
Istat, la produzione industriale italiana è in calo da 25 mesi di fila

In base ai dati pubblicati oggi dall’Istituto nazionale di statistica (Istat), a febbraio l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisce dello 0,9% in termini congiunturali (rispetto a gennaio) e del 2,7% in termini tendenziali (ovvero rispetto a febbraio 2024).
L’indice destagionalizzato aumenta su base mensile solo per l’energia (+4,0%); mentre si osservano flessioni per i beni strumentali (-3,3%), i beni intermedi (-2,0%) e i beni di consumo (-1,9%). Anche guardando ai dati tendenziali si registra una crescita esclusivamente per l’energia (+7,6%); al contrario, diminuzioni contraddistinguono i beni strumentali (-9,8%), i beni intermedi (-4,6%) e i beni di consumo (-2,0%).
«A febbraio – commenta nel merito l’Istituto – la produzione industriale destagionalizzata diminuisce rispetto a gennaio. Il calo è diffuso ai principali raggruppamenti di industrie, con esclusione dell’energia. Risulta negativo anche l’andamento congiunturale complessivo nella media degli ultimi tre mesi. In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, l’indice complessivo prosegue la lunga fase di flessione. La dinamica tendenziale è negativa per tutti i principali raggruppamenti di industrie, con l’eccezione dell’energia».
Il calo della produzione industriale prosegue dunque ininterrotto da quasi l’intera durata del Governo Meloni (insediatosi nel novembre 2022), senza accennare inversioni di marcia. Il tutto mentre l’esecutivo sta proponendo di bloccare il Green deal, ovvero quell’insieme di politiche industriali messe in campo dall’Ue per decarbonizzare e al contempo rendere più competitiva l’economia europea.
Un percorso oggi ben interpretato dalla Spagna a guida progressista. Intervenendo alla terza edizione dell'Enagás hydrogen day, a inizio febbraio, il presidente spagnolo Pedro Sánchez ha richiamato i dati pubblicati nei giorni scorsi dall’Instituto nacional de stadística: «Il momento economico che sta vivendo il nostro Paese ci ha permesso di chiudere l'anno 2024 con una crescita trimestrale non inferiore al 3,5% del Pil» in termini tendenziali, ovvero sette volte di più dell’Italia (+0,5%).
Al contempo, il 56% di energia elettrica prodotta in Spagna arriva oggi dalle fonti rinnovabili (l’Italia è al 48,8%, quanto basta a coprire il 41,2% della domanda), il che sta consentendo di «generare migliaia di posti di lavoro e avere un'elettricità più economica del 30% rispetto a quella dei nostri concorrenti europei, superando la più grande debolezza competitiva che il nostro Paese ha avuto per molti decenni». Nel merito, è utile richiamare le stime elaborate dal ricercatore Luigi Moccia: se nell’ultimo quadriennio l’Italia avesse investito sulle rinnovabili quanto la Germania avrebbe risparmiato 49,4 miliardi di euro sui prezzi elettrici, mentre prendendo a riferimento Spagna e Portogallo si arriva a ben 74 miliardi di euro.
