National Biodiversity Future Center - NBFC finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) Missione 4 “Istruzione e ricerca”, componente 2 “Dalla ricerca all’impresa”, Investimento 1.4 "Potenziamento strutture di ricerca e creazione di "campioni nazionali di R&S" su alcune Key Enabling Technologies" (Centri Nazionali).
Secondo la Tirelli, «Questo studio rappresenta un significativo passo avanti nella comprensione della biodiversità e delle dinamiche ecologiche della Laguna di Marano e Grado. I risultati ottenuti con approccio molecolare, combinati con quelli dei monitoraggi svolti con metodologie tradizionali, hanno fornito importanti informazioni per l’implementazione delle future strategie di conservazione e di gestione della laguna. Si tratta di uno studio pilota che sicuramente potrà essere ampliato nel prossimo futuro».
Stefanni conclude: «L'implementazione della genetica alle attività di monitoraggio tradizionale contribuisce a valorizzare la biodiversità locale e individuare la presenza di specie non autoctone anche se rare. Questo studio è un ottimo esempio di integrazione di competenze complementari per fornire informazioni utili per una gestione sostenibile delle risorse legate alla pesca».