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Ai pinguini piaceva il global warming, ma ora il ghiaccio si sta ritirando troppo o troppo in fretta

 |  Natura e biodiversità

Nel rapporto “A reversal of fortunes: climate change 'winners' and 'losers' in Antarctic Peninsula penguins” pubblicato su Scientific Reports un team di internazionale di scienziati guidato dai ricercatori britannici delle università di Southampton ed Oxford spiega come sono  cambiate le popolazioni di pinguini negli ultimi 30 mila anni, dimostrando che tra l'ultima glaciazione - e fino a circa 1.000 anni fa - le popolazioni hanno beneficiato dal riscaldamento climatico e della ritirata del ghiaccio. Ma «Ciò suggerisce – dicono i ricercatori - che i recenti cali dei pinguini possono esserci stati perché il ghiaccio si sta ritirando troppo o troppo in fretta».

Per studiare quando ha cominciato a presentarsi l’attuale diversità genetica dei pinguini e per ricreare le dimensioni delle popolazioni del passato, il team internazionale, che comprendeva anche scienziati del British Antarctic Survey  e ricercatori statunitensi  di Oceanites Inc, Woods Hole Oceanographic Institution, e dell’Università del North Carolina, ha utilizzato una tecnica genetica e indagando sui 30 mila anni prima che l’attività antropica influenzasse il clima, mentre l'Antartide si stava gradualmente riscaldato, hanno scoperto o che tre specie di pinguino; dal sottogola o dell’Antartide (Pygoscelis antarctica), di Adelia (Pygoscelis adeliae) e le popolazioni meridionali di pinguini Papua (Pygoscelis papua) sono aumentati di numero. Al contrario, i pinguini Papua delle isole Falkland sono rimasti  relativamente stabili perché non sono stati influenzati da grandi cambiamenti nell’estensione del ghiaccio.

La principale autrice, Gemma Clucas, del dipartimento Ocean and Earth Sciences dell’università di Southampton, spiega: «Mentre noi di solito pensiamo di pinguini facendo affidamento sul ghiaccio, questa ricerca dimostra che durante l'ultima glaciazione probabilmente c'era troppo ghiaccio intorno all'Antartide per sostenere le popolazioni di grandi dimensioni che vediamo oggi. I pinguini che abbiamo studiato hanno bisogno di terra libera dai ghiacci per riprodursi, e devono essere in grado di accedere al mare per nutrirsi. L'estesa  calotte di ghiaccio e sul mare intorno all'Antartide l’avrebbero  resa inospitale per loro. Quel che è particolarmente interessante è che, dopo l'era glaciale, tutte queste popolazioni di pinguini sono state delle “vincitrici”  dei cambiamenti climatici, vale a dire il riscaldamento climatico ha permesso loro di espandersi e aumentare di numero. Tuttavia, questo non è il modello che stiamo vedendo oggi.  I pinguini di Adelia e dal sottogola sembrano essere in declino a causa del cambiamento climatico intorno alla penisola Antartica, così sono diventati "perdenti". Solo il pinguino Papua ha continuato ad essere un “vincitore” e sta ampliando il suo areale a sud».

Un altro autore dello studio, Tom Hart del dipartimento di zoologia dell’università di Oxford aggiunge: «Non stiamo dicendo che il riscaldamento climatico di oggi è un bene per i pinguini, infatti l'attuale declino di alcune specie di pinguini suggerisce che il riscaldamento climatico è andato troppo oltre per la maggior parte dei pinguini. Quello che abbiamo scoperto è che negli ultimi 30.000 anni diverse specie di pinguini hanno risposto in modo molto diverso ad un riscaldamento avvenuto in modo graduale, non qualcosa che ci si poteva aspettare, dato il danno che l’attuale rapido riscaldamento sembra provocare alle “prospettive” dei pinguini».

Per indagare sulle variazioni della diversità genetica dei pinguini, i ricercatori hanno raccolto piume e campioni di sangue da 537 pinguini delle colonie intorno alla Penisola Antartica ed hanno poi sequenziato una regione del DNA mitocondriale, che si evolve in tempi relativamente brevi. Utilizzando il tasso di mutazione di questa regione di DNA come un punto di calibrazione, i ricercatori anglo-americani sono stati in grado di tracciare come sia varata la dimensione di queste popolazioni nel corso del tempo.

La Clucas  spiega ancora sul sito dell’università si Oxford: «Durante l'ultima era glaciale dell'Antartide in inverno era circondata dal 100% in più ghiacci marini di oggi. Quando il ghiaccio si ritirò, questi pinguini hanno avuto accesso a più siti di riproduzione ed a più mare aperto  per sfamarsi. Nonostante il riscaldamento storico abbia chiaramente aperto nuove opportunità per i pinguini, non dovremmo supporre che l'attuale rapido riscaldamento causato dalle attività umane sia un bene per i pinguini nel loro complesso. Prove di altri studi dimostrano che il cambiamento climatico oggi sta creando un sacco di perdenti e pochi vincenti, con i sottogola e le popolazioni di Adelia intorno alla Penisola Antartica in declino veloce. Questo è causato probabilmente dalle riduzioni del ghiaccio marino che stanno causando riduzioni negli stock di krill di cui si nutrono, mentre le popolazioni di pinguini Papua, che non si basano così tanto sul krill, crescono e si espandono».

Redazione Greenreport

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