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Germania, sì alla riforma del debito. Decisivi i Verdi: «Faremo ancora sentire la nostra voce critica»

Approvata dal Bundestag la misura voluta da Merz, venerdì lo scontato via libera definitivo da parte del Bundesrat. Il ministro uscente dell’economia Habek all’asse Cdu-Spd: «Il nuovo governo non crei nuove dipendenze energetiche e persegua invece con forza l’espansione delle rinnovabili»
 |  Green economy

Dopo lunghe giornate di trattative e un accordo siglato in extremis dall’asse Cdu-Spd con i Verdi, con 513 sì e 207 no il Bundestag ha espresso un voto storico, che consente alla Germania di derogare al tetto di indebitamento per finanziare spese militari e di difesa, come proposto da Friedrich Merz. Per il leader della Cdu, già uscito vincitore dalle recenti elezioni politiche, si tratta di un importante risultato che gli consente di compiere un ulteriore passo verso la carica di Cancelliere.  

Il testo approvato dalla camera bassa, che è scontato passerà anche l’esame del Bundesrat venerdì, prevede un’eccezione al limite del debito per tutte le spese di difesa che superano l’1% del Pil, consentendo di finanziarle attraverso l’indebitamento. Queste spese includono non solo gli investimenti per il riarmo, ma anche fondi per la protezione civile, i servizi segreti, la sicurezza informatica e gli aiuti agli Stati vittime di aggressioni, come è il caso dell’Ucraina. Il testo approvato prevede inoltre la creazione di un fondo speciale per le infrastrutture di 500 miliardi di euro, che saranno impiegati per migliorare ferrovie, strade e ponti, nonché per costruire nuove scuole e ospedali, aggiungendosi ai progetti già inclusi nel bilancio. Come da richiesta dei Verdi, e tassello finale che ha consentito di chiudere l’accordo, 100 miliardi del fondo saranno destinati a sostenere le misure per la tutela dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici.

È stato proprio il voto dei Verdi a consentire all’asse Cdu-Spd, che dovrà guidare il prossimo governo tedesco, di incassare al Bundestag la maggioranza qualificata necessaria per modificare la legislazione sul debito. I Grünen hanno però già annunciato che non faranno sconti all’esecutivo nella prossima legislatura, dai banchi dell'opposizione. «Noi Verdi abbiamo ottenuto in dure trattative che siano effettuati ulteriori investimenti in infrastrutture, protezione del clima e sicurezza. Ora spetta al futuro governo dell'Unione e dell’Spd continuare questo corso. Li accompagneremo criticamente e spingeremo per le necessarie riforme strutturali», è il messaggio lanciato al Cancelliere in pectore Merz. «Ovviamente, il clima e la protezione della natura non giocano alcun ruolo nell’Unione e nell’Spd, qualsiasi progresso ecologico dovrà essere imposto dall’opposizione», sottolinea il parlamentare verde Felix Banaszak. E considerando che il governo nel prossimo Parlamento è sostenuto da una Grande coalizione Cdu-Spd che è tale più nel nome che nella sostanza, perché sono tutt’altro che pochi i seggi del partito di estrema destra Afd, quelli di Grünen, dei parlamentari di sinistra della Linke e delle altre forze contrarie a Merz, è fin d’ora chiaro che nella prossima legislatura tedesca ogni voto conterà. 

Un banco di prova importante saranno le prime decisioni che il nuovo esecutivo dovrà prendere riguardo al tema energia. Non a caso proprio nelle stesse ore in cui il presidente della Spd Lars Klingbeil parla di «decisione storica» riguardo al voto sulla riforma del debito, ai commenti positivi che pure giungono da associazioni ambientaliste come il Wwf Germania («il fondo speciale racchiude un grande potenziale per la protezione del clima in Germania») e da associazioni del settore rinnovabili come Bee («un forte segnale della capacità politica della Germania di agire») si sono affiancati degli altolà a uso e consumo di Merz e alleati. Il ministro dell’economia uscente, il verde Robert HabecK, ha avvertito che il prossimo governo non deve creare nuove dipendenze energetiche e deve invece perseguire con forza l’espansione delle energie rinnovabili. «Le dipendenze da combustibili fossili, oltre agli effetti negativi sul clima, sono anche un rischio per la sicurezza della Germania e dell’Europa», ha dichiarato Habeck in vista di una riunione dei ministri dell’energia dell’Ue a Bruxelles. E questo, ha sottolineato, vale sia per le importazioni di combustibili fossili dalla Russia sia per quelle dagli Stati Uniti, dove la nuova amministrazione guidata dal presidente Donald Trump ha assunto una posizione aggressiva nei confronti della politica commerciale con l’Europa e altri partner e ha anche segnalato la sua apertura a legami più stretti con la Russia, nonostante la guerra in corso contro l'Ucraina. «Guardando a ciò che stanno facendo gli Stati Uniti e la Russia, sarebbe sbagliato sostituire una dipendenza con un’altra», ha ammonito il ministro uscente. L’Europa ha aumentato le importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl) dagli Stati Uniti dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022. «L’espansione delle fonti di energia rinnovabili è la risposta per diventare indipendenti da governi che non hanno buone intenzioni nei confronti dell’Europa e della Germania», è la sua conclusione.

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.