Automotive in crisi? Il Governo Meloni risponde tagliando l’80% del fondo in legge di Bilancio
La nuova legge di Bilancio che il Governo Meloni sta approntando continua a stringere i lacci della borsa, riducendo gli investimenti, con buona pace alle feroci critiche sull’austerity gridate ai tempi dell’opposizione. Ieri è arrivata come un fulmine a ciel sereno la notizia di un taglio per l’80% al Fondo automotive, inaugurato nel 2022 dal Governo Draghi per sostenere il presente della filiera e per contribuire a spianare la strada alla transizione ecologica del settore.
Il Governo ha infatti deciso di sottrarvi risorse per 4,6 miliardi l’anno, tra lo sconcerto della filiera industriale della mobilità elettrica e soprattutto dei sindacati, che il 18 ottobre scorso hanno portato 20mila persone in piazza con uno sciopero generale.
«Questa mobilitazione, anziché trovare ascolto e una risposta positiva – sottolineano adesso le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm – è stata seguita da un provvedimento che va nella direzione opposta a quella auspicata, mettendo a rischio il futuro di migliaia di famiglie e la sopravvivenza di una filiera strategica per il Paese. Come segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm, chiediamo che i 5,8 miliardi di euro del fondo dell’auto vengano non solo ripristinati, ma anche incrementati, in linea con le necessità attuali e con quanto si dovrà ottenere anche a livello europeo, per sostenere una giusta transizione ecologica e occupazionale. Per questo, ribadiamo l’urgenza di una convocazione ufficiale da parte della Presidenza del Consiglio».
Grande stupore per la decisione del Governo si registra anche in seno a Motus-e, l’associazione di rappresentanza per la filiera della mobilità elettrica italiana, secondo la quale «la decurtazione, che alimenterebbe ulteriormente un clima di incertezza sulla visione industriale del Paese. La filiera dell’auto rappresenta un elemento fondamentale dell’economia italiana e stupisce che dopo la meritoria attenzione prestata al settore dall’esecutivo possa arrivare ora una decisione di questo tipo, le cui conseguenze sarebbero gravissime per l’occupazione e per le prospettive dell’industria nazionale, che necessita del pieno supporto delle Istituzioni per poter innovare e affrontare con fiducia le sfide del futuro. Comprendiamo e condividiamo lo sconcerto manifestato in modo trasversale nella filiera e auspichiamo che si attivino immediatamente tutte le interlocuzioni del caso per fermare questa distrazione di fondi indispensabili per proteggere lavoratori, industria e consumatori, e che anzi si apra un dialogo costruttivo e aperto per mettere a terra quanto più velocemente possibile le risorse per il settore».
Ma l’esecutivo sembra volere tutto tranne un “dialogo costruttivo”. L’automotive è in crisi adesso, ma il Governo Meloni addossa la colpa alla transizione ecologica che imporrà – dal 2035 – lo stop europeo all’immatricolazione di nuove auto e furgoni alimentate a combustibili fossili, chiedendo di rimandare la scadenza; una richiesta, che è utile sottolineare, non viene condivisa dai sindacati né da buona parte degli industriali europei dell’auto. Per affrontare il problema servirebbero risorse e soprattutto politiche industriali, ma il Governo sta invece tirando i remi in barca, tagliando anche i fondi rimasti all’automotive.