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La fornitura è arrivata a costare 48 €/MWh

Quest’inverno bollette del gas più care che mai: +20% rispetto al 2022 e +68% dal periodo pre-Covid

Lo studio realizzato da Ecco: per mantenere confortevole una casa di circa 100 metri quadri si dovranno pagare 23 euro al giorno, rispetto ai 22 del 2022-2023 e ai 14 pre-pandemia: «Cancellare le politiche per l’efficienza energetica senza offrire alternative espone le famiglie a costi insostenibili»
 |  Green economy

Dopo il leggero calo registrato lo scorso settembre, i prezzi del gas sono tornati a salire sia a ottobre che a novembre per via delle tensioni che si stanno verificando sul mercato del gas, con l’interruzione delle forniture di Gazprom all’Austria e il tentativo statunitense di inasprire le sanzioni contro la Russia. E così il gas in questi primi giorni di dicembre è arrivato a costare 48 €/MWh. Cosa vuol dire? Primo: che l’inverno che sta per iniziare sarà il più caro di sempre per le famiglie italiane, tant’è vero che le previsioni per la bolletta del gas per la stagione invernale 2024-2025 mostrano costi significativamente superiori al periodo della crisi dei prezzi del gas (2022-2023) innescata dall’invasione dell’Ucraina decisa da Putin. Secondo, giusto per dare un’idea concreta di cosa significhi: per un’abitazione di 70 mq in classe energetica G, ad esempio nel comune di Milano, il costo sarà maggiore del 20% rispetto al periodo di crisi e del 68% rispetto al periodo pre-Covid. Detta ancora più concretamente: in un’abitazione di 110 mq, nelle giornate più fredde di quest’inverno, per mantenere una casa confortevole si dovranno pagare circa 23 euro al giorno, rispetto ai 22 euro del 2022-2023 e ai 14 euro precrisi.

A fare questi calcoli è il think tank italiano per il clima Ecco, che ha appena realizzato uno studio in cui vengono evidenziate una serie di anomalie che si stanno verificando in queste settimane, alcune previsioni sui mesi a venire e anche un insieme di opportunità derivanti dalle misure atte ad accelerare l’efficientamento energetico degli edifici e la transizione energetica. 

Partiamo dalle anomalie. L’indagine sottolinea che l’aumento fino a 48 €/MWh è principalmente dovuto all’instabilità geopolitica nei Paesi fornitori, ma questo nonostante gli stoccaggi nel nostro Paese siano pieni e i gasdotti per l’importazione del combustibile siano stati utilizzati per meno della metà della loro capacità negli ultimi dodici mesi. Non solo. Si legge nel documento di analisi: «Nonostante gli stoccaggi siano pieni e i gasdotti di importazione siano stati utilizzati soltanto al 42% della loro capacità nominale negli ultimi dodici mesi (76% per i rigassificatori), non vi sono misure di sostegno per calmierare il prezzo finale. Prezzi che, durante la crisi di due anni fa, hanno generato una spesa di 92 miliardi di euro per famiglie e imprese. Nonostante tale evidenza, non vi sono azioni legislative di supporto ai risparmi che avevano aiutato i consumatori, soprattutto negli edifici con sistemi di riscaldamento centralizzato, a ridurre i consumi nell’inverno 2022-2023. Inoltre, il parco abitativo italiano è tra i più inefficienti d’Europa, con una prevalenza delle abitazioni nelle classi energetiche peggiori e le temperature di quest’inverno sono, almeno fino a oggi, più rigide rispetto a due anni fa».

Costo del gas più alto, inverno più rigido: questo determina la spesa più salata di sempre per le famiglie italiane. Ecco ha fatto dei calcoli su tre abitazioni tipo di 38, 70 e 110 metri quadrati, in tre città italiane: Milano, Roma e Palermo. Nel capoluogo lombardo, per dire, per riscaldare, cucinare e produrre acqua calda in un’abitazione di 70 mq con classe energetica G, una famiglia spenderà, nel periodo tra novembre 2024 e marzo 2025, circa 1403 euro: 232 euro (il 20%) in più rispetto al periodo di crisi (2022-23) e 571 euro (il 68%) in più rispetto al periodo pre-Covid (2019-20). Se la casa è di 110 mq, la spesa salirà a 2143 euro (+382 euro rispetto all’inverno 2022-2023 e circa 1000 euro rispetto al periodo pre-Covid), mentre un’abitazione di 38 mq comporterà una spesa di 788 euro (+108 euro rispetto all’inverno 2022-2023 e circa 300 euro rispetto al periodo pre-Covid).

Cifre simili interessano anche il centro e il sud: nella capitale l’aumento arriva quasi a 430 euro per una casa di 70 mq rispetto all’inverno 2022-2023. Sono 635 euro in più rispetto al periodo precrisi.

A Palermo l’incremento sarà più lieve e varierà tra 50 e 210 euro rispetto all’inverno della crisi 2022-2023. Si alzerà fino a 420 euro nel caso di abitazione di 110 mq rispetto al periodo precrisi.

C’è però un’ulteriore parte dello studio realizzato da Ecco che va sottolineata, quella cioè che fa il raffronto tra queste situazioni e quelle di abitazioni in fascia di efficienza più alta. «Una casa in Classe A – secondo i calcoli effettuati da Ecco – pagherà una bolletta del 60-65% inferiore a una Classe G. Nei diversi casi elaborati questo si traduce in un risparmio che può raggiungere fino a 1400 euro l’anno». Spiegano i ricercatori del think tank: «L’efficienza energetica rappresenta quindi l’unico strumento in grado di garantire sicurezza e risparmio alle famiglie e dovrebbe essere supportata da una visione d’insieme che armonizzi incentivi, fiscalità energetica, tassazione dei prodotti energetici, ponendo al centro la sicurezza energetica delle abitazioni, gli obiettivi climatici e la sostenibilità finanziaria a lungo termine». 

Per questo le anomalie di cui si diceva sopra sono tanto più pesanti, anche perché azioni legislative di supporto al pagamento delle bollette in passato ci sono state, ma senza andare nella direzione giusta. Quella a favore della transizione. Basti pensare ai Sussidi ambientalmente dannosi (Sad) arrivati a toccare quota 78,7 miliardi di euro: la quota parte dei "sussidi emergenziali" pari 33 mld di euro nel 2023 «se investiti per solo un quarto in rinnovabili – secondo i calcoli effettuati da Legambiente – avrebbero portato a circa 13,3 GW di nuova potenza installata e una produzione di 30 TWh di energia pulita; pari al fabbisogno di 12 milioni di famiglie e la metà del fabbisogno elettrico domestico italiano, con un risparmio annuo di 4 miliardi di metri cubi di gas». Oppure, si può fare riferimento a quanto ci è costato tenere il freno a mano tirato sulle rinnovabili (74 miliardi in quattro anni). Oppure, limitando la memoria a quanto emerso ieri grazie all’Unem, basterebbe ricordare che in un anno l’import di fonti fossili ci è costato oltre 48 miliardi di euro, dei quali 21,2 per pagare il petrolio e 20,6 per il gas.

Si legge nello studio realizzato da Ecco che «cancellare le politiche per l’efficienza senza offrire alternative espone le famiglie a costi energetici insostenibili senza possibilità di attuare investimenti che assicurino l’uscita dal problema». Anche senza contare tutti i vantaggi derivanti da un’efficace transizione energetica, dall’analisi di Ecco emerge che «impiegare risorse pubbliche per aiutare le famiglie a rendere efficiente la propria abitazione produce benefici significativi su occupazione e crescita economica: tra il 2021 e il 2022 il valore della produzione delle ristrutturazioni profonde è cresciuto del 19,6% e l’occupazione del 3,8%». Un’ultima considerazione, ad uso e consumo di governo e Parlamento: «L’efficienza energetica va a vantaggio di famiglie e imprese, favorisce l’uscita dal gas e lotta al cambiamento climatico e permette una riduzione dell’inquinamento urbano, mentre l’inazione porta a maggiori costi sociali nel futuro per mitigazione e adattamento, mancata competitività dei settori industriali nei mercati globali, costi dell’energia più alti per famiglie e imprese e progressivamente insostenibilità della finanza pubblica».

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Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.