Le piante e gli animali invasivi si stanno espandendo 100 volte più velocemente delle specie autoctone
Lo studio “Observed and Potential Range Shifts of Native and Nonnative Species with Climate Change”, pubblicato recentemente su Annual Reviews of Ecology, Evolution and Systematics da un team di ricercatori statunitensi e spagnoli ha scoperto che «Le specie non autoctone stanno espandendo i loro areali molto più velocemente di quelle autoctone, in gran parte a causa dell’involontario aiuto umano. Anche le piante non autoctone apparentemente sedentarie si spostano a una velocità tre volte superiore a quella delle loro controparti autoctone in una corsa in cui, a causa del rapido ritmo del cambiamento climatico e del suo effetto sull’habitat, la velocità conta».
All'Università del Massachusetts - Amherst (UMass )che ha guidato il team di ricerca fanno notare che «Per sopravvivere, piante e animali devono spostare i loro areali di 3,25 chilometri all’anno solo per tenere il passo con l’aumento delle temperature e i cambiamenti climatici associati, una velocità che le specie autoctone non possono gestire senza l’aiuto umano».
L’autrice principale dello studio, Bethany Bradley che insegna conservazione ambientale all'UMass Amherst, sottolinea: «Sappiamo che il numero di specie vegetali invasive sta aumentando in modo esponenziale in tutto il mondo. Sappiamo anche che i vivai stanno esacerbando la diffusione delle specie invasive causata dal clima e che affrontare le specie invasive è uno dei modi migliori per prepararsi al cambiamento climatico . Quello che volevamo scoprire è quanto velocemente si stanno muovendo sia le specie autoctone che quelle non autoctone in questo momento, e quanto lontano potrebbero spingersi».
Per capire quanto velocemente si stanno muovendo le specie, il team di ricercatori – che comprendeva anche scienziati delle università statunitensi del New Jersey, Michigan, Colorado e Hawaii e spagnoli delle università di Siviglia e Saragozza in Spagna - ha esaminato in modo esauriente una vasta serie di studi pubblicati in precedenza e dataset di libero accesso su quanto lontano e con quale velocità si sono spostate sia le specie autoctone che quelle non autoctone, che rappresentano diversi taxa ed ecosistemi.
All'UMass ricordano che «Un sottoinsieme importante di questa ricerca è stato quello di raccogliere dati che mostrassero come gli esseri umani stanno contribuendo ad accelerare la diffusione di specie non autoctone, sia accidentalmente, come quando una particolare specie si ritrova in un container che viaggia tra i continenti, sia intenzionalmente, quando un il giardiniere acquista una pianta ornamentale invasiva da un vivaio e la porta a casa sua».
La conclusione a cui sono giunti la Bradley e colleghi è che «se vogliono stare al passo con i cambiamenti climatici, le specie terrestri, comprese le piante, devono spostarsi a più di 3,25 chilometri all’anno, mentre le specie marine devono spostarsi a 2,75 chilometri all’anno. Sfortunatamente, le specie autoctone riescono a spostarsi in media solo di 1,74 chilometri all’anno. Le specie non autoctone, tuttavia, si stanno diffondendo da sole a circa 35 chilometri all’anno. Quando si tiene conto del ruolo umano nella diffusione delle specie non autoctone, la velocità sale alla cifra astronomica di 1.883 chilometri all’anno, 1.000 volte più veloce della velocità con cui si stanno diffondendo le specie autoctone».
La Bradley aggiunge: «In sostanza, per le specie autoctone non c’è alcuna possibilità di tenere il passo con il cambiamento climatico senza l’aiuto umano».
Il team di ricerca ispano-statunitense voleva anche capire fino a che punto sia le specie autoctone che quelle non autoctone potrebbero diffondersi in un mondo in via di riscaldamento, visto che non tutti gli ecosistemi sono habitat adatti. Sebbene ci fossero meno casi di studio da sintetizzare e analizzare per il team, la loro ricerca indica che «E’ probabile che le specie non autoctone trovino più territorio di loro gradimento rispetto alle specie autoctone». La Bradley evidenzia che «Mentre ciò significa che le specie non autoctone potrebbero avere più territorio da guadagnare con il cambiamento climatico, significa anche che hanno più territorio da perdere poiché alcuni margini di distribuzione diventano sempre più inadatti».
Tutto questo cosa significa per il futuro? La Bradley conclude: «E’ chiaro che le persone sono molto brave a spostare le specie, e questo è uno dei maggiori vantaggi che hanno le specie non autoctone. Dobbiamo prendere seriamente on considerazione e iniziare a implementare la migrazione assistita – la pratica di aiutare deliberatamente le specie autoctone a spostarsi in luoghi più adatti – se vogliamo che le nostre piante e i nostri animali autoctoni abbiano una possibilità».