
Tutela del suolo, accordo di Consiglio e Parlamento Ue per direttiva ad hoc. Ma gli ambientalisti: «Testo debole»

Consiglio e Parlamento europeo hanno siglato un accordo provvisorio su una direttiva che sulla proposta della Commissione Ue per una legge sul monitoraggio del suolo. L’obiettivo è quello di avere suoli europei sani entro il 2050, in linea con l’ambizione comunitaria di «inquinamento zero». La legge dovrebbe inoltre fornire un quadro Ue più coerente e armonizzato per il monitoraggio del suolo e le misure di contrasto al consumo e al degrado.
Il provvedimento deve essere ora confermato da entrambe le istituzioni ma l’intesa preliminare è importante come primo passo, perché i terreni sani sono la base per il 95% del cibo che mangiamo, ospitano oltre il 25% della biodiversità mondiale e sono il più grande serbatoio di carbonio terrestre del pianeta. Tuttavia, il suolo è una risorsa limitata e oltre il 60% dei suoli nell'Ue non è in buone condizioni.
La nuova legge sul monitoraggio del suolo fornirà un quadro giuridico per contribuire al raggiungimento di suoli sani entro il 2050. Come? Primo, creando un quadro di monitoraggio solido e coerente per tutti i suoli dell'Ue, in modo che gli Stati membri possano adottare misure per rigenerare i suoli degradati. Secondo, rendendo la gestione sostenibile del suolo la norma nell'Ue: gli Stati membri dovranno definire quali pratiche devono essere attuate dai gestori del suolo e quali devono essere vietate perché causano il degrado del suolo. Terzo, chiedendo agli Stati membri di identificare i siti potenzialmente contaminati, indagare su di essi e affrontare i rischi inaccettabili per la salute umana e l'ambiente, contribuendo così a creare un ambiente privo di sostanze tossiche entro il 2050.
Per proteggere gli agricoltori e i silvicoltori, specifica in una nota il Parlamento europeo, la direttiva concordata non impone nuovi obblighi ai proprietari o ai gestori dei terreni. Al contrario, obbliga i Paesi dell'Ue ad aiutarli a migliorare la salute e la resilienza del suolo, ossia la capacità del suolo di continuare a svolgere il suo importante ruolo nell'ecosistema. Le misure di sostegno possono comprendere consulenze indipendenti, attività di formazione e sviluppo delle capacità, nonché la promozione della ricerca e dell'innovazione e misure di sensibilizzazione sui benefici della resilienza del suolo. Gli Stati membri dovranno inoltre valutare regolarmente il costo finanziario per gli agricoltori e i silvicoltori del miglioramento della salute e della resilienza del suolo.
La legge richiederà agli Stati membri di redigere un elenco pubblico di siti potenzialmente contaminati entro dieci anni dalla sua entrata in vigore e di affrontare qualsiasi rischio inaccettabile per la salute umana e l'ambiente. Infine, 18 mesi dopo l'entrata in vigore della legge, verrà stilata una lista indicativa di sostanze emergenti che potrebbero rappresentare un rischio significativo per la salute del suolo, la salute umana o l'ambiente e per le quali sono necessari dati. Questa lista includerà i Pfas (noti anche come “sostanze chimiche per sempre”) e i pesticidi.
«È giunto il momento di agire poiché oltre il 60% dei suoli europei è malsano e sta peggiorando. Un terreno sano e resiliente è la chiave per garantire cibo sicuro e nutriente e acqua più pulita per le generazioni a venire», ha detto Paulina Hennig-Kloska, ministra polacca per il Clima e l’ambiente.
Impostazione e contenuti dell’accordo siglato da Consiglio e Parlamento europeo non convincono però le sigle ambientaliste. L’European environmental bureau riconosce che l’intesa raggiunta «è un'importante pietra miliare per avere finalmente un quadro giuridico dell'Ue sul suolo». Ma, aggiunge la rete di organizzazioni green, «i politici non hanno colto l'opportunità di affrontare adeguatamente il degrado del suolo, annacquando invece un testo che già mancava di sostanza». Originariamente concepito come un quadro di riferimento per riportare in salute i suoli dell'Ue, le Ong sono allarmate «nel vedere che è stato ulteriormente privato di misure e obblighi fondamentali».
In particolare, l’Eeb punta il dito contro la «scarsa ambizione generale e la mancanza di obiettivi giuridicamente vincolanti e di piani per la salute del suolo» e «l’eliminazione di misure chiave sulla gestione sostenibile del suolo»: «Non richiedendo agli Stati membri di identificare e implementare pratiche di gestione sostenibile del suolo ed eliminando i principi comuni di gestione del suolo, la legge non riesce a stabilire un percorso verso un reale miglioramento della salute del suolo». Per l’Eeb, inoltre, non va bene il declassamento degli sforzi per ridurre il consumo di suolo (la dannosa conversione di aree agricole o naturali in superfici artificiali) a misure volontarie. «Inoltre, il campo di applicazione è stato ridotto solo all'impermeabilizzazione e alla distruzione del suolo, il che ostacola i progressi verso il raggiungimento dell'obiettivo della Strategia per il suolo di non avere un consumo netto di suolo entro il 2050». Ultimo ma non ultimo: «L’introduzione di eccessive flessibilità nel quadro di monitoraggio e valutazione della salute del suolo (il cuore di questa legge), che mette a rischio una valutazione armonizzata della salute complessiva del suolo in Europa. Ad esempio, i requisiti di monitoraggio della biodiversità e dell'inquinamento del suolo sono inadeguati».
